La Nuova Sardegna

Olbia

L’economia del golfo

Olbia, i danni delle alte temperature: «Meno cozze e prezzi in aumento»

di Dario Budroni
Olbia, i danni delle alte temperature: «Meno cozze e prezzi in aumento»

Il settore dopo la moria del novellame: «Ma la qualità resta alta»

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Olbia Il mondo che gira attorno a filari e stabulari attende la nuova stagione con l’ottimismo di sempre. Si spera che il mare dia buone soddisfazioni, insomma. E soprattutto che le cose vadano decisamente meglio rispetto al 2024, quando le alte temperature dell’acqua, nel golfo di Olbia così come nel resto del Mediterraneo, hanno causato una moria di cozze dalle dimensioni devastanti. La scorsa estate i mitilicoltori olbiesi, infatti, si sono trovati costretti a rinunciare a una importante fetta della loro produzione. Si parla di una perdita di circa 10mila quintali. Ma non solo. Le alte temperature hanno causato anche la perdita del novellame. Di conseguenza, nel corso del 2025, nelle acque del golfo olbiese cresceranno meno cozze rispetto al passato. Un segno meno che i mitilicoltori contano di colmare con un inevitabile aumento dei prezzi, che potrebbe toccare punte anche del 50 per cento. Nel frattempo le coop sono in attesa degli indennizzi che, quasi come da tradizione, tardano ad arrivare.

Prezzi più alti. «Non stiamo parlando di beni di prima necessità, come il latte o il pane – commenta Raffaele Bigi, presidente del Consorzio dei molluschicoltori olbiesi –. Faccio un esempio: se prima un chilo di cozze costava 4 euro, ora potrebbe superare i 5. Un incremento che non peserà troppo sulle tasche dei consumatori ma che permetterà a noi produttori di recuperare ciò che perderemo a causa della moria del novellame. Con i numeri attuali, e con la stagione che entrerà nel vivo tra maggio e giugno, a luglio potremmo ritrovarci senza più cozze. Così cercheremo di spalmare la produzione per coprire l’intera stagione. In ogni caso, se la quantità sarà inferiore, la qualità delle nostre cozze sarà come sempre ottima».

La moria. Sono state soprattutto le altissime temperature registrate nel mese di agosto a danneggiare il settore. «È una situazione che ha riguardato tutto il Mediterraneo – spiega Raffaele Bigi –. Non solo l’Italia, dunque, ma anche la Croazia e la Grecia. Sempre per quanto riguarda il Mediterraneo, si stima una perdita del 50 per cento del prodotto. Una calamità naturale che ha causato anche la perdita del novellame. In ogni caso, la prossima estate riusciremo a resistere al meglio all’eventuale aumento delle temperature. Le aree esterne nella zona del Lido del Sole sono state infatti predisposte: gli impianti sono stati terminati e lì, dove la corrente è maggiore e il fondale è più alto, porteremo tutta la nostra produzione».

Comparto solo. Il Consorzio dei molluschicoltori, che raggruppa sedici cooperative, si è naturalmente rivolto alle istituzioni per la richiesta degli indennizzi dopo la moria di agosto. «Purtroppo, però, dobbiamo lamentare la solita inerzia – prosegue Bigi –. A causa della burocrazia, soprattutto da parte dell’assessorato regionale all’Agricoltura e di Argea, ancora siamo in attesa degli indennizzi relativi alla moria del 2022». Un comparto, quello della mitilicoltura, attivo nel golfo cittadino dai primissimi anni Venti, che non godrebbe neanche del giusto supporto da parte del Comune. «Devo dire, purtroppo, che l’amministrazione comunale è inesistente per quanto riguarda le problematiche del nostro settore – dice Bigi –. E in alcuni casi anche poco collaborativa. Mi riferisco per esempio al discorso delle concessioni demaniali: l’ente in cui troviamo maggiore ostracismo è proprio il Comune. Come se nel golfo noi fossimo di troppo. Ricordiamo, invece, che la nostra tradizione prosegue da oltre un secolo e che siamo una delle attività più importanti della città. In maniera diretta muoviamo 400-500 lavoratori. Indirettamente, invece, diverse decine di migliaia di persone. È una critica che arriva in modo garbato ed educato, ma che non possiamo certo non fare. Abbiamo bisogno di più supporto nella nostra città».

Le ostriche. E se il settore delle cozze deve fare i conti con non poche problematiche, per il mondo delle ostriche il discorso è diverso. «Il prodotto è sempre più apprezzato – sottolinea Bigi – e le richieste del mercato sono in aumento. Di conseguenza adesso sono sette le cooperative che si dedicano anche all’ostricoltura, mentre all’inizio erano quattro». Invece le arselle, altro prodotto simbolo del golfo, sono praticamente scomparse già da qualche tempo per via di diversi fattori ambientali, causati anche dal prosciugamento di alcune aree per lasciare il posto alle nuove banchine. Il Consorzio dei molluschicoltori si sta comunque muovendo per dare vita a uno studio e a un progetto di ripopolamento con la collaborazione di altre realtà isolane.

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