Stato e Regione si scontrano: lite per l’impianto agrivoltaico
La commissione nazionale autorizza il progetto, l’assessorato all’Ambiente è invece contrario
Siamaggiore È scontro totale tra lo Stato e la Regione. Al centro del contendere c’è l’installazione futura di un impianto per la produzione di energia rinnovabile attraverso un impianto agrivoltaico elevato. L’antefatto è il parere favorevole espresso il 14 febbraio dalla Commissione Pnrr-Pniec chiamata a valutare l’idoneità ambientale del progetto Fattoria Solare Siamaggiore 1 che andrà a occupare superfici anche nel Comune di Solarussa, presentato dalla EF AGRI Società Agricola. È contro di esso che la Regione prende posizione facendo emergere ancora una volta il contrasto tra la norma nazionale e la legge regionale 20, quella delle Aree idonee che il governo, anche attraverso pronunciamenti della magistratura, ritiene non valida. Roma fa riferimento alle parole del Tar che aveva dichiarato «l’illegittimità di qualsivoglia disposizione normativa di rango regionale che, nell’individuare le aree idonee, trovi spazio per incidere, in senso restrittivo, sul minimum di aree idonee identificato dal legislatore statale».
Insomma, per i giudici è lo Stato a dover decidere quali siano le superfici in cui è possibile installare gli impianti per le rinnovabili. Da Cagliari però replicano invocando le prerogative che la Regione ha di legiferare sul proprio territorio e così il conflitto su quale norma debba prevalere emerge in tutta la sua complessità, tanto da far dire all’assessora all’Ambiente Rosanna Laconi che quel parere «non è vincolante e non può sostituire la norma regionale». E poi a spingersi oltre: «La Regione non concederà autorizzazioni per impianti che non ricadano nelle aree idonee definite dalla Legge Regionale 20 del 2024». La spiegazione di questo contrasto viene quindi definita nel momento in cui si ritiene che la Commissione Pnrr-Pniec abbia il compito di valutare le complessive condizioni di compatibilità dei progetti, che non possono prescindere dalla normativa regionale vigente, e in ogni caso il parere della commissione non ha alcun valore autorizzativo: «L’autorizzazione finale spetta esclusivamente alla Regione Sardegna, che applica la propria normativa di settore, tra cui la Legge Regionale 20 del 2024, in coerenza con il quadro normativo nazionale e, in particolare, le previsioni indicate al terzo comma dell’articolo 12 comma del decreto legislativo. 387 del 2003», precisa l’assessora Laconi.
La Regione si ritiene obbligata a rispettare le disposizioni della legge regionale da sé stessa promulgata, secondo la quale tutti i procedimenti in corso, inclusi quelli già valutati dalla Commissione Pnrr-Pniec sono vincolati da essa. «Le nostre decisioni rispettano la volontà del consiglio regionale e della popolazione sarda. Garantiremo uno sviluppo sostenibile senza derogare alle norme di tutela del paesaggio e della biodiversità», prosegue l’assessora. Al di là delle sue parole, la Regione farà anche atti concreti perché impugnerà formalmente il parere della Commissione PNRR-PNIEC e il decreto ministeriale, in quanto non tengono conto delle condizioni di idoneità necessarie, tra le quali l'obbligo di attenersi alle norme di settore. «Difenderemo con fermezza la corretta applicazione delle norme regionali e nazionali nelle sedi opportune, affinché la pianificazione energetica della Sardegna rispetti le regole stabilite e non si presti a interpretazioni parziali o arbitrarie», conclude Rosanna Laconi.