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Il grano traina l’agricoltura dell’Oristanese, ma è allarme fenicotteri

di Michela Cuccu

	Un volo di piccioni sulle risaie di Oristano
Un volo di piccioni sulle risaie di Oristano

Il punto in Provincia di Coldiretti e Confagricoltura, le associazioni chiedono ristori per i danni alle risaie

03 luglio 2024
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Oristano Il raccolto del grano duro è ormai a buon punto e ci sono agricoltori che parlano di rese più che soddisfacenti. Nel Terralbese, ad esempio, c’è chi è riuscito a superare i 60 quintali per ettaro. Un po’ meno in Marmilla dove, la produzione si sta attestando tra i 35 e i 40 quintali. Differenza legata alla diversità dei territori che impongono ad esempio l'utilizzo di sementi differenti. La conferma dell’andamento più che positivo arriva dalle associazioni di categoria. Emanuele Spanò, direttore di Coldiretti spiega come la cerealicoltura rappresenti ancora un settore sul quale scommettere. «Produzioni così alte in un anno drammaticamente segnato dagli eventi climatici estremi, sono un dato importantissimo». Segnali di ottimismo che arrivano anche da Confagricoltura: «Mentre diversi territori della Sardegna sono alle prese con la siccità e con un conseguente calo produttivo legato anche alle straordinarie evoluzioni climatiche di questi ultimi mesi, nell’Oristanese la stagione pare assicurare una buona resa, nonostante siano necessarie ancora alcune settimane di raccolto per fare un bilancio che rappresenti al meglio l’annata primaverile ed estiva 2024», dice infatti il presidente di Confagricoltura Oristano, Tonino Sanna, che ha precisato: «Questo quadro va letto, per ovvi motivi, se le imprese agricole hanno a che fare con colture irrigue o in asciutto, dove le produzioni, soprattutto cerealicole, non sono supportate dalla risorsa idrica assicurata dalle reti dei Consorzi di Bonifica o dai pozzi». A differenza di altre aree dell’isola, qui il Consorzio di bonifica non ha sospeso e tantomeno razionato le forniture idriche a scopo irriguo. Il che garantisce anche per le altre colture una notevole sicurezza. I problemi però non mancano. Le organizzazioni di categoria segnalano infatti danni pesanti alle colture legati alla presenza massiccia di animali selvatici. In primavera, ad esempio, erano stati i risicoltori a lamentare problemi legati ai fenicotteri che “pascolavano” in cerca di piccoli crostacei per cibarsi, nelle risaie appena seminate, provocando danni e costringendo in alcuni casi a dover ripetere la semina.

Come difendersi? Le organizzazioni sollecitano maggiori ristori: «Nel caso dei fenicotteri non c’è alternativa, essendo animali protetti», dice Spanò la cui organizzazione nei giorni scorsi ha tenuto in tutti i capoluoghi sit in davanti alle prefetture proprio per sollecitare maggiore attenzione verso il problema. «I danni da fauna selvatica, dopo gli eventi climatici estremi, continuano a essere il maggior elemento di criticità contro cui devono combattere gli agricoltori sardi», conferma Tonino Sanna. «Nell’Oristanese, la devastazione nei campi arriva con cornacchie e nutrie, piccioni, tordi e cinghiali. Questi ultimi si trovano ormai in aree dove a memoria d’uomo non si sono mai visti e dove nel giro di poche stagioni si sono stabilizzati e riprodotti in gran numero. I campi di grano, le foraggere e soprattutto orticole in pieno campo vengono danneggiati pesantemente da questi animali che scavano sotto le piante, mordono i frutti, strappano i tubi dell’irrigazione, mangiano le uova e i piccoli di tanta altra selvaggina presente sul territorio: un danno irreparabile all’agricoltura, ma anche all’equilibrio della biodiversità animale che con i cinghiali scompare nel giro di pochi anni». Le produzioni di meloni e angurie sono le più esposte: «Sono il pasto preferito degli uccelli che a migliaia, non più disturbati dai dissuasori acustici, piombano sui campi. Oltre al danno c’è anche la beffa – prosegue Sanna – abbiamo provato a lasciare meloni e angurie già spaccati affinché non ci beccassero gli altri frutti. Ma le cornacchie non vogliono ciò che lasciamo noi: scelgono loro bucando e assaggiando ogni giorno un numero incalcolabile di frutti». E ora Coldiretti e Confagricoltura sollecitano «interventi di contenimento attraverso attività di depopolamento coadiuvate dalle istituzioni competenti».

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