Rissa tra genitori fuori dalla scuola per un litigio tra bimbi: attesa la sentenza
L’episodio è accaduto a Nuoro, le accuse sono di violenza privata e lesioni
Nuoro Si erano fronteggiati nell’atrio della scuola elementare di San Pietro, per una questione innescata da due ragazzini, compagni di classe che frequentavano l’istituto scolastico di via Malta. L’incredibile storia accaduta a due coppie di genitori che, nel tentativo di risolvere un banale litigio scoppiato tra scolari, con conseguente rottura degli occhiali di uno, avevano dato luogo a una vera e propria rissa senza esclusione di colpi, era approdata davanti al giudice Claudia Falchi Delitala, e ora è giunta alle battute finali.
La vicenda vede imputate due sorelle: madre e zia di uno dei due scolari, difese dagli avvocati Alessandro Tuvoni e Carlo Lecca, accusate in concorso di violenza privata e lesioni nei confronti dei genitori dell’altro bambino, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Antonello Cucca. Oggi si è chiusa l’istruttoria dibattimentale e il giudice ha dato la parola alle parti per la discussione.
Il pubblico ministero Ilaria Pais ha ripercorso tutte le fasi del processo e messo in risalto le dichiarazioni di alcuni testi che avevano confermato l’impianto accusatoria. Una teste in particolare, aveva raccontato che quel giorno le imputate avevano iniziato ad inveire nei confronti della mamma dell’altro bambino, passando dalle parole alle mani. Una, «la mora», aveva afferrato l’avversaria per i capelli, strattonandola fino a farla piegare. Erano dovute intervenire altre persone per cercare di separarle, compreso il marito della signora aggredita. Ma anche allora la discussione non era finita, era proseguita verbalmente fino all’uscita dei bambini. Il pm nel dichiarare provata la responsabilità penale delle imputate, e nel sottolineare che il marito della persona offesa non aveva colpito nessuno, come confermato dai testi sentiti in aula, ha chiesto al giudice la condanna delle imputate: a 2 anni e 2 mesi una, e a 9 mesi l’altra.
L’avvocato di parte civile si è associato alle richieste della pubblica accusa sottolineando che al processo si è potuto assistere a testi genuini che non avevano alcun rapporto con le persone offese. «I miei assistiti – ha detto l’avvocato Cucca – hanno dovuto cambiare le proprie abitudini trasferendo il bambino in un altro istituto». Di parere opposto gli avvocati della difesa che nel chiedere l’assoluzione per le loro assistite hanno rimarcato la poca attendibilità dei testi dell’accusa che durante la deposizione si sarebbero contraddetti a più riprese. Secondo Tuvoni e Lecca, infatti, le imputate erano state provocate e spintonate dalla controparte. Il giudice ha rinviato per repliche e sentenza al prossimo 25 marzo. (k.s.)