Etnia, un concetto superato
Le frasi del ministro Lollobrigida: tanto tragiche da apparire comiche
«Nel 2023, in un periodo di profondi cambiamenti e di rivoluzioni, un ministro -una delle cariche più alte dello Stato- disse che “non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica”, al fatto che “gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro”. Lo disse perché ci credeva, e come lui migliaia di altre persone. A molti fece paura, perché la sostituzione etnica era stata l’ideologia di stragi, di massacri e di teorie contorte. Ad altri fece ribrezzo, perché era un pensiero malato, anacronistico e pericoloso. Altri ancora provarono pena, perché il mondo è umano e uguale e si arricchisce, non scolora.
Dire parole come quelle voleva dire non averlo mai abitato, e nemmeno conosciuto, e nemmeno studiato. Homo sum, humani nihil a me alienum puto. Sono un essere umano, e ciò che è umano mi appartiene. Lo scrisse Terenzio due mila anni fa. Il ministro, forse, non lo ha mai saputo».
Ma i visitatori non le leggeranno, queste parole: le sapranno già. E sorrideranno con quella smorfia amara di chi conosce e non giustifica. In quel momento finirà l’indignazione, lo scandalo, il fastidio. Tutte queste sensazioni si annulleranno, e le parole del ministro prenderanno la forma indistinta e paradossale che in realtà hanno sempre avuto.
O forse no. Forse non ci sarà nessun museo delle frasi dette. Perché sono troppe e molte si dimostrano inutili o dannose. Forse l’unico museo che serve è quello delle frasi giuste. Quelle da mettere su un muro per ricordarsi come si usano, come si dosano. Resteranno loro. Speriamo.