«La nostra sanità sarà potenziata»
di Giuseppe Centore
Domenico Gallus (Udc), consigliere regionale e sindaco di Paulilatino, propone la sua ricetta
06 luglio 2020
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ORISTANO. Al nemico, politico, che fugge, ponti d’oro. Non trasgredisce a questa massima il sindaco di Paulilatino, medico e presidente della commissione regionale Sanità Domenico Gallus, che accetta di commentare l’addio del manager Mariano Meloni solo dopo che questi ha liberato dagli effetti personali il suo ufficio in via Carducci. «A Meloni voglio fare un ringraziamento sentito perché è stato l’attore principale della gestione della sanità oristanese per molto tempo. Dal punto di vista politico non eravamo dalla stessa parte, e non l’ho certo invitato a rimanere al suo posto. Ritengo che lascia la sanità oristanese in condizioni peggiori in cui l’ha trovata. Forse non è tutta colpa sua, perché tra blocco turnover, revisione della spesa e covid ha attraversato periodi difficili. Resta il fatto che nell’ultimo anno e mezzo la sua capacità propulsiva è sparita, e non solo perché non era più sorretto dalla sua parte politica».
E chi lo sostituirà adesso?
«La dottoressa Valentina Marras (ora dirigente del servizio igiene pubblica, ndr) è colei che ha più titoli in assoluto visto che è l’unica della provincia che fa parte del famoso elenco nazionale dei direttori generali. Mi auguro che venga scelta. Subito».
Centosessantamila abitanti, 88 comuni, tre distretti, altrettanti ospedali pubblici e uno accreditato. La sanità oristanese è la cenerentola rispetto agli altri poli dell’isola. Come invertire la tendenza?
«È l’intera sanità sarda a essere messa in ginocchio. L’emergenza Covid ha fatto il resto. Serve una terapia d’urto per la medicina territoriale e ospedaliera. I poliambulatori vanno tenuti aperti tutti i giorni così come la radiodiagnostica nei nostri ospedali».
Carenze di personale impressionanti in tutti i reparti, in tutti i settori, in tutte le aree. I sindacati ritengono a rischio l’attività ordinaria.
«Dobbiamo subito potenziare il personale medico: la giunta regionale ha aumentato le borse di studio per gli specializzandi. Programmiamo un aumento costante di risorse per i territori e il personale, ma dobbiamo pensare a cosa sarà la sanità tra 20 anni. L’oristanese ha già adesso il tasso di invecchiamento dei residenti più alto dell’isola. Dobbiamo pensare a una medicina per questi utenti, per le loro esigenze. Certo, inutile avere più personale se gli strumenti non sono adeguati, e dobbiamo mettere insieme pubblico e privato. Alla Casa di Cura del Rimedio c’è una risonanza nuova che dimezza i tempi: è una struttura accreditata, sia messa al servizio di tutti, senza tetti di prestazioni».
Ben prima del Covid si registrava una fuga di pazienti da questa provincia verso gli altri centri. Come pensa che si debba invertire la tendenza?
«Per riportare gente ci vogliono certezze, di personale e di dirigenti. Non possiamo avere come adesso importanti reparti, penso a chirurgia al San Martino, senza vertici. Il prossimo direttore della Assl dovrà risolvere i problemi subito, con nuovi primari e poi con un incremento di personale là dove è carente».
L’impianto della sanità locale si ritrova nella rete ospedaliera regionale, varata dalla precedente giunta. Cosa c’è da cambiare di quei documenti?
«Il quadro della rete ospedaliera varato nella scorsa legislatura, pur essendo all’opposizione, mi convinceva. Semmai va applicato. Qui doveva esserci un ospedale forte, con Bosa e Ghilarza a fare da supporto e la clinica. Bosa doveva veder potenziato nei mesi turistici la rete di emergenza-urgenza, di ghi difendo presenza di un punto di primo intervento, presidio di civiltà, insieme a un reparto di chirurgia, da venti posti, che alleggerisca il San Martino dagli interventi con ricoveri brevi. Entro agosto il punto di primo soccorso deve essere riaperto, visto che a fine luglio i medici saranno disponibili. Il San Martino deve avere quello che è previsto dal piano: deve essere una Dea (Dipartimento di Emergenza e Accettazione, ndr) di primo livello. Se proprio dovessi chiedere una modifica, punterei di più sulla geriatria».
