Tatuaggi per l’estate, uno solo non basta più
I migliori specialisti all’opera alla convention del Geovillage di Olbia - FOTO
OLBIA. Qualcuno lo preferisce impattante. Se sbuca da sotto la camicia e si arrampica fino alla nuca non è di certo un problema. Qualcun altro invece lo vuole decisamente più piccolo, di quelli da sfoggiare solo in determinate occasioni o al massimo sulla spiaggia. Questione di gusti. Ma una cosa è sicura: la moda di trasformare il proprio corpo in un affresco ambulante non passa mai. Una volta i tatuaggi erano roba da alternativi, adesso non c’è categoria che tenga.
Quello dei tattoo è un mondo che unisce e per molti è una vera cultura. E per rendersene conto bastava fare due passi tra gli stand della «Costa Smeralda tattoo convention», il grande raduno dedicato ai tatuaggi, lo scorso weekend al Geopalace. Una mega rassegna, organizzata per la seconda volta dallo studio Gangsta del bravo tatuatore olbiese Giuliano Piccinnu, che ha richiamato in città decine di artisti della pelle. I migliori in Italia. Tra musica “a manetta”, concerti e spettacoli di burlesque, i tatuatori hanno lavorato sui corpi di giovani arrivati da tutta la Sardegna per lasciarsi colorare a colpi di aghi. Sotto un attrezzatissimo stand ha operato per esempio un signore di mezza età. Corpo completamente ricoperto di tatuaggi, due innesti sottocutanei in fronte e alle orecchie due espansori grandi quanto medaglie.
«Il primo tatuaggio me lo sono fatto da solo a 14 anni. Poi pian piano mi sono lasciato tatuare tutto il corpo. Dal 1994, invece, sono tatuatore professionista» racconta Claudio Ciliberti, del Tribaltattoo di Torino. Nessun pentimento, nessuna voglia di tornare indietro. «Il tatuaggio mi dà da vivere e mi ha fatto viaggiare – continua l’artista -. E per me è come una cartolina che ti mangi e che soltanto tu sai leggere. Ogni segno ha un significato tutto tuo. Il tatuaggio è una sorta di macchina del tempo, lo guardi e subito ti ricorda un periodo della tua vita».
Poco distante, invece, hanno operato due ragazze arrivate dall’Emilia, dello studio Terzo Occhio di Sant’Ilario. La tatuatrice si chiama Emanuela Bilella. E la sua assistente è Benedetta Borelli: «Io darò un pezzo di pelle, me lo farò disegnare per partecipare al contest. Ho scelto un disegno grafico colorato, che secondo me è l’avanguardia del tatuaggio». Ma alla convention non c’erano soltanto tatuatori. Da Roma è per esempio sbarcato Gabriele Di Dio, 27 anni, un professionista dell’arte delle sospensioni. «Di cosa si tratta? Mi faccio appendere tramite un sistema fatto di ganci che perforano la pelle, corde ed equilibrio - racconta -. Tutto è calcolato nei dettagli. Mi piace, è un qualcosa che mi permette di scoprire i limiti del mio corpo».
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