Un terremoto geopolitico
Chi ci guadagna da questa guerra? E perché Netanyahu avrebbe sottovalutato le informazioni su qualcosa di “terribile” in preparazione da parte di Hamas? Interrogativi sulle trattative in corso tra Tel Aviv e l’Arabia Saudita
Ogni crisi ha le sue ragioni locali, però inquieta quello che avviene negli ultimi due anni. La guerra contro l’Ucraina ha dato il via a conflitti in Africa + Medio Oriente. In quest’anno abbiamo assistito ai golpe militari nel Sahel che hanno espulso la Francia da quell’aerea. La guerra civile in Sudan, il recupero del Nagorno-Karabach da parte degli azeri con una breve guerra contro l’Armenia. Ora l’attacco di Hamas nel sud di Israele con la strage di ebrei più ampia dalla II Guerra Mondiale. Un mondo fuori dai gangheri, parafrasando Shakespeare, ma non si vede nessuno che possa porvi rimedio, con le organizzazioni internazionali bloccate dagli interessi nazionali contrapposti. Quali siano gli obiettivi palesi di Hamas con l’azione del 7 di ottobre, restano di difficile decifrazione. I 150 ostaggi serviranno come scambio con i prigionieri palestinesi tenuti da Israele. Quel target è sufficiente per una risposta di Tel Aviv prevista nelle conseguenze peggiori?
C’è sicuramente dell’altro con livelli multipli. Il primo, sconfessare e marginalizzare l’Autorità Nazionale Palestinese, espulsa da Gaza ma che governa la Cisgiordania e con essa l’Arabia Saudita e i Paesi arabi che l’appoggiano. Il secondo, l’attacco è un ennesimo capitolo della guerra infra-sunnita come il conflitto in Yemen, il terrorismo islamita in Egitto, lo scontro in Libia e in Sudan. Hamas ramo palestinese della Fratellanza Musulmana è finanziato dal Qatar. Il terzo, il più sensibile per lo status quo del Medio Oriente, il blocco delle trattative di pace tra Israele e Arabia Saudita nel quadro degli accordi di Abramo. I sauditi dicono che le trattative continuano ma Mohamad bin Salman quanto potrà resistere a una pressione popolare dopo la repressione violenta che sta avvenendo in queste ore su Gaza?
Su un panorama confuso, si fa strada, come al solito il