Adesso lei fa parte della maggioranza, incide pesantemente sulle scelte di politica sanitaria, guidando la commissione in Consiglio Regionale. Se i progetti non vanno avanti non può dare la colpa ad altri.
«Mi prendo la legislatura per invertire la tendenza e potenziare la sanità oristanese. Se non ci riesco ho fallito. Non posso neppure nascondermi dietro le ristrettezze economiche, perché sulla sanità i finanziamenti arriveranno e pure cospicui. E non penso che abbia senso restituirli e non usarli. Vanno usati tutti. E subito».
E chi lo sostituirà adesso?
«La dottoressa Valentina Marras (ora dirigente del servizio igiene pubblica, ndr) è colei che ha più titoli in assoluto visto che è l’unica della provincia che fa parte del famoso elenco nazionale dei direttori generali. Mi auguro che venga scelta. Subito».
Centosessantamila abitanti, 88 comuni, tre distretti, altrettanti ospedali pubblici e uno accreditato. La sanità oristanese è la cenerentola rispetto agli altri poli dell’isola. Come invertire la tendenza?
«È l’intera sanità sarda a essere messa in ginocchio. L’emergenza Covid ha fatto il resto. Serve una terapia d’urto per la medicina territoriale e ospedaliera. I poliambulatori vanno tenuti aperti tutti i giorni così come la radiodiagnostica nei nostri ospedali».
Carenze di personale impressionanti in tutti i reparti, in tutti i settori, in tutte le aree. I sindacati ritengono a rischio l’attività ordinaria.
«Dobbiamo subito potenziare il personale medico: la giunta regionale ha aumentato le borse di studio per gli specializzandi. Programmiamo un aumento costante di risorse per i territori e il personale, ma dobbiamo pensare a cosa sarà la sanità tra 20 anni. L’oristanese ha già adesso il tasso di invecchiamento dei residenti più alto dell’isola. Dobbiamo pensare a una medicina per questi utenti, per le loro esigenze. Certo, inutile avere più personale se gli strumenti non sono adeguati, e dobbiamo mettere insieme pubblico e privato. Alla Casa di Cura del Rimedio c’è una risonanza nuova che dimezza i tempi: è una struttura accreditata, sia messa al servizio di tutti, senza tetti di prestazioni».
Ben prima del Covid si registrava una fuga di pazienti da questa provincia verso gli altri centri. Come pensa che si debba invertire la tendenza?
«Per riportare gente ci vogliono certezze, di personale e di dirigenti. Non possiamo avere come adesso importanti reparti, penso a chirurgia al San Martino, senza vertici. Il prossimo direttore della Assl dovrà risolvere i problemi subito, con nuovi primari e poi con un incremento di personale là dove è carente».
L’impianto della sanità locale si ritrova nella rete ospedaliera regionale, varata dalla precedente giunta. Cosa c’è da cambiare di quei documenti?
«Il quadro della rete ospedaliera varato nella scorsa legislatura, pur essendo all’opposizione, mi convinceva. Semmai va applicato. Qui doveva esserci un ospedale forte, con Bosa e Ghilarza a fare da supporto e la clinica. Bosa doveva veder potenziato nei mesi turistici la rete di emergenza-urgenza, di ghi difendo presenza di un punto di primo intervento, presidio di civiltà, insieme a un reparto di chirurgia, da venti posti, che alleggerisca il San Martino dagli interventi con ricoveri brevi. Entro agosto il punto di primo soccorso deve essere riaperto, visto che a fine luglio i medici saranno disponibili. Il San Martino deve avere quello che è previsto dal piano: deve essere una Dea (Dipartimento di Emergenza e Accettazione, ndr) di primo livello. Se proprio dovessi chiedere una modifica, punterei di più sulla geriatria».
Adesso lei fa parte della maggioranza, incide pesantemente sulle scelte di politica sanitaria, guidando la commissione in Consiglio Regionale. Se i progetti non vanno avanti non può dare la colpa ad altri.
«Mi prendo la legislatura per invertire la tendenza e potenziare la sanità oristanese. Se non ci riesco ho fallito. Non posso neppure nascondermi dietro le ristrettezze economiche, perché sulla sanità i finanziamenti arriveranno e pure cospicui. E non penso che abbia senso restituirli e non usarli. Vanno usati tutti. E subito».