Denunciò gli abusi, Papa Francesco incoraggia padre Paolo: «Vai avanti, rompi il muro di omertà»
Un incontro intenso tra il Santo Padre e il sacerdote vittima di pedofilia durante gli anni in seminario a Oristano
Oristano Un abbraccio fraterno, uno scambio di documenti, molte parole di conforto, il sorriso di Papa Francesco che gli stava davanti e la consapevolezza di essere sempre meno solo. Padre Paolo Contini, il sacerdote che aveva denunciato gli abusi subiti nel periodo in cui era stato ospite e giovane studente del Seminario francescano a Oristano poco meno di quarant’anni anni fa, è stato ricevuto dal Santo Padre. Francesco l’ha accolto per un breve, ma fondamentale colloquio, venerdì 31 gennaio nello spazio che intercorre tra le udienze che la guida della cristianità cattolica tiene costantemente in Vaticano. Da Roma Padre Paolo, oggi parroco a Ghilarza, Abbasanta e Norbello, è tornato con la certezza di avere un sostegno forte nella lotta contro la pedofilia e gli abusi sessuali nella Chiesa e di poter andare avanti col processo che lo vede parte offesa e coraggioso accusatore del suo violentatore, ovvero il frate che all’epoca dirigeva lo stesso seminario e che aveva una quindicina di anni più di lui. Papa Francesco ha invitato Paolo ad andare avanti, «a non fermarmi, per fare cadere il muro di omertà intorno a questa vicenda».
Negli anni scorsi il suo caso di vittima di abusi sessuali era venuto fuori proprio in seguito alla pressione che il Papa aveva avuto su tutta la chiesa. Le parole di Francesco avevano in qualche modo spinto il presunto violentatore a confessare, in una lettera inviata allo stesso Padre Paolo, il vecchio crimine. Il frate chiedeva perdono per quanto avesse fatto, ma le sue parole scritte erano diventate il documento fondamentale che aveva consentito a Padre Paolo di portare avanti la sua battaglia a lungo taciuta. Qualche settimana fa, «dopo tanti ostacoli e il tentativo di alcuni componenti delle gerarchie ecclesiastiche di fare muro e insabbiare il caso», il sacerdote oristanese aveva finalmente visto l’inizio del processo che lo riguarda. Ciò però non era bastato perché lo stesso Padre Paolo aveva dichiarato dopo alcune udienze che il muro di omertà era ancora in piedi.
L’anno scorso, forse proprio perché anche i vertici della chiesa romana venissero a conoscenza delle difficoltà cui stava andando incontro, aveva scritto al Papa il quale dapprima gli aveva risposto invitandolo ad andare avanti e ora ha deciso, seguendo una linea che sta distinguendo il suo periodo alla guida del cattolicesimo, di incontrarlo di persona. È accaduto venerdì scorso e Padre Paolo ha creduto che la cosa più giusta da fare fosse divulgare la notizia dell’incontro, sempre sostenuto in ciò dal Santo Padre che continua ad avere parole implacabili contro la pedofilia e i reati a sfondo sessuale che da tempo scuotono la Chiesa. «È stato un incontro straordinario durante il quale ho avuto modo di condividere con Papa Francesco una serie di documenti che riguardano il mio caso, di avere un breve colloquio con lui e di ricevere fondamentali parole di conforto. L’aver potuto consegnare i documenti che riguardano il mio caso li rende ancora più importanti, perché ora sono in mani sicure».
Queste sono parole che fanno riflettere, segnale del fatto che, seppure vittima, ancora non si sente del tutto tutelato dall’istituzione che serve: «Ogni momento di questa storia è una grande sofferenza che mi porto dentro sin da ragazzino. È una sofferenza legata non solo a ciò che è avvenuto, fatti sui quali ho lavorato a lungo con me stesso arrivando a superare il trauma sin dove è superabile – prosegue Padre Paolo –. Oggi la cosa più dolorosa è vedere che, di fronte all’evidenza di una confessione scritta, c’è ancora chi cerca di non far emergere la verità dimenticandosi che è la vittima a dover essere tutelata. I documenti che ho consegnato al Papa sono già in mano a diversi alti prelati che hanno agito tentando di sotterrare tutto». Poi il pensiero va proprio a quei momenti con Francesco: «Ho visto nei suoi occhi la fatica e l’angoscia di chi forse si trova a dover affrontare vicende come queste. Il Papa in passato è stato più volte perentorio, esprimendosi chiaramente anche contro chi copre queste vicende o ci passa oltre».
Nel colloquio Padre Paolo ha posto l’accento proprio su questi aspetti ricordando che ha impiegato due anni per far dimettere il giudice del tribunale ecclesiastico che aveva per primo esaminato il suo caso, «salvo poi vederlo promosso vicario nella sua diocesi. Papa Francesco mi ha esortato a non fermarmi, ad andare avanti per far cadere il muro di omertà che ancora circonda vicende come questa. Col nuovo collegio, il processo ora sta andando bene, ma avverto ancora resistenze ed è il motivo per cui gli ho chiesto di intervenire affinché non ci siano altri ostacoli. Mi ha risposto che si impegnerà ancora in prima persona e penso che qualcosa abbia già fatto. Spero di essere di nuovo di fronte a lui a breve con la notizia del buon esito del processo».