Terralba, nello stagno di San Giovanni quintali di pesci morti
Non c'è tregua per il Consorzio dei pescatori Marceddì: dopo il blocco della pesca da parte della Asl nello stagno di Corrus'ittiri, ora il compendio è investito da una nuova calamità
Terralba Moria nello stagno di San Giovanni dove, quasi sicuramente a causa della scarsa ossigenazione, decine di quintali di pesci, di qualsiasi tipo compreso il granchio blu, da ieri giacciono sul fondale. Non c'è tregua insomma per il Consorzio di Marceddì, dopo il blocco della pesca da parte della Asl nello stagno di Corrus'ittiri, ora il compendio è investito da una nuova calamità. «Da oltre vent’anni sollecitiamo di aprire dei varchi lungo il muraglione del ponte che collega Marceddì alla Costa verde del Comune di Arbus per avere un miglioramento del riciclo delle acque – dice il presidente del Consorzio, Antonio Loi – . Oggi questo muraglione, si è trasformato in uno sbarramento totale che sta eliminando completamente l'ossigeno alla laguna, che per secoli ha sfamato migliaia di famiglie del Terralbese». Il Consorzio denuncia: «Questo disastro è la conseguenza dell’inerzia delle amministrazioni e di chi segue i lavori di manutenzione del ponte che ha dato priorità all'imbellimento e non all'importanza e la funzionalità per cui è stato creato: essere utilizzato dai pescatori e migliorare la produttività». Loi è fortemente preoccupato per le conseguenze economiche che questa situazione potrà determinare per il Consorzio: «Siamo al collasso. Chiediamo all’amministrazione comunale di Terralba maggior attenzione nei riguardi dei pescatori, che a seguito di 30 anni di mancata gestione dei canali di rifornimento delle lagune, vedono calare spaventosamente la produttività degli stagni. Non siamo contrari al miglioramento dei collegamenti viari – conclude Loi – sappiamo bene che la sistemazione del ponte darà maggior impulso al turismo. Ma lo stagno è anche altro: qui c’è il lavoro dei pescatori e il destino di decine e decine di famiglie».