Sono originali i reperti ritrovati in una cantina: probabilmente provengono da Tharros
Erano stati consegnati ai carabinieri qualche mese fa. Ora sono stati esaminati dalla Soprintendenza
Oristano Sono autentici i reperti probabilmente provenienti da Tharros, dalla fattura presumibilmente etrusca, che un’insegnante di Oristano aveva consegnato qualche mese fa ai carabinieri di Macomer. Si tratta di un intero corredo funebre composto da vasellame, compresa un’elegantissima brocca protocorinzia, per la precisione un olpe a rotelle, forse risalente al VII secolo avanti Cristo in perfetto stato di conservazione e un bucchero decorato probabilmente del VI secolo. Un vero e proprio tesoro che l’insegnante aveva trovato nell’abitazione del padre, recentemente scomparso. Oggetti che l’insegnante conosceva fin da ragazzina e che aveva sempre visto nella casa di Macomer lasciata una volta che era diventata adulta. Intuendo che potesse trattarsi di reperti dal valore inestimabile, l’insegnante aveva deciso di consegnare alle autorità affinché lo esaminassero e nel caso fosse stata confermata l’autenticità, esporli in un museo, magari in quello di Cabras, affinché tutti potessero ammirarlo.
Sono stati proprio i carabinieri del Nucleo di Tutela del patrimonio culturale a confermare alla docente l’esito positivo dell’esame da parte di un archeologo della Soprintendenza di Sassari e Nuoro. Non era stata automatica la consegna dei reperti alle autorità competenti. Inizialmente, la docente si era presentata in caserma per spiegare al militare in servizio del rinvenimento del vasellame che secondo lei, proveniva da Tharros. Il carabiniere le aveva spiegato di non poter assolutamente ricevere quel tipo di oggetti perché, se effettivamente fossero stati dei reperti archeologici, questi dovevano essere presi in consegna dal Nucleo Tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di stanza a Cagliari. Non essendo esperta ed essendo preoccupata di possibili conseguenze, l’insegnante ha chiesto aiuto. Non conoscendo specialisti del settore, ha scelto la via dei social media, contattando gli amministratori della pagina Facebook Nurnet-La rete dei nuraghi. A risponderle è stato proprio il curatore della pagina, Antonello Gregorini, che l’ha invitata a tornare dai carabinieri, consegnare i reperti e far verbalizzare tutto.
Così il corredo funebre è stato preso in custodia dai militari del nucleo di tutela del patrimonio artistico che a loro volta li hanno consegnati ad un archeologo della Soprintendenza che, dopo averli esaminati, ne ha confermato l’autenticità. Nel frattempo però, Nurnet ha reso pubblica la vicenda attraverso un post e, nei giorni scorsi, ricontattati dall’insegnante, hanno dato notizia dell’esito positivo delle analisi. La docente, che ha sempre detto di sperare che il suo gesto potesse essere di esempio, in particolare per le nuove generazioni, ora continua a sperare che quel tesoro di inestimabile valore culturale possa davvero essere assegnato ed esposto al museo archeologico di Cabras.