La Nuova Sardegna

Dopo 50 anni Orvile tornerà bene comune

di Paolo Merlini
Dopo 50 anni Orvile tornerà bene comune

Il Comune tratta l’acquisto dell’oasi naturale che si affaccia sulla spiaggia regina del 2013

19 agosto 2013
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di Paolo Merlini

POSADA

Ci sono voluti cinquant’anni, ma la tutela di Orvile ormai è vicina: l’oasi ambientale tornerà di proprietà del Comune di Posada e sarà definitivamente preservata dalla colata di cemento e dagli oscuri interessi che per lungo tempo hanno pesato sul suo destino. Di recente, su proposta della giunta guidata da Roberto Tola, il consiglio comunale ha votato per l’acquisizione della pineta che si estende per decine di ettari e si affaccia sul litorale di Posada, appena eletto da Legambiente spiaggia più bella e pulita d’Italia nella classifica 2013. Con quali fondi in tempi di tagli ai bilanci? Dal ricavato della vendita di un’area infinitamente più piccola, un lotto di 5000 metri quadri destinato alla costruzione di un piccolo albergo nella frazione turistica di San Giovanni. La procedura di cessione (base d’asta 821 mila euro) è appena stata avviata, la speranza degli amministratori è che vada presto a buon fine, così da concludere la trattativa con la società proprietaria di Orvile (l’ultima di una lunga serie). Poi, insieme con l’Ente Foreste, comincerà il rimboschimento dopo il vasto incendio che nel 2009 devastò mezza pineta: questo passo costituirà un ulteriore elemento di tutela paesaggistica. Una buona notizia, dunque, sul fronte dell’ambiente in un momento in cui mire speculative sono diffuse un po’ in tutte le coste dell’isola. Ma la vicenda di Orvile è per certi versi emblematica dell’assalto alle coste perché la sua storia, da cinquant’anni a questa parte, è costellata di misteri, di società che nascono e muoiono da un anno all’altro e di oscuri interessi .

La prima vendita. È il 1962 quando il Comune di Posada decide di cedere a privati una delle sue perle per favorire la nascita di un turismo che è già una realtà in Gallura e qualche chilometro più a sud, a La Caletta (Siniscola). L’offerta è conveniente: 60 ettari affacciati su un mare turchese proposti a un prezzo compreso tra 550.000 e un milione e centomila lire a ettaro. Si aggiudica l’asta Adriana Pelizza vedova Fronzaroli, appartenente a una famiglia di imprenditori genovesi che proprio nel vicino porto della Caletta operano da tempo nel commercio marittimo. L’offerta è di 900 mila lire a ettaro, cioè in totale di 54 milioni, una cifra di rispetto per l’epoca (attualizzata con la rivalutazione monetaria dell’Istat oggi ammonterebbe a un miliardo e 290 milioni di lire, cioè a 666 mila euro). Nella delibera del consiglio comunale gli amministratori di Posada dell’epoca annunciano che con quei soldi costruiranno due scuole, una strada e persino una caserma per i carabinieri. Fiduciosi, scrivono, che così si aprirà la strada al «turismo portatore di benessere» per far uscire il paese dal suo «letargo». Unica condizione, le strutture dovranno essere realizzate entro quattro anni. La conclusione invece è amara: la somma, o una sua anticipazione, viene versata all’esattoria di Siniscola, ma un funzionario infedele se ne appropria. In seguito il Comune dovrà sudare sette camicie per recuperarne solo una piccola parte.

Nell’ottobre dell’anno successivo a Milano viene costituita la società Orvile spa. Oltre ad Adriana Pelizza ne fanno parte un tedesco (Wilfried Dodd), un francese (Francois Maixandeu), e Bindo Arrivabene, nobile veneto già noto per avere realizzato nel decennio precedente il Villaggio Milano alla Caletta, una decina di case immerse nel verde costruite secondo un modello urbanistico innovativo ma rispettoso della natura.

Spunta Sindona. Qualcosa di singolare accade negli anni successivi, visto che l’investimento non viene realizzato, e i soci più affidabili, come Pelizza e Arrivabene, probabilmente escono di scena. La sede legale dell’Orvile spa resta a Milano, ma nel 1968 viene spostata da via Montenapoleone a via Turati. L’amministratore unico è diventato Maixandeu, e nel collegio sindacale della società ora compaiono Matteo Macciocco e Vittorio Ghezzi. Chi sono? Uomini di fiducia di Michele Sindona, lo spregiudicato banchiere che negli anni Settanta ha fatto tremare la finanza italiana per i suoi rapporti con la mafia (Bontade e Badalamenti) e con Cosa nostra americana (Gambino), legato alla P2 di Licio Gelli e mandante dell’omicidio Ambrosoli. Ghezzi e Macciocco sono sindaci di due istituti legati a Sindona, la Banca privata italiana e la Banca privata finanziaria. Proprio in via Turati a Milano, e allo stesso numero civico 29 dello studio di Sindona, ora ha sede la Orvile spa. Della società non sapremo nulla sino al decennio successivo, mentre saranno le cronache degli anni Ottanta a riportare le condanne di Macciocco e Ghezzi a quattro anni per il crack dell’impero Sindona, il quale nel frattempo aveva riparato negli Usa dove era stato arrestato. Trasferito in Italia per il processo Ambrosoli, dove è condannato all’ergastolo, viene ucciso nel 1986 con un caffè al cianuro nel supercarcere di Voghera. Che ruolo avevano gli uomini di Sindona nella Orvile spa? Di preciso non si sa, ma è la prima volta, nelle attività investigative dell’isola, che si parla di infiltrazioni mafiose in Sardegna.

