Sacerdote sardo abusato in seminario accusa: «Al processo c’è chi ha paura della verità sulla pedofilia»
Il racconto choc di Padre Paolo Contini dopo le prime due udienze davanti al tribunale ecclesiastico interdiocesano
Oristano È tornato, non senza fatica, nei luoghi del dolore. Padre Paolo Contini non era solo, ma era coi giudici e con tutto l’apparato della magistratura del tribunale ecclesiastico interdiocesano di Cagliari davanti al quale, tra lunedì e martedì, si sono tenute le prime due udienze del processo che deve stabilire la verità sugli abusi subiti dal sacerdote oristanese durante gli anni trascorsi nel Seminario dei frati di San Francesco a Oristano – da non confondere col seminario arcivescovile che si trova poco distante –. Proprio in quelle stanze in cui visse l’orrore delle violenze quando era ragazzino, si è svolta una parte della sua prima lunga testimonianza. Il tribunale ha visionato i luoghi in cui dimorava anche l’altro ospite del seminario che commise gli abusi: si tratta di sale isolate in cui capitava spesso che i seminaristi potessero trovarsi soli e in cui era pressoché impossibile resistere alle pressioni e, evidentemente, alle pulsioni sessuali di qualche ragazzo più grandi – anche l’accusato, che ha ammesso il suo delitto di quasi quarant’anni fa in una lettera di scuse spedita nel 2023 a Padre Paolo, è da tempo sacerdote –.
Non si sa e non si può al momento dire molto di più, se non che è stato ricostruito tutto il quadro in cui si sarebbero compiuti i reati e che sono stati esaminati dei documenti poi messi a confronto con altri, così da poter verificare anche la veridicità di certe affermazioni. Il tribunale ecclesiastico interdiocesano di Cagliari si riunirà di nuovo nelle prossime settimane, intanto Padre Paolo Contini lascia capire che le prime due udienze, che si sono tenute in giorni consecutivi, non sono state una passeggiata: «La mia è stata una testimonianza molto lunga e difficile, di cui ha fatto parte anche il sopralluogo in seminario e in cui abbiamo messo in ordine gli eventi. Nelle prossime udienze ci sarà spazio per nuovi testimoni, ma ciò che è successo sta emergendo in tutta la sua crudezza e gravità».
Il problema però non è solo fare i conti col passato che riemerge e con le ferite che restano vive per quanto ormai i traumi siano stati elaborati. «Sono molto provato anche per il modo in cui vengono gestite le udienze all’interno delle istituzioni – spiega Padre Paolo –. La verità emergerà, ma dobbiamo fare ancora i conti con atteggiamenti incredibili di chi prova a dilatare i tempi e a riempire di ostacoli la strada che porta a essa. Già da queste prima battute ho constatato che un processo mette a nudo e divide il campo tra falsi e veri, tra bugie e verità. Alcuni dimostrano di avere terrore di fare una scelta di campo, ma dopo questi due giorni di processo sono sempre più convinto che valga davvero la pena lottare per la verità. Con il vostro supporto continuerò con orgoglio questo mio cammino di denuncia e sono certo che, su un tema così delicato come la pedofilia, non bisogna avere tentennamenti».