La Nuova Sardegna

Contena, si indaga nel giro delle aste

di Giovanni Bua
Contena, si indaga nel giro delle aste

Sotto esame gli affari realizzati dall’imprenditore ucciso con i numerosi immobili acquistati alle vendite giudiziarie

05 ottobre 2012
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INVIATO A SAN TEODORO. Non era il primo immobile che comprava ad un’asta fallimentare quello di fronte al quale è stato ucciso. E nemmeno l’ultimo. Pare anzi che Luigi Contena, l’imprenditore 55enne ammazzato mercoledì mattina a San Teodoro con una fucilata alla testa, per gli acquisti giudiziari (e successive vendite, con ottimi margini di guadagno) avesse una vera e propria passione, oltre che una grande esperienza (durante il suo poliedrico passato aveva lavorato anche nel settore immobiliare).

Affari complicati, che già gli erano costati la pesante intimidazione del settembre 2005 (una bomba nel suo ristorante nuorese Don Chisciotte, per la quale vennero in seguito condannate due persone, interessate a ricomprare lo stabile di via del Tirreno a San Teodoro a lui appena preso a un’asta) e dentro cui gli inquirenti stanno guardando con grandissima attenzione.

Pare infatti che, oltre alle due bombe note alle cronache (nel 2010 sempre lo stesso locale di San Teodoro, divenuto nel mentre disco-pub Jamilia, finì in fiamme nel tentativo di farlo esplodere) Contena fosse stato oggetto negli anni di altre intimidazioni, più o meno gravi, probabilmente legate proprio a queste delicate operazioni.

Quel che appare certo è che l’imprenditore di origini orunesi, ma fin da ragazzo residente a Nuoro (dove ha fatto l’assicuratore, il gestore di bar, il ristoratore, e dove risiede la sua numerosa famiglia), fosse molto guardingo nei suoi spostamenti, limitati spesso al mini-tragitto dall’appartamento al negozio nel pieno centro di San Teodoro (sono nello stesso stabile) entrambi divisi con la sua convivente romena.

Una routine che ha costretto il killer alla rischiosissima “esecuzione”, in pieno centro e in pieno giorno (erano le 8.40 del mattino, e negozi e bar vicini erano già aperti e pieni di clienti). Quello infatti era l’unico momento in cui Contena era vulnerabile. E la casa abbandonata sull’altro lato della strada del suo negozio, e soprattutto il suo giardino, forniva una copertura che si è rivelata molto efficace.

Un killer comunque non improvvisato (il tiro unico con il calibro 16 a più di tre metri di distanza non era assolutamente semplice e denota una grande familiarità con l’uso delle armi e una freddezza professionale) e dunque probabilmente prezzolato.

Un assassino (e soprattutto un mandante) a cui gli inquirenti danno la caccia. Con i carabinieri della compagnia di Siniscola guidati dal capitano Dominici, e gli uomini del comando provinciale del colonnello Sorrentino e del capitano Mereu che da mercoledì vanno avanti con interrogatori e perquisizioni in vari paesi del circondario (le ultime ieri sera). Sentiti parenti, amici, la convivente rumena Reta Impuscatu, a cui Contena aveva intestato il negozio Mirella Casa di fronte a cui è stato ucciso è che è stata l’ultima persona a parlare con lui. E chiaramente le due persone con cui Contena aveva un conto aperto: i due condannati per l’attentato al Don Chisciotte.

Una posizione delicata la loro, e al vaglio degli inquirenti coordinati dal pm Laura Taddei, ma decisamente non l’unica pista per gli investigatori. Che, più che cercare una matrice barbaricina nell’omicidio (vendetta per uno sgarro) sono molto più orientati a leggerlo in chiave “costiera” (questioni di soldi).

Qualche risposta (ma non si attende nessuna rivelazione clamorosa) potrebbe arrivare dall’autopsia: il gip ha affidato ieri mattina al’incarico al medico legale Vindice Mingioni, e l’esame verrà eseguito stamattina. Esame che chiarirà quanti sono i pallettoni che hanno colpito Contena in piena testa (sembra tre) e aiuteranno a confermare l’arma usata (il calibro 16 è meno comune del classico 12 da caccia ma è comunque abbastanza diffuso). Qualche risposta in più potrebbe arrivare dall’analisi delle riprese di alcune telecamere a circuito chiuso sparse nel probabile percorso fatto dal killer. O magari da qualche posto di blocco “casuale” nelle ore successive all’omicidio.

Quel che è certo è che la partita si annuncia complessa. E per ora nessuno è iscritto (nemmeno per motivi tecnici) nel registro degli indagati.

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