Condannato all’ergastolo per omicidio, chiesti i domiciliari: «Sta molto male»
L’uomo è in carcere dal 2007 per aver ucciso uno stalliere a Padru
Padru Dal 25 maggio 2007 Sergio Pau, 63 anni, si trova rinchiuso nel carcere di Bancali perché condannato in via definitiva alla pena dell’ergastolo dalla Corte d’assise di Sassari per l’omicidio dello stalliere romeno, Danut Milea, avvenuto a Padru. Ma le condizioni di salute del detenuto ora sono drammatiche, fa sapere il suo difensore, l’avvocato Abele Cherchi, che ha presentato un’istanza al magistrato di sorveglianza di Sassari e al tribunale di sorveglianza di Sassari per chiedere che venga applicata la detenzione domiciliare.
«Le sue condizioni di salute sono assolutamente incompatibili con la detenzione in carcere», spiega il difensore. E sono gravemente peggiorate in seguito al delicato intervento al cuore al quale è stato sottoposto recentemente dai medici dell’ospedale civile di Sassari e dal quale non è riuscito a riprendersi. «Attualmente non è neppure in grado di alzarsi autonomamente dal letto ed è obbligato a rimanere 24 ore su 24 coricato all’interno della sua cella e ad assumere, ormai da anni e tutti i giorni, un numero altissimo di farmaci salvavita».
Nel 2011 la Corte d’assise d’appello aveva confermato la condanna inflitta nel 2010 dall’Assise a Sergio Pau, imputato del delitto di Danut Milea insieme ad altre due persone.
La sera del 22 aprile del 2007 lo stalliere romeno venne prelevato da un commando armato nella casupola dove dormiva, nell’agriturismo “Il cavallino” e trasportato nelle campagne del paese dove venne ucciso con due colpi di fucile. Mentre i coimputati avevano chiesto di essere processati con il rito abbreviato, garantendosi così uno sconto di pena, Sergio Pau aveva affrontato il processo ordinario. Per lui la pena era stata la più severa prevista dall’ordinamento: l’ergastolo. Da allora è rinchiuso in carcere. Ma le sue condizioni di salute, già precarie prima dell’intervento al cuore, sono ultimamente precipitate e il protrarsi della detenzione porterebbe alla morte, rimarca il difensore. Da qui, la richiesta al magistrato e al tribunale di sorveglianza affinché possa andare ai domiciliari. (t.s.)