La Nuova Sardegna

Oristano

Rischio ideogeologico

Bosa, i cittadini bocciano le opere di difesa idraulica: «Sono obsolete» e vanno in Regione con nuove proposte

di Alessandro Farina
Bosa, i cittadini bocciano le opere di difesa idraulica: «Sono obsolete» e vanno in Regione con nuove proposte

Il comitato Non ti Temo e l’associazione Generazione Mare, affiancati da tecnici, bocciano i progetti in programma: «Non risolveranno il problema degli allagamenti»

21 settembre 2024
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Bosa È ancora una volta gremito lo spazio del chiostro del Carmelo per l’assemblea pubblica indetta dal comitato Non ti Temo e dall’associazione Generazione Mare, che si è svolta giovedì 19 settembre. È un numero di partecipanti ben più alto rispetto al risicato pubblico presente in aula consiliare negli ultimi venti anni, a quelle riunioni di Consiglio dove, dopo decine e decine di ore di dibattito, rinvii e votazioni, e successivi ampi resoconti seguiti da più o meno marcate prese di posizione e polemiche, si discutevano e si approvavano i progetti di difesa idraulica e idrogeologica nella valle del Temo. La scossa l’ha data, mesi fa, l’ondata di notifiche relative alle procedure di esproprio in quelle aree dove, con una ventina di milioni di euro a valere ora sulla panacea dei fondi Pnrr, è prevista la costruzione di argini artificiali sulla sponda destra e sinistra del Temo, a monte del ponte in trachite. Una volta eseguite, secondo il pensiero dei comitati e delle associazioni che contano oltre 450 adesioni raccolte in una manciata di settimane, saranno opere quantomeno obsolete. E c’è addirittura chi le ritiene «foriere di potenziali ulteriori gravi pericoli per la popolazione».

Se nel primo appuntamento di due mesi fa il focus era su storiche piene e relative opere di mitigazione sul Temo, in quello fissato a un mese esatto dagli allagamenti nell’area urbana avvenuti il 19 agosto, la cartolina di precetto guarda allo stato idrografico e delle opere che permettono alle acque pluviali di scolmare sul corso d’acqua principale. Sono state due ore fitte di racconto, quelle del 19 settembre, di dati tecnici acquisiti sulla base di quanto emerso da cartine storiche, da più recenti mappe e da quanto è attualmente in funzione o è nei progetti futuri. Tra gli esempi si annoverano le verifiche dirette, l’esplorazione del cunicolo tombato del rio Codulanu fino all’unione con il braccio di S’Aladerru, eseguita dal geologo Giovanni Tilocca il 20 agosto. Un’impresa fermata solo da un groviglio di canne trascinate dalla impetuosa corrente.

A scandagliare i papiri e le carte dei monumentali progetti di difesa idraulica alla bosana è stata la consigliera comunale di minoranza e componente del comitato Non ti Temo, Cristiana Cacciapaglia. Ha aperto le danze con un dettagliato resoconto, corroborato dalla proiezioni delle fotografie scattate il 19 agosto a Bosa. Ha posto l’accento soprattutto su un passaggio formale, contenuto in una più recente relazione tecnica sullo studio della canalizzazione da prevedere tra via Pischedda e via Parpaglia: «Un passaggio, lo dicono i tecnici non noi, che ad argini e pompe di sollevamento sulle sponde del fiume privilegia, per quanto riguarda le acque collinari, una canalizzazione a gravità». La soluzione ai problemi starebbe quindi nella costituzione di un sistema da armonizzare: è quello che riguarda il fiume e il reticolo idrografico di alimentazione del Temo, che non può viaggiare su progetti separati.

A descrivere quali saranno le richieste che da Bosa approderanno in Regione il 24 settembre a Cagliari, con il Comitato che spera di trovare sponda anche nel Comune, sarà la presidente regionale di Generazione Mare, Daniela Addis. Dalla platea c’è chi racconta i danni per la perdita di oggetti e suppellettili finiti sott’acqua negli allagamenti dal 2000 a oggi, ma soprattutto c’è chi sottolinea l’assenza di serenità e la percezione di continua insicurezza per quanto si verifica, con acqua sempre più alta per le quote batimetriche da esondazione, ormai a cadenza biennale. Succede in particolare tra le vie Lamarmora, Ciusa e Azuni, le piazze Gioberti e Monumento, il corso Vittorio Emanuele e il Lungotemo De Gasperi. Le testimonianze dirette e le cronache di quattro lustri si soffermano poi anche da via Pischedda e piazza Dante, dal primo tratto di viale Alghero e dalle zone a nord e sud fra Tirassegno e Su Seggiu; e ancora nei quartieri di Santa Caterina, Terridi, piazza Santa Giusta e via Allende; per arrivare sino ad alcune zone di Bosa Marina.

La documentazione e le esperienze dirette e documentate finiranno in un fascicolo composto dai due filoni affrontati nelle due assemblee di agosto e settembre, considerati la base per la serie di precise richieste da formulare alle istituzioni, soprattutto alla Regione, in un contesto dove sull’unico fiume navigabile a regime torrentizio della Sardegna il “Piano di manutenzione idrografica e gestione dei sedimenti” giace inapplicato in un cassetto, inspiegabilmente da anni. È stata un’altra delle stoccate affondate durante l’assemblea nel chiostro del Carmelo.

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