Sequestrata una maxi piantagione di cannabis
Blitz della Squadra mobile in provincia di Oristano. Coinvolti anche il Nuorese e il Sassarese
Oristano Qualche giorno fa c’era stato il blitz con le prime tre denunce, ma l’operazione antidroga della polizia di Stato non si era conclusa. Dopo che in un capannone di Fenosu, alla periferia di Oristano, erano stati recuperati 60 chili di cannabis sativa già lavorata e sbocciolata pur in assenza di autorizzazioni, gli agenti della Squadra mobile coordinati dal dirigente Samuele Cabizzosu si erano diretti a Siamaggiore per ispezionare un altro capannone: all’interno avevano trovato altre migliaia di piante di cannabis ancora in lavorazione. Un passo alla volta, la polizia era arrivata poi sino a Orani e a Bottida dove altri due magazzini erano stati presi in affitto dai tre per stipare le piante e proseguire nella loro attività. Era scattato quindi un secondo sequestro, in attesa di conoscere il valore del principio attivo delle ventimila piante totali sequestrate in questa diramazione dell’operazione. Le analisi chimiche hanno levato ogni sospetto perché il thc contenuto superava l’1% andando quindi ben oltre lo 0,6% tollerato dalla legge che, in realtà, indica nello 0,2% il limite massimo perché la cannabis sia considerata sativa.
A qualche giorno di distanza, si moltiplicano dunque i guai per le tre persone denunciate già per essersi occupate dell’essiccazione e della lavorazione dei sessanta chili di cannabis sativa – le operazioni successive alla coltivazione sono consentite solo a chi è in possesso di speciali autorizzazioni e non possono essere effettuate da chi in precedenza si è occupato di mettere a dimora, curare e far crescere le piante –. Stavolta la contestazione formulata dal pubblico ministero Silvia Mascia è ben più pesante: si parla di detenzione illegale di ingente quantità di droga vera e propria. Le tre persone, una di Oristano, una di Zeddiani e una di Borore (non sono state indicate le generalità, ndr) hanno presentato la documentazione che attesterebbe che la cannabis “light-non light” era destinata a una società inglese sulla quale sono stati svolti immediati accertamenti. A seguito di questi è emerso che tale società non aveva le necessarie autorizzazioni per poter lavorare la marijuana, contravvenendo così a una delle principali disposizioni previste dalla legge che dal 2016 permette la coltivazione della canapa sativa. Queste carenze documentali, oltre ai diversi contratti fittizi, creati appositamente per poter movimentare le piante in giro per la Sardegna verso i vari luoghi di stoccaggio, eludendo i controlli delle forze dell’ordine, hanno determinato la segnalazione dei tre e l’emissione a loro carico di un decreto di sequestro che porterà alla distruzione di tutte le piante e del prodotto ricavato dalle stesse. Per il resto, c’è da attendere gli sviluppi dell’indagine che potrebbe portarli presto davanti al giudice.