Tempio, l’attacco velato di Biancareddu: «Manca il confronto con la gente»
Nel mirino la giunta Addis. Ma poi l’ex sindaco smorza i torni
Tempio Che la politica viva un momento di difficoltà non è una novità. Ed è proprio di questo che ha parlato Andrea Biancareddu, ex sindaco di Tempio e già assessore regionale: parole, le sue, che – considerato il riferimento alla realtà tempiese – sono suonate a molti come un attacco all'attuale amministrazione guidata da Gianni Addis, suo ex vice nel mandato 2015-2020. Biancareddu, però, modera le impressioni del pubblico che lo ha ascoltato venerdì scorso al congresso di fondazione del circolo di Fratelli d’Italia, intitolato a Mario Carta, morto nel 2008 a soli 21 anni per il crollo di un muro di cinta dell’ex Caserma Fadda e con una già promettente carriera politica e con incarichi di rilievo in Alleanza Nazionale.
Prendendo la parola a conclusione dell’evento, Biancareddu (invitato personalmente dalla presidente del circolo Alessandra Amic) l’attacco alla giunta guidata da Addis, anche se velato, lo ha comunque fatto. Ha aperto il suo intervento ringraziando la dirigenza del circolo e porgendo i suoi saluti a Franca Careddu e Manlio Carta, genitori di Mario, ma presto si è compreso che il suo intervento sarebbe stato anche politico, nel momento in cui ha lamentato l’assenza di spazi per il confronto: «Ormai da dieci anni ci sono solo gli eletti da una parte e il popolo dall’altra. È per questo che il popolo non partecipa, si chiama solo per le elezioni. Noi abbiamo un articolo della Costituzione – ha proseguito Biancareddu – che dice che “la sovranità appartiene al popolo”, ma quando la esercita? A Tempio l’unica volta è stata quando si è chiesto un parere sull’antenna nel rione di Mantelli, per il resto non si convoca mai la popolazione. Invece, sarebbe importante il confronto con convegni e incontri».
Poi Biancareddu smorza i toni: «Il mio era un intervento in generale: la politica da anni va in questa direzione e Tempio purtroppo non è esente dal contesto generale. Mancano i circoli, le associazioni politiche e culturali, luoghi dove andare a fare una partita a biliardino o a carte e incontrare nel frattempo un rappresentante politico per parlare dei problemi. In questo gli eletti hanno più colpa: non può essere sempre il popolo a chiedere di essere ascoltato, ma anche l'eletto che si deve mettere in ascolto, chiedere il confronto».