La Nuova Sardegna

Olbia

La storia

Il piccolo scalo, il grande volo: l’Aga Khan e il decollo di Olbia

di Dario Budroni
Olbia gli schermi dell'aeroporto Costa Smeralda con il volto del principe Karim Aga Khan
Olbia gli schermi dell'aeroporto Costa Smeralda con il volto del principe Karim Aga Khan

Il Principe 62 anni fa fondò una compagnia su una pista in terra battuta: È stato lui a porre le basi per creare un aeroporto da 4 milioni di passeggeri

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Olbia La storia inizia con un rumoroso bimotore che decolla da una piccola pista in terra battuta. E termina 61 anni più tardi con un volto sorridente che compare nella hall di un aeroporto che punta a superare i 4 milioni di passeggeri in un anno. In mezzo c’è una lunga avventura fatta di idee, investimenti e migliaia di lavoratori in divisa, ma anche di dolorosi e improvvisi titoli di coda. L’aeroporto di Olbia si chiama Costa Smeralda per un motivo: fu Karim Aga Khan a volerlo. Questa era la base della sua compagnia aerea e questo è l’aeroporto nato per portare i turisti in Sardegna e spezzare così l’isolamento della Gallura. L’aeronautica applicata alla sua visione: una destinazione turistica di eccellenza e attorno una galassia di imprese, strutture e attività pensate per rendere sostenibile e autosufficiente la Costa Smeralda.

Il primo scalo Tutto nacque in aperta campagna. L’Aga Khan fondò la compagnia Alisarda nel 1963, ma il primo volo risale al 9 giugno del 1964. L’attuale scalo ancora non esisteva. Si puntò dunque su una vecchia struttura già utilizzata negli anni della guerra: l’aeroporto di Venafiorita. La pista non era stata ancora asfaltata quando decollavano e atterravano i primi aerotaxi. Nel primo anno vennero trasportate 186 persone. Poi furono realizzate alcune strutture: un hangar e due edifici adibiti in particolare a uffici. Nel 1974 venne inaugurato il nuovo aeroporto, il Costa Smeralda, e così il piccolo scalo di Venafiorita, dove sbarcarono Beatles, teste coronate e uomini d’affari, fu pian piano abbandonato. Ma è ancora tutto lì: semidistrutto, ma in qualche modo in piedi. Gli uffici sono devastati e coperti di guano, mentre l’hangar è diventato una voliera per piccioni. Un luogo abbandonato che nel 2018 stregò George Clooney, che qui decise di girare la serie tv Catch-22.

Il nuovo aeroporto Fu costruito tra il 1969 e il 1974. Molto più grande e quindi moderno. Nei primi anni Duemila – sotto la gestione della Geasar, nata all’interno dell’universo dell’Aga Khan – l’aeroporto Costa Smeralda fu praticamente raddoppiato, mentre nel 2009 è stata inaugurata la nuova Aviazione generale, dove atterrano i jet delle persone più ricchi del mondo. Oggi il Costa Smeralda è uno degli aeroporti più importanti d’Europa, soprattutto d’estate. L’obiettivo, per il 2025, è quello di sfondare quota 4 milioni di passeggeri. Lo scalo è restato nelle mani dell’Aga Khan fino a pochi anni fa, quando la maggioranza azionaria è passata al fondo F2i. Tra gli obiettivi futuri c’è un ulteriore ampliamento del terminal, per far fronte al crescente numero dei passeggeri.

La compagnia Ma il grande (e tormentato) amore del fondatore della Costa Smeralda è stata la sua compagnia aerea. La seconda in Italia. Alisarda nacque nel 1963, mentre nel 1991 cambiò il nome in Meridiana. Il suo polo manutentivo era uno dei più all’avanguardia in assoluto. Una storia di successi che cominciò a mostrare le prime crepe negli anni Duemila, tra crisi del trasporto aereo e strategie manageriali piuttosto contestate. Più volte l’Aga Khan fu costretto alla ricapitalizzazione. Ma piovvero licenziamenti, cassa integrazione e proteste – anche eclatanti – dei lavoratori. Nel 2018 arrivarono i capitali di Qatar Airways e Meridiana cambiò il nome in Air Italy. Niente da fare: nel 2020 la compagnia finì in liquidazione e tutti i dipendenti furono mandati a casa. Almeno dal punto di vista dei simboli, oggi di Alisarda resta poco. Il primo aereo della compagnia, un otto posti Beechraft C-45, è esposto come una reliquia nell’area dei check-in. Ma in questi giorni il volto dell’Aga Khan è tornato comunque a sorridere sugli schermi dell’aeroporto. È il saluto dei lavoratori dello scalo: «Rendiamo omaggio a un grande uomo capace di guardare oltre il suo tempo».

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