La Nuova Sardegna

Pd in crisi, i renziani: «L’epoca di Soru è finita»

La minoranza resta compatta: «Non siamo disposti a fare da stampella» Dopo l’addio del gruppo Cabras-Fadda è stallo. Ora potrebbe intervenire Roma

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CAGLIARI. Dalla Cina, dov’è in viaggio d’affari, Renato Soru giovedì con quale umore ritornerà? Con il furore e la voglia di dar battaglia per costruire una nuova maggioranza nel Pd, quella vecchia è svanita ancora prima del volo per l’Estremo Oriente, oppure prenderà atto che l’hanno abbandonato tutti e si dimetterà? È questo il dilemma che tiene banco nel Partito Democratico, dopo la seconda assemblea, quella dei renziani e degli ex Diesse, ieri a Tramatza, che ha sancito la «fine di un’epoca» e «la nostra indisponibilità – si sapeva da tempo – a trasformismi e soluzioni pasticciate».

Lo stallo. In sostanza, chi è in minoranza dal 2014 (anno dell’elezione di Soru a segretario) non farà «da stampella a chi oggi è a rischio». Mentre chi è in maggioranza dallo stesso anno – la corrente Cabras-Fadda, ora ribattezzata «Area popolare riformista» – sin da sabato ha fatto sapere che «l’alleanza di un tempo con Soru è finita e il segretario deve prendere atto del nostro addio». Dunque, la situazione è ingarbugliata e molto, con il pallino rimesso nelle mani del segretario sfiduciato, ma ormai talmente all’angolo da essere costretto – sempre che non ritorni dalla Cina con la lettera delle dimissioni in tasca ma è improbabile – a sollecitare l’intervento della segreteria nazionale per evitare che il Pd sardo finisca nel caos.

La minoranza. La prima notizia è che a Tramatza il gruppo misto renziani doc ed ex Diesse non si è spaccato come qualche menagramo aveva ipotizzato. Alla fine del vertice – animato, intenso e costruttivo, hanno detto i presenti – da Gavino Manca a Chicco Porcu, fedelissimi di Renzi sin dalla prima ora, da Francesca Barracciu a Siro Marrocu a Ignazio Angioni, gli ex Diesse, tutti hanno firmato il documento unitario che di fatto sancisce l’apertura della crisi.

La nuova fase. Preso atto che «la maggioranza congressuale a favore di Soru non esiste più» e ribadita «la necessità urgente di un taglio netto rispetto al passato», la minoranza ora guarda oltre: «È indispensabile – scrive – aprire una nuova fase, l’abbiamo sollecitata da tempo, per consentire al Pd d’interpretare al meglio il suo ruolo di principale forza politica e far fronte così alle sue responsabilità verso i sardi». Ma senza salti nel buio: la paura di correre questo rischio la minoranza non la scrive nel documento, però s’intuisce in un altro passaggio: «Oggi è urgente e necessario che negli organismi del partito si apra una rigorosa e profonda discussione per arrivare a indicare metodi e obiettivi per il rilancio del partito». Quali siano le soluzioni possibili i renziani-Diesse non lo lasciano neanche intuire. Però pare evidente che non immaginano un «tutti contro tutti» a pochi mesi dalle elezioni amministrative e «in piena stagione delle riforme», con un altro rischio forte: trascinare nel caos anche la giunta Pigliaru. Per evitare il peggio, qualche sacrificio il gruppo sembra disposto a farlo ma senza esagerare.

No al trasformismo. Sul punto la minoranza non lascia spazio a interpretazioni: «Noi che rappresentiamo una larga parte del partito, mente ribadiamo l’indisponibilità a soluzioni pasticciate, faremo fronte alla situazione di crisi con senso di responsabilità e impegno». E visti gli ottimi rapporti fra i renziani sardi e gli uomini forti del premier, ad esempio sono arcinoti quelli fra Gavino Manca e il sottosegretario Luca Lotti, è possibile che sia proprio questa componente a sollecitare l’ intervento del «nazionale» per «provare a mediare con una sorta di arbitrato». Attenzione però: il Pd sardo ha sempre risposto con diffidenza alle ingerenze esterne.

Gli scenari. Sono due: Soru rientra dalla Cina e annuncia le dimissioni e allora vorrà dire che il Pd dovrà prepararsi a una resa dei conti totale. Oppure il segretario si potrebbe anche rimettere al comitato dei saggi – è stato convocato dallo stesso Soru fra venerdì o sabato ma andrà deserto – oppure chiedere il rinnovo della fiducia alla direzione regionale che sempre sabato si riunirà a Oristano. Sì, il pallino che scotta ormai è tutto e solo nelle sue mani. (ua)

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