Dalla Sardegna al Colorado: ecco Daniele Marras, genio della biomeccanica
Il giovane tempiese vive negli Stati Uniti: suo un recente studio sperimentale sulle protesi al ginocchio
Tempio Ha 33 anni e da quattro anni vive negli Stati Uniti. Si chiama Daniele Marras, è tempiese e il suo profilo corrisponde a quello del classico cervello in fuga. Lui, però, non si sente un transfuga, perché a guidarlo in questo progetto di vita, che unisce passione e professione, è la vocazione per la ricerca scientifica. La stessa che i suoi professori dell’Università di Denver gli hanno subito riconosciuto.
In particolare, Peter Laz e Chadd Clary, i due luminari che, colpiti dal curriculum di Daniele, gli hanno offerto una posizione di dottorando in Biomeccanica. Era l’agosto del 2021, e d’allora il trentatreenne tempiese di strada ne ha fatta ancora tanta. È stato lui, ad esempio, ad avere rappresentato nei giorni scorsi la sua Università a Phoenix, in Arizona, nei panni di relatore della conferenza Orthopaedic Research Society.
Il ricercatore tempiese ha presentato uno studio sperimentale sui pazienti con protesi al ginocchio. «Nel mio studio ho dimostrato che fattori biomeccanici come un Q-angle aumentato, una rotazione esterna della tibia e una rotula posizionata più in alto possono causare uno spostamento anomalo della rotula verso l’esterno, soprattutto a ginocchio esteso. Questo mal allineamento può aumentare il rischio di dolore, instabilità e complicanze dopo l’intervento. La ricerca evidenzia, quindi, l’importanza, per i chirurghi, di valutare attentamente questi fattori prima di impiantare una protesi di questo tipo, per ridurre il rischio di problemi rotulei e migliorare il risultato per il paziente»
Ex studente del liceo scientifico di Tempio, Daniele ha prima conseguito la laurea triennale in Ingegneria Biomedica a Cagliari e poi, nel 2019, la magistrale a Bologna, sempre in Biomedica, ma con una maggiore focalizzazione sulla Biomeccanica. Il suo relatore e supervisore a Bologna è stato Luca Cristofolini, un vero e proprio guru della Biomeccanica applicata allo studio dell’arto inferiore. «Dopo la laurea il mio professore mi ha tenuto a Bologna come ricercatore e insieme abbiamo collaborato in diversi studi. Mi sono sempre appassionato agli studi sperimentali che prevedevano l’utilizzo di cadaveri per caratterizzare tecniche di osteosintesi per omero e radio. Con questi studi ho collaborato con chirurghi dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, eccellenze nel campo dell’ortopedia a livello europeo».
L'esperienza scientifica ha arricchito il curriculum e consentito il "salto" negli States. «Vivo a Denver da quattro anni insieme a mia moglie, Ornella Dettori, tempiese anche lei, che ora lavora come guida ed educatrice al Molly Brown House Museum, casa-museo in cui ha vissuto Margaret Brown, una delle sopravvissute al disastro del Titanic».
Vivere in Colorado non è proprio come vivere a New York o in California, e Daniele lo sa bene. «Qui, in Colorado, gli inverni sono spesso qualcosa di cui faresti a meno, dato che si raggiungono anche temperature di -20 Celsius, ma alla lunga ci si abitua. Qui, in America, tutto sembra più recente, costruito per la praticità, e a volte può sembrare che manchi quell’anima che solo il tempo sa dare ai nostri luoghi. Ma l’America offre qualcosa che da noi non esiste: una natura sconfinata e spettacolare che lascia davvero senza parole».
Quando possono, Daniele e Ornella viaggiano per l'America, ma la priorità rimangono lo studio e il lavoro. «In questi quattro anni di vita americana ho avuto l'opportunità di collaborare con diverse aziende leader nel settore ortopedico. L'obiettivo principale di questa collaborazione è stato quello di studiare e caratterizzare il comportamento meccanico e funzionale di specifici impianti protesici per il ginocchio, utilizzati in pazienti sottoposti a intervento di sostituzione articolare. Il mio lavoro si è concentrato su diversi aspetti fondamentali che incidono direttamente sulla riuscita dell'intervento chirurgico e sulla qualità di vita del paziente nel periodo post-operatorio».