La Nuova Sardegna

Oristano

Storia e memoria

Guido Tendas: «La Reggia giudicale è il Colosseo di Oristano e degli oristanesi»

di Enrico Carta

	L'ex reggia giudicale vista da piazza Manno dove si nota anche l'installazione che ricorda lo stemma della casata degli Arborea
L'ex reggia giudicale vista da piazza Manno dove si nota anche l'installazione che ricorda lo stemma della casata degli Arborea

L’ex sindaco replica a Massimiliano Sanna sul passaggio dell’edificio che ospiterà gli uffici della Prefettura: «Inaccettabile che lo Stato imponga e il Comune accetti passivamente le scelte»

21 ottobre 2024
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Oristano Il dibattito sul futuro dell’ex reggia giudicale degli Arborea, in predicato di diventare la nuova sede degli uffici della Prefettura, si allarga e a Massimiliano Sanna replica uno dei suoi predecessori. È Guido Tendas, ultimo sindaco di centro sinistra, al governo della città dal 2012 al 2017. L’esordio dell’ex primo cittadino è già esplicito: «La gestione di questa delicata vicenda è quanto mai esemplare dei rapporti attuali dello Stato nei confronti della Regione e del Comune di Oristano. L’assenza del sindaco al momento dell’annuncio dell’intervento da parte dell’Agenzia del Demanio è, a mio parere, preoccupante. Faccio preliminarmente un’osservazione di carattere linguistico che può essere una chiave di lettura della vicenda: per i dirigenti del Demanio dello Stato l’immobile di piazza Manno è solo l’ex carcere di proprietà dello Stato. Al contrario, nell’immaginario collettivo della gran parte degli oristanesi, sicuramente nella mia, quell’edificio è soprattutto la reggia giudicale, luogo simbolo della nostra identità di popolo e di quella grande civiltà che ha prodotto la Carta de Logu, promulgata dalla giudicessa Eleonora d’Arborea e rimasta in vigore in Sardegna fino all’introduzione del Codice Feliciano».

Più che un palazzo Per Guido Tendas questa premessa è fondamentale prima di entrare nel vivo della questione: «Credo che nessuno possa mettere in discussione l’appartenenza al Demanio dello Stato dell’ex casa circondariale di piazza Manno. Nessuno può però negare che anche il Comune di Oristano, la Provincia di Oristano e la Regione Sardegna sono lo Stato nelle sue articolazioni territoriali. Non a caso nelle rispettive leggi fondamentali, gli Statuti, viene richiamata questa specificità. In quello del Comune dove si dice “La comunità rivendica per intero l’eredità storica ed etnica dell’antico Stato d’Arborea e dei suoi giudici. In quello della Provincia lo stemma è l’Albero deradicato degli Arborea. In quello della Regione è detto che questa “nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo”».

La richiesta e la critica Sono i prodromi del ragionamento di Guido Tendas che ritiene: «In spirito di leale collaborazione tra Demanio dello Stato, Regione e Comune, questi ultimi due hanno il diritto e il dovere di avanzare la richiesta al Demanio dello Stato perché l’ex casa circondariale di piazza Manno, che non esercita più la propria funzione originaria, venga acquisita al Patrimonio regionale prima e ceduta al Comune poi perché lo stesso possa adempiere ai propri doveri statutari». Quindi arriva la critica alla via intrapresa, «che è la riproposizione dello stesso percorso fallimentare messo in opera nella primavera 2015 con la stessa motivazione della eliminazione degli affitti passivi», va avanti Guido Tendas ricordando che nel maggio di nove anni fa, il Demanio annunciò un investimento da 7 milioni e mezzo per contribuire al risanamento del debito dello Stato eliminando gli affitti passivi pagati per gli uffici dell’Agenzia delle entrate e dell’Agenzia del territorio operanti a Oristano. «Ridurre gli affitti passivi era in quel momento anche un obiettivo del nostro Comune – spiega l’ex sindaco –. Affermai però con orgoglio che i cittadini oristanesi avrebbero considerato un esproprio da parte del Demanio dello Stato ai danni del Comune il non restituire interamente quell’edificio alla nostra città. Una struttura considerata dagli oristanesi come i romani considerano il Colosseo. Feci proprio questo paragone per far capire ai responsabili dell’Agenzia del Demanio che si stava toccando un nervo scoperto della sensibilità degli oristanesi per quel palazzo storico peraltro vincolato e sotto la giurisdizione della Soprintendenza per i beni architettonici di Cagliari, fin dal 1987, per l’interesse storico e artistico».

Cos’ha fatto il Comune È da quel momento che il Comune iniziò la sua azione per rivedere quel progetto, «che avrebbe dovuto tener conto delle nostre esigenze e restituire alla città la Reggia giudicale restaurata, dove avrebbe trovato sede il Museo di storia di Oristano». L’amministrazione Tendas individuò allora altre due aree, non troppo lontane dal centro e ben collegate a esso, in cui gli uffici statali avrebbero potuto trovare sede gli uffici dell’Agenzia delle entrate e dell’Agenzia del Territorio per un numero di dipendenti di 250 unità – allora del trasferimento della Prefettura non si parlava –. «I nuovi uffici – va avanti Guido Tendas – sarebbero stati sicuramente più funzionali di quelli che un edificio storico restaurato avrebbe potuto restituire. Contestualmente l’Agenzia del Demanio dello Stato avrebbe dovuto trasferire l’ex casa circondariale di piazza Manno, la nostra Reggia giudicale, al Comune per il tramite della Regione, così come prevede il nostro Statuto regionale speciale». L’allora presidente della Regione, Ugo Cappellacci, fu informato ufficialmente e coinvolto affinché favorisse e accelerasse il trasferimento della reggia al Comune, magari contribuendo anche al suo recupero con proprie risorse.

La prossima azione Nel frattempo la giunta Tendas terminò il suo mandato e i sette milioni e mezzo che l’Agenzia del Demanio aveva previsto per Oristano furono destinati a Oristano al carcere San Sebastiano di Sassari. Ora però il problema dell’ex Reggia torna prepotentemente in auge e così legge la situazione l’ex sindaco: «Il Demanio ha nuovamente riproposto il problema: nessuna collaborazione tra lo Stato, che decide, e il Comune, che deve solo prendere atto e ringraziare. Ricordo che l’attuale proposta in favore della Prefettura contrasta con la destinazione di quell’edificio storico, vincolato e sotto la giurisdizione della Soprintendenza per i beni architettonici per l’interesse storico e artistico. Queste finalità culturali sono state peraltro doverosamente fatte proprie dal Piano particolareggiato del centro storico approvato durante il mio mandato. Per arrivare fino in fondo sarà necessario che il consiglio comunale approvi una apposita variante urbanistica. Cosa non scontata».

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