La Nuova Sardegna

Goffredo naque a Genova, ma il suo albero genealogico parte dall’isola

Mameli, le origini sarde

Nino Bandinu

La famiglia dell'autore dell'inno aveva radici ogliastrine

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«Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta...». C'è voluto Roberto Benigni, ospite al Festival di San Remo 2011, per far conoscere meglio a molti italiani la bella figura di Goffredo Mameli, autore delle parole dell'inno nazionale. E in particolare la sua giovinezza, la grande fede politica nell'Italia unita, la sua morte precoce al Gianicolo di Roma durante la difesa di quella repubblica, il suo patriottismo entusiasta e incondizionato, e la sua formazione mazziniana. C'è voluto Benigni al Festival, prima che scattasse il 150º anniversario dell'Unità del 17 marzo prossimo. Una data importante per la storia italiana e sarda.  Il comico nazionale, con la sua presenza, insomma, ha forse contribuito a restituire dignità all'inno nazionale, un po' vilipeso, e anche al suo giovane autore, ancora poco conosciuto. Ma a tutto il bagaglio di informazioni, sciorinato a piene mani e con grande cuore, mancava forse un dettaglio particolare, per noi isolani molto importante: mancava l'informazione sull'origine sarda di Goffredo Mameli, di cui si parla da tempo, anche se con qualche riserva. Anzi, sulla sua precisa matrice nuorese, nel senso che la famiglia del giovane eroe (stabilitasi poi a Genova) proveniva da Lanusei, ex provincia di Nuoro, in Ogliastra. Di questa origine si è detto sempre convinto soprattutto Angelo Usai, studioso e cultore delle cose ogliastrine, che ha sempre sostenuto che Goffredo Mameli, il fratello Nicola e il padre Giorgio appartenessero tutti allo stesso parentado del ministro della Pubblica istruzione del tempo, Cristoforo Mameli nato, lui sì, direttamente in Ogliastra. Ma a sostenere questa tesi furono anche illustri studiosi come Francesco Loddo Canepa, Nicola Valle e di Elina Parenti, che più volte hanno riportato una lettera della madre di Goffredo Mameli, Adele Zoagli, nella quale tra le altre cose scriveva questo particolare interessante: «Stamane arrivò da Torino il cavaliere Cristoforo Mameli, che si dice così bravo in legge, nostro parente». Tenendo conto di questa epistola, ma anche di altri dati, Usai ha quindi ricostruito l'albero genealogico dei Mameli, che naturalmente comprendeva anche il giovane Goffredo.  All'inizio c'era un Cristofal Mameli di Arzana, poi Giovanni Antioco Mario, quindi Antonio Vincenzo (1722) con Raimondo (1761) Giorgio 1798 e infine Goffredo, che nacque a Genova nel 1827 e morì a Roma al seguito di Garibaldi nel 1849 a soli vent'anni a causa di una ferita riportata nella difesa del Gianicolo. Il ministro Cristoforo Mameli, che apparteneva a un ramo collaterale, discendeva da Francesco, Cristoforo (1706), Giovanni Antonio (1750). Infine arriva lui stesso, Cristoforo: che nel 1795 nasce a Lanusei in una palazzina ancora esistente, che si affaccia sulla via dedicata a quel «nostro parente» della famosa lettera, Cristoforo Mameli, appunto.  Un altro fatto importante che riguarda Goffredo è che la sua formazione politica avvenne più o meno negli stessi anni in cui arrivò (nel 1848) a Genova, come deputato, Giorgio Asproni, sardo e mazziniano convinto come lo stesso autore dell'inno. E' molto probabile che i due abbiamo frequentato lo stesso «Circolo nazionale» e conosciuto gli stessi patrioti mazziniani e liberali. Il deputato sardo ha comunque più volte parlato nei suoi «Diari politici» dei fratelli Mameli, di Goffredo e Nicola, oltre che del parente ministro citato nella famosa lettera, Cristoforo Mameli.  Per ora altro non è dato sapere sulle origini sarde del giovane eroe autore dell'inno nazionale. E la querelle continua. Resta certo però che Mameli e Asproni hanno lasciato un segno profondo nella storia patria: Mameli con l'inno e donando la sua vita; Asproni con le battaglie dai banchi dell'oppozione parlamentare e con la Sardegna nel cuore. Fu grazie a lui, inoltre, che gli ideali del Risorgimento si diffusero nel Nuorese. L'anima laica e mazziniana cominciò a diffondersi nel cuore dell'isola già dal 1848 quando entrò a contatto con i circoli mazziniani di Genova. Asproni documenta tutto nei «Diari politici», clima e i personaggi. Ma anche Macomer non fu da meno: da qui infatti partì la congiura (fallita) per uccidere a Parigi l'imperatore Napoleone III. Il vento che imperversava nell'anno della grande rivoluzione europea portò a Nuoro molti patrioti e profughi politici che diedero vita anche a un nucleo massonico, prima che la stessa massoneria si diffondesse in Italia (Asproni vi aderì nel 1867). Quel vento portò nella rude Barbagia anche una coscienza risorgimentale.  Due le figure di spicco a Nuoro: quella di Giuseppe Cottone, siciliano, amico di Asproni, che seguì in Sicilia, per la liberazione di quell'isola. Cottone seguì un importante «Centro di raccolta» di profughi e agitatori. Anni dopo da Macomer, addirittura, partirono con passaporti falsi alcuni patrioti determinati a uccidere Napoleone terzo a Parigi. Il gruppo venne fermato alla frontiera ma il progetto fu poi ripreso da Felice Orsini. Dal «Diario politico» di Asproni risalta inoltre un'altra figura risorgimentale: Paolo Daniele, un giovane ufficiale garibaldino, coinvolto nella rivoluzione del 1848 e quindi in giro per il mondo per accorrere nei posti dove scoppiava la rivoluzione. Fu in Inghilterra, poi in Egitto, infine in Italia per la seconda guerra di Indipendenza. Daniele si spostò in Sardegna e qui venne nominato Comandante militare di Nuoro. Daniele venne poi coinvolto in un caso scottante: gli vennero ritrovate alcune tavole indirizzate da Garibaldi al Grande Oriente e forse collegate al famoso «milione di fucili».
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