La Nuova Sardegna

Piano territoriale

Sanità, il Consiglio vuole di più

La commissione: non solo il parere, ma dibattito in aula sulla mappa

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CAGLIARI. Il piano sanitario territoriale, che ridisegna la mappa dell’assistenza, potrebbe essere al centro di un nuovo screzio diplomatico fra Giunta e Consiglio regionale. Per capire meglio, sulle linee d’ indirizzo della rete – coinvolge dai medici di famiglia alle case della salute e gli ospedali di comunità – la commissione Sanità dovrebbe esprimere solo un parere preliminare obbligatorio ma non vincolante sul Piano proposto dall’assessore Luigi Arru e approvato dalla Giunta all’inizio di dicembre. Pare invece che i commissari – a cominciare dal presidente Raimondo Perra del Cps-Psi – siano intenzionati a far discutere la proposta anche dall’aula. Il motivo? È una modifica sostanziale «dell’attuale sistema e il Consiglio non può limitarsi a una parere generico, ma deve entrare nella sostanza di un cambiamento che inciderà sull’offerta sanitaria». La richiesta di approfondimento potrebbe essere letta come una pretesa dell’aula di non subire le decisioni della Giunta, ma in effetti pare che lo stesso assessore alla Sanità non sia contrario al dibattito pubblico purché i tempi siano veloci. Velocità dovuta al fatto che il piano territoriale, insieme al riordino della rete ospedaliera, è una delle tre gambe di quella riforma, la terza è il piano di rientro 2016-2018, che dovrebbe ridurre i costi del sistema sanitario regionale. La commissione che nel frattempo ha licenziato altre due delibere della Giunta, i piani di cura e gli accreditamenti delle strutture private, è chiamata ora a decidere anche sul piano territoriale. Decisione già rinviata almeno in due occasione e nonostante l’assessore sia stato convocato altrettante volte per fornire «indispensabili chiarimenti». Ma i tempi sono stretti e senza il piano territoriale la riforma sarebbe monca. È per questa urgenza che la commissione Sanità dovrebbe sciogliere il dubbio entro una settimana: solo un parere, o anche il passaggio in aula? Col rischio, in caso di dibattito, che ritornino a galla i campanilismi sempre in agguato quando c’è di mezzo la sanità. (ua)

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