In Sardegna piccoli negozi in estinzione: più chiusure che aperture
La desertificazione commerciale riguarda tutta l’Italia ma in alcune regioni il fenomeno corre più veloce
Sassari I piccoli negozi muoiono di vecchiaia. E di asfissia. Stroncati dalla mancanza di ricambio generazionale, soffocati dai grandi colossi del commercio, dall'e commerce, dalle tasse.
In Sardegna per ogni nuova attività commerciale che prova a nascere, 3,5 chiudono per sempre. Uno tira giù la serranda, l’altro si arrende, un terzo smette di lottare. Il risultato? Strade vuote, vetrine impolverate, cartelli “Affittasi” che sembrano messi lì per disperazione più che per vera speranza. E il peggio è che non è solo un problema sardo. Il problema della desertificazione commerciale, ossia la scomparsa dei piccoli negozi di quartiere, è nazionale. Ma con regioni che purtroppo stanno in cima alla triste classifica.
Le Marche stanno ancora peggio della Sardegna (1 apertura ogni 4 chiusure), seguite da Sicilia (1 a 3,8), Lazio (1 a 3,7) e Umbria (1 a 3,2). È una lenta agonia che non fa rumore, ma cambia il volto delle città.
Il commercio al dettaglio sta morendo di vecchiaia. Letteralmente. L’invecchiamento della popolazione influisce anche su questo settore. In dieci anni sono sparite in Italia 153mila attività fondate da giovani sotto i 35 anni, 66mila solo nel commercio. I ragazzi non aprono più botteghe, perché il futuro ormai si vende in digitale, non dietro un bancone. E così restano solo le attività dei genitori e dei nonni, che chiudono una dopo l’altra perché non c’è nessuno a raccoglierne l’eredità.
Poi c’è il solito problema dei soldi. I piccoli negozi faticano ad avere credito, e se anche riescono a resistere alla concorrenza delle grandi catene, poi arrivano i colossi dell’ e-commerce a dare il colpo di grazia. Meno clienti, meno guadagni, più chiusure. È una catena che non lascia scampo. E il paese diventa un deserto. Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, l’ha detto chiaramente. «La desertificazione commerciale è un problema enorme sia sul piano economico sia sul piano sociale. Purtroppo, fino ad ora si è fatto nulla o poco per porre un argine alla scomparsa dei piccoli negozi – sottolinea Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti – la prospettiva, sempre più concreta, è che venga definitivamente marginalizzato il canale distributivo che ha fatto conoscere i nostri prodotti in tutto il mondo. Il rischio è di trasferire il totale controllo della distribuzione commerciale a pochi monopolisti e alle grandi multinazionali che dominano le piattaforme dell'on-line. Un danno anche per i consumatori».