La Nuova Sardegna

Oristano

Storia e memoria

Il prefetto di Oristano: «La reggia degli Arborea alla Prefettura è una vittoria per tutti»

di Enrico Carta

	La reggia giudicale degli Arborea in piazza Manno poi trasformata in carcere
La reggia giudicale degli Arborea in piazza Manno poi trasformata in carcere

Salvatore Angieri difende la cessione dell’edificio dall’Agenzia Demanio al massimo ufficio governativo: «Il bene non può essere rivendicato dalla Regione»

21 ottobre 2024
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Oristano Lo scambio di vedute si fa serrato. In serata arriva l’intervento di uno dei protagonisti della vicenda che si è sviluppata intorno alla Reggia. È il prefetto Salvatore Angieri che ha un’opinione opposta a quella dell’ex sindaco Guido Tendas. Il funzionario spiega che quanto sta avvenendo «giunge a conclusione di un lungo iter e dialogo tra le diverse istituzioni che riporta la Prefettura al centro della città, a servizio dell’intera comunità, punto di riferimento essenziale per i cittadini, per i sindaci e per tutte le amministrazioni». Loda quindi l’intervento «fortemente voluto in un’ottica di bene comune che rafforza la coesione istituzionale e ottimizza l’impiego delle risorse pubbliche» e ricorda che l’edificio chiuso da dodici anni «appartiene al Demanio Pubblico dello Stato». Proprio durante questo periodo sono stati compiuti interventi di recupero eseguiti dall’Agenzia del Demanio e, a proposito di spese, la Prefettura paga un affitto elevato all’Inps che è proprietaria della palazzina in cui si trova ora. Quindi afferma che l’ex carcere ed ex reggia «essendo un edificio necessario per ulteriori usi governativi», non rientra tra quelli che la Regione può reclamare per sé in base allo Statuto speciale sardo.

Tra i vantaggi che indica c’è poi «la fidelizzazione della Prefettura al territorio scongiurando quei tentativi di soppressione, in un’ottica di spending review, che pure si sono paventati in un recente passato. Peraltro, l’operazione non trascura il Comune di Oristano e l’aspirazione più volte manifestata di recuperare l’immobile a spazio museale». Ricorda a tal proposito che il progetto di restauro prospettato dall’Agenzia del Demanio prevede che una porzione dell’immobile sia assegnata all’ente locale per funzioni culturali, museali e di memoria carceraria, senza oneri di locazione, «così coniugando le esigenze istituzionali con quelle culturali e, nel contempo, valorizzando e promuovendo la conoscenza del patrimonio storico». Non sarebbe del resto il primo esempio, visto che in altre città italiane gli uffici prefettizi sono ospitati in palazzi antichi con ampi spazi dedicati al recupero della memoria storica.

E poi ci sono i soldi, i 13 milioni che l’Agenzia del Demanio mette sul piatto per il restauro, fatto che garantirà ricadute positive sull’indotto per le imprese del territorio e che consentirà di sottrarre «all’inutilizzo il monumento che, assegnato a un’amministrazione statale, sarà dalla stessa conservato». I tempi sono stretti: a dicembre verrà bandito il concorso di idee da cui sarà scelto il progetto. «È una vittoria per tutti – conclude il prefetto – un’operazione complessa, frutto di lungimiranza ed intelligenza da parte delle amministrazioni coinvolte, esempio di coesione istituzionale e di buone pratiche a favore della comunità, un modello anche per altri territori».

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