Inferno di fuoco e cenere bruciati oltre mille ettari
di Luciano Onnis
L’incendio partito dal fuoco di un campeggiatore. Fronte di oltre 10 chilometri
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ARBUS . Oltre mille ettari bruciati, danni per più di 20 milioni di euro. Il bilancio di due giorni di lotta contro un inferno di fuoco che ha devastato un’ampia fetta di Sardegna. Gli investigatori del corpo forestale hanno appurato che il fuoco è partito in modo accidentale dall’accampamento di un campeggiatore. Il vento e il grande caldo hanno fatto il resto. Nella zona compresa tra Arbus e Gonnosfanadiga il fronte del fuoco ha superato i 10 chilometri, assediando case, aziende agricole, strutture alberghiere e la Colonia penale di Is Arenas. 130 detenuti sono stati allontanati dalla struttura penitenziaria e hanno trascorso la notte in spiaggia. Insieme a loro una ventina di agenti della polizia penitenziaria che li sorvegliavano, mentre motovedette di guardia di finanza, capitaneria di porto e carabinieri pattugliavano la costa via mare. Solo in mattinata tutti sono potuti rientrare nella struttura, nonostante le fiamme non fossero ancora del tutto spente.
I danni. Uno scenario spettrale è apparso alle prime luci del giorno dopo i rossi bagliori di fuoco della notte. 1200 ettari di superficie boscata sono l’immagine dell’inferno. Il lungo costone pedemontano che dalla località di Sibiri, in territorio di Gonnosfanadiga, si snoda fino al passo Bidderdi e alla discesa a mare di Is Arenas, è diventato una grande foresta di scheletri anneriti e ancora fumanti di querce e alta vegetazione mediterranea. La terra è stata coperta una coltre grigia di cenere, l’aria impregnata di fumo e irrespirabile. Nel mezzo di questo surreale paesaggio non si contano le carcasse di cervi, capre, cinghiali, conigli selvatici e uccelli bruciati vivi. E poi la devastazione in case di campagne, aziende agrarie di famiglia e agriturismo che si sono trovati il fuoco in casa. Si parla di molti milioni di euro complessivi di danni, senza contare la devastazione ambientale. L'agriturismo “Rocce bianche” è finito in ginocchio e, dopo la notte da incubo, ha invitato i suoi ospiti a lasciare la struttura, rimborsando tutti soldi delle prenotazioni. Notte di massima allerta anche nel camping “Sciopadroxiu”, fra Is Arenas e Piscinas, con tutti i campeggiatori pronti a fuggire verso il mare qualora le fiamme fossero arrivate ai limiti di sicurezza. I 130 detenuti della colonia penale, dopo la notte trascorsa nella spiaggia di S’Acqua Durci a cui si accede direttamente dall’istituto, sono stati riaccompagnati in mattinata nella struttura di pena, permanendo comunque lo stato di massima allerta. Per i reclusi e per il personale di polizia penitenziaria il plauso della direzione per il senso di responsabilità e la collaborazione dimostrati. Il giorno dopo è sempre quello della conta dei danni, semmai possano essere al momento quantificati. Il fuoco partito lunedì nel primo pomeriggio da Sibiri (territorio di Gonnosfanadiga) ha continuato anche ieri a bruciare in diverse zone. È ripartito il fuoco anche nella zona di Rio Martini dove già il giorno precedente le lingue di fuoco avevano raggiunto anche i 30 metri di altezza. Le fiamme sono comparse nuovamente anche nella zona della colonia penale di Is Arenas e nel costone fra Gennamari e Ingurtosu, e giù verso Pireddu e Naracauli. Per tutta la mattinata e il pomeriggio tre Canadair e due elicotteri hanno continuato a scaricare bombe d’acqua sui diversi incendi ancora in atto, mentre un’autentica task force di vigili del fuoco, agenti del Corpo forestale, protezione civile e barracelli hanno fatto da supporto a terra ai mezzi aerei, tutti sotto il coordinamento dell'unità mobile dei vigili del fuoco dislocata a Sa Perda Marcada. I carabinieri della compagnia di Villacidro e delle stazioni di Arbus e Montevecchio, hanno controllato tutta la notte il traffico sulla statale 126, rimasta a lungo chiusa al transito.
I danni. Uno scenario spettrale è apparso alle prime luci del giorno dopo i rossi bagliori di fuoco della notte. 1200 ettari di superficie boscata sono l’immagine dell’inferno. Il lungo costone pedemontano che dalla località di Sibiri, in territorio di Gonnosfanadiga, si snoda fino al passo Bidderdi e alla discesa a mare di Is Arenas, è diventato una grande foresta di scheletri anneriti e ancora fumanti di querce e alta vegetazione mediterranea. La terra è stata coperta una coltre grigia di cenere, l’aria impregnata di fumo e irrespirabile. Nel mezzo di questo surreale paesaggio non si contano le carcasse di cervi, capre, cinghiali, conigli selvatici e uccelli bruciati vivi. E poi la devastazione in case di campagne, aziende agrarie di famiglia e agriturismo che si sono trovati il fuoco in casa. Si parla di molti milioni di euro complessivi di danni, senza contare la devastazione ambientale. L'agriturismo “Rocce bianche” è finito in ginocchio e, dopo la notte da incubo, ha invitato i suoi ospiti a lasciare la struttura, rimborsando tutti soldi delle prenotazioni. Notte di massima allerta anche nel camping “Sciopadroxiu”, fra Is Arenas e Piscinas, con tutti i campeggiatori pronti a fuggire verso il mare qualora le fiamme fossero arrivate ai limiti di sicurezza. I 130 detenuti della colonia penale, dopo la notte trascorsa nella spiaggia di S’Acqua Durci a cui si accede direttamente dall’istituto, sono stati riaccompagnati in mattinata nella struttura di pena, permanendo comunque lo stato di massima allerta. Per i reclusi e per il personale di polizia penitenziaria il plauso della direzione per il senso di responsabilità e la collaborazione dimostrati. Il giorno dopo è sempre quello della conta dei danni, semmai possano essere al momento quantificati. Il fuoco partito lunedì nel primo pomeriggio da Sibiri (territorio di Gonnosfanadiga) ha continuato anche ieri a bruciare in diverse zone. È ripartito il fuoco anche nella zona di Rio Martini dove già il giorno precedente le lingue di fuoco avevano raggiunto anche i 30 metri di altezza. Le fiamme sono comparse nuovamente anche nella zona della colonia penale di Is Arenas e nel costone fra Gennamari e Ingurtosu, e giù verso Pireddu e Naracauli. Per tutta la mattinata e il pomeriggio tre Canadair e due elicotteri hanno continuato a scaricare bombe d’acqua sui diversi incendi ancora in atto, mentre un’autentica task force di vigili del fuoco, agenti del Corpo forestale, protezione civile e barracelli hanno fatto da supporto a terra ai mezzi aerei, tutti sotto il coordinamento dell'unità mobile dei vigili del fuoco dislocata a Sa Perda Marcada. I carabinieri della compagnia di Villacidro e delle stazioni di Arbus e Montevecchio, hanno controllato tutta la notte il traffico sulla statale 126, rimasta a lungo chiusa al transito.