A S’Ena Arrubia è disastro ambientale: 100 quintali di pesci morti
La denuncia dei pescatori: «Stagno senza ossigeno perché il fondale è troppo basso. Così non possiamo andare avanti»
Arborea Una grave moria di pesci nello stagno di S’Ena Arrubia mette a rischio l’ecosistema della laguna e il futuro della Cooperativa Pescatori Sant’Andrea, presieduta dal presidente Alberto Porcu. «Siamo di fronte a un evento anomalo – afferma –. Si è verificato con temperature ancora non troppo elevate. In una superficie di 190 ettari, abbiamo perso oltre un quintale di specie ittiche». Le prime avvisaglie del disastro ambientale si sono avute già venerdì scorso. «È capitato tutto nel giro di due notti – racconta Alberto Porcu –. Noi pescatori siamo intervenuti subito quando abbiamo notato la moria degli avannotti davanti alla peschiera, dove ormeggiano le barche, e abbiamo fatto una segnalazione alla Forestale. Per esperienza personale ho allarmato subito convinto che stesse per scoppiare una moria».
I presagi Nelle successive 48 ore il disastro ambientale si è verificato (guarda il video). «Sabato mattina, arrivati allo stagno, abbiamo trovato già un po’ di pesce morto – prosegue il presidente –. Quindi domenica mattina c'è stato il primo boom, e stamattina (ieri per chi legge, ndr) la moria ha raggiunto il picco: abbiamo trovato spigole e muggini enormi ormai morti. Sono pesci che non potremo pescare e che sono ormai in stato di decomposizione». Persino le specie più resistenti e la fauna hanno risentito della situazione. «Anche il granchio blu, che è una specie abbastanza forte, esce fuori dall’acqua per sopravvivere e gli unici uccelli al momento presenti nei pressi dello stagno sono i gabbiani – dice –. Questo significa che nell’acqua non c’è ossigeno. Per noi pescatori si tratta di una perdita economica ingente».
La situazione La moria appare ancor più anomala se si considerano le pratiche virtuose adottate dai pescatori: «Rispettiamo delle norme naturali per cui a gennaio apriamo la peschiera e facciamo respirare i pesci fino a maggio. Poi richiudiamo la peschiera e iniziamo a lavorare. Solo che quest’anno, pur avendo fatto la solita operazione, c'è stata questa moria». Difficile, dunque, dare una spiegazione precisa dell’accaduto: «C’è sicuramente una recrudescenza di un’alga, che gli esperti stanno studiando e non sappiamo ancora di che alga si tratti, però bisogna evidenziare che la laguna ha bisogno di operazioni idrauliche».
Il lavoro Della Cooperativa Sant’Andrea fanno parte al momento diciotto soci e fra loro c’è timore per quanto potrebbe capitare in estate: «Cosa dobbiamo aspettarci quando le temperature saranno decisamente più alte? – si chiede Alberto Porcu –. Siamo tutti a terra, con il morale sotto i tacchi. Da due anni non possiamo pescare le vongole, che fruttavano circa 60mila euro annui, ora manca anche il pesce in peschiera. Di questo passo ci costringono a chiudere».
Le cause Fra le possibili cause della moria ci sono le criticità idrauliche. «La laguna è stata abbandonata negli ultimi cinquant’anni – denuncia il presidente della cooperativa –. Non ha batimetrie, la profondità e di appena 30-40 centimetri. Lo stesso canale, che in origine era profondo due metri e cinquanta, ora è profondo un metro e cinquanta, ci si cammina tranquillamente a piedi. In queste condizioni basta poco e si può verificare una moria come questa». Scatta dunque l’appello alle istituzioni perché intervengano con prontezza: «Una cooperativa così piccola non ha un fatturato tanto alto da potersi permettere di fare queste operazioni di pulizia. Serve un intervento urgente della Regione». Intanto gli esperti analizzeranno il responso delle analisi: «Hanno fatto i campionamenti dell’acqua, delle carcasse e di quest’alga. Ancora non abbiamo parametri chiari, ma occorre ripulire i canali, non c’è sufficiente ossigeno nell’acqua». Al danno della laguna si aggiunge anche quello dell’aria: «Il tanfo è così forte che è quasi impossibile stare vicino allo stagno. Con il vento l’hanno sentito fino a Sant’Anna».