Nuovi misteri. Nell’aprile 1979 la Orvile spa cambia ancora volto. Amministratore unico diventa Agostino Golosio, 49 anni di Mamoiada, assicuratore. È stato segretario provinciale del partito socialista, fa parte del consiglio d’amministrazione dell’ospedale San Francesco di Nuoro. Pochi mesi dopo, il 3 dicembre, viene ucciso a colpi di pistola, davanti a testimoni, da due killer a volto scoperto in pieno centro a Nuoro. Secondo le indagini i sicari arrivano da oltre Tirreno, forse al pari dell’uomo che un anno dopo e con modalità simili uccide un fratello dell’assicuratore, mentre in auto è fermo a un semaforo. Nove anni dopo toccherà a un terzo fratello, freddato con un colpo di pistola durante una partita a carte in un bar. A sparare è un giovane che sembrava un avventore qualsiasi. C’è una relazione tra questi omicidi, o anche solo il primo di essi, e la Orvile spa? Se anche ci fosse, di sicuro non è mai stata appurata, perché questi casi non sono mai stati risolti dagli inquirenti.

Folli Costruzioni. La collina di Orvile fa parlare nuovamente di sé nel 1994. A fine agosto un’impresa immobiliare milanese compra un’intera pagina di Repubblica e del Corriere della Sera e pubblica a caratteri cubitali il seguente annuncio: «Folli Costruzioni. Sardegna, costa nord-orientale. Occasionissima». E ancora: «Stiamo costruendo il villaggio dei vostri sogni». Così composto: 250 appartamenti, 80 ville, ristorante, bar, minimarket, sauna, palestra, piscina olimpionica, campi da tennis, minigolf. E persino una chiesa: così, per i momenti di raccoglimento durante la splendida vacanza in riva al mare. Peccato sia una bufala (o, peggio, un tentativo di truffa), come appura la Nuova Sardegna qualche giorno dopo: Folli Costruzioni non sta affatto edificando, non ha neppure alcun tipo di autorizzazione per farlo. Nella reclame vengono citate altre due società: Smeraldo sas e Orvile srl. Quest’ultima deriva dalla spa con lo stesso nome e ha come amministratore unico la vedova di Agostino Golosio. La Smeraldo invece ha sede a Padova, e fa capo a un singolare personaggio di origine sarda, Vittorio Smenghi, che è anche procuratore speciale della Orvile srl. Si è occupato in sostanza di predisporre il progetto, presentarlo in Comune e affidare i lavori a un costruttore (Folli, appunto). Il fatto è che Smenghi è un po’ pasticcione, e dimentica i vincoli sull’area individuati dalla Regione pochi anni prima con i piani paesistici (1989) e quelli più generali sulle zone umide. Oppure qualcuno gli ha detto: vai avanti, si potrà costruire. In effetti dalla sua Smenghi ha una richiesta di deroga al piano urbanistico presentata alla Regione nel 1991 dal consiglio comunale di Posada (amministrazione guidata dal geometra Mario Sanna) dietro sua richiesta. Ma il nulla osta non è mai arrivato, dunque non c’è alcuna concessione. Fioccano esposti (dal Gruppo d’intervento giuridico), interrogazioni in consiglio regionale (Gavino Diana, progressista) e il progetto si arena definitivamente. Per un’altra vicenda, due anni dopo Smenghi verrà indagato per associazione per delinquere ma l’inchiesta non avrà seguito.

Epilogo. O no? L’Orvile srl esce di scena nel 2002, l’oasi ambientale va all’asta e viene acquistata dalla B 53 srl, il cui amministratore è William Sisti, imprenditore milanese un tempo vicino al Psi, attivo su vari fronti societari perlopiù immobiliari. Appena un anno dopo Orvile passa alla LaGare, società milanese nota nel settore delle costruzioni (entrambe hanno sede nello stesso indirizzo). B53 srl vende a Lagare per tre milioni e settecentomila euro. A capo c’è sempre Sisti, che vorrebbe ancora costruire: a Posada vanta amicizie con Berlusconi, a Cagliari viene ricevuto dalla giunta Cappellacci per esporre il problema. Ma i vincoli, per fortuna, ci sono ancora. Sisti esce di scena, e il nuovo assetto societario oggi decide di disfarsi della pineta vista mare. In prima fila per comprarla c’è il Comune di Posada. Il costo? Poco più di quanto l’aveva venduta, cinquant’anni fa.

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