La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Abusi su una bambina a Mogorella, condannato a trent’anni Antonino Demelas

di Enrico Carta

	Antonino Demelas esce dall'aula dopo un'udienza
Antonino Demelas esce dall'aula dopo un'udienza

È la pena massima per i casi di violenze sessuali. L’ex cuoco era stato incastrato da intercettazioni, pedinamenti e tracce biologiche raccolte durante l’indagine. Il caso è legato a doppia mandata a quello della scomparsa dell’ex compagna di Cabras, Marina Castangia, mistero ancora irrisolto

30 settembre 2024
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Mogorella Trent’anni erano stati chiesti e trent’anni sono arrivati. È la condanna che dovrà scontare Antonino Demelas, il cuoco 71enne coinvolto negli ultimi anni in una serie di torbide vicende. L’ultima è l’abuso sessuale nei confronti di una bambina di Mogorella per il quale da questa mattina, lunedì 30 settembre, smette di essere un accusato e diventa un colpevole. Lo è per i giudici del tribunale di Oristano Serena Corrias, Cristiana Argiolas e Andrea Bonetti che hanno accolto le richieste dei pubblici ministeri Andrea Chelo e Armando Mammone. Pochi mesi fa Antonino Demelas aveva subito la prima condanna a undici anni per una rapina commessa a Selargius e, in precedenza, era stato a lungo indagato per omicidio e soppressione di cadavere in seguito alla scomparsa dell’ex compagna di Cabras, Marina Castangia. Per quest’ultimo caso che lo vide salire agli onori delle cronache per la prima volta nel 2021, la procura aveva poi chiesto l’archiviazione perché non erano emerse prove sufficienti, ma è un’inchiesta che si potrebbe riaprire in qualsiasi momento qualora dovessero emergere elementi nuovi.

Quello è eventualmente un discorso futuro, il presente parla di altro ed è la condanna per la violenza sessuale commesso ai danni di una bambina, figlia di suoi compaesani. L’abuso sessuale contestato era il più grave tra quelli contemplati dal codice penale. Oltre al fatto che la vittima aveva meno di dieci anni, c’è tutta una serie di elementi che hanno fatto scattare ogni aggravante possibile, nonostante la difesa, nella scorsa udienza avesse provato ad allontanare da Antonino Demelas ogni sospetto, portando in aula testimoni e chiedendo una perizia medica che sarebbe dovuta servire per dimostrare che l’imputato non potesse avere rapporti sessuali e quindi non potesse aver violentato la bambina. La richiesta di perizia era stata però respinta, anche perché qualche anno è passato dal momento in cui per Antonino Demelas erano scattate le manette e non si sarebbe potuto stabilire oggi per allora se l’imputato fosse attivo sessualmente.

Hanno prevalso invece le prove portate in aula dai pubblici ministeri che coordinarono l’indagine affidata ai carabinieri. Sono elementi molto crudi come lo è questa vicenda, che al centro di tutto vede suo malgrado protagonista una vittima che all’epoca aveva meno di dieci anni. Tutto era partito dall’inchiesta sulla scomparsa di Marina Castangia, la donna di Cabras di 60 anni che aveva una relazione con Antonino Demelas con il quale conviveva. Era sparita tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera del 2021 e, secondo il pubblico ministero Armando Mammone, il compagno l’avrebbe uccisa e poi ne avrebbe occultato il cadavere. Era un’ipotesi che però non ha mai trovato riscontri sufficienti per portare a giudizio Antonino Demelas. A qualcosa però quell’inchiesta fu utile perché, mentre cercavano elementi per incastrare il cuoco, pedinato e intercettato, gli inquirenti scoprirono la strana frequentazione tra l’anziano e la bimba. Raccolsero prove con le intercettazioni e recuperarono reperti sui quali c’era poi la firma degli abusi sessuali ovvero il dna dell’imputato. A queste prove si aggiunsero poi le parole della bimba, raccolte attraverso la deposizione in audizione protetta. Esaminata dagli esperti aveva ricostruito la vicenda – al processo la giovane che non vive più coi genitori è parte civile assistita dall’avvocato Davide Piasotti – e la sua ricostruzione era stata ritenuta veritiera, andando a rinforzare l’impianto accusatorio.

Tornando poi alla vicenda della scomparsa di Marina Castangia, la procura ha sempre ritenuto che la donna sia stata assassinata da Antonino Demelas e il suo corpo fatto sparire. Per l’accusa tra i due ci sarebbe stato un litigio pesantissimo prima che l’imputato compisse il passo estremo e quel litigio sarebbe stato generato da un fatto gravissimo: Marina Castangia forse aveva scoperto gli abusi del compagno sulla bimba e, ritenendo inaccettabile la vicenda, forse aveva minacciato di rendere noti i dettagli di quella vicenda. È un’ipotesi che è stata fatta a lungo, ma è rimasta per ora solo una pista investigativa senza alcun riscontro. Quel che invece ha certezze giudiziarie, per lo meno in primo grado, è che la bambina è stata violentata dal compaesano.

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