Uccise il padre, il consulente: «Fresi è intossicato dalle droghe»
L’omicidio dell’orafo di Arzachena, la difesa vuole chiedere l’infermità mentale. Scontro in aula sulle perizie
Arzachena «I sintomi manifestati da Michele Fresi sono compatibili col disturbo borderline di personalità, ma occorre che la valutazione sia fatta da un collegio peritale». A parlare dello stato di salute mentale del 27enne di Arzachena accusato di aver colpito e ucciso con una mazza in legno suo padre Giovanni, è stato il consulente della difesa Luca Pisano, psicologo e psicoterapeuta. Rispondendo alle domande del difensore di Michele Fresi, l’avvocato Pierfranco Tirotto, il consulente ha parlato di “malattie del cervello” e di cronica intossicazione”, dovuta all’uso smodato di droghe, che il giovane ha cominciato ad assumere fin dall’età di 16 anni, tra cui, negli ultimi anni, anche allucinogeni, come Lsd.
Per il consulente di parte è però necessario che sia un collegio di specialisti a fare una valutazione più precisa sullo stato in cui versa l’imputato. Fin dall’apertura del processo, l’avvocato Tirotto aveva chiesto che il giovane venisse sottoposto a perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio. Le conclusioni del consulente della difesa sono state fortemente contrastate dall’avvocato di parte civile Massimo Schirò, che ha incalzato con numerose domande il professionista. Per la consulente di parte civile, la psichiatra Veronica Dessì, già sentita in una delle scorse udienze, Michele Fresi è invece assolutamente in grado di intendere e di volere e non ha nessuna malattia psichiatrica. Il 25 marzo, tra gli altri testimoni, sarà sentita la madre del 27enne.