La Nuova Sardegna

La villa dei Ragazzo ai ceceni del Forte Village

di Mauro Lissia
La villa dei Ragazzo ai ceceni del Forte Village

La vendita per 18 milioni potrebbe risollevare dai debiti la famiglia cagliaritana 

07 marzo 2018
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CAGLIARI. La vendita ai proprietari ceceni del Forte Village resort di una grande villa privata sul litorale di Santa Margherita potrebbe contribuire a salvare dal fallimento la Rosa del Marganai, una delle tre società che fanno capo alle case di cura della famiglia Ragazzo, l’ex potentato della sanità privata sarda al centro da anni di una controversia giudiziaria dagli esiti altalenanti e non priva di ombre legate alla gestione delle procedure fallimentari. Per sanare la situazione debitoria della casa di cura di Iglesias il legale della famiglia Marco Pittalis ha proposto al tribunale un concordato preventivo basato su risorse economiche private, che prevede fra l’altro come garanzia la cessione del lussuoso immobile, che nel caso finisse nelle mani della Progetto Esmeralda dei fratelli Musa e Mavlit Bazhaev, amici del presidente russo Vladimir Putin, verrebbe con ogni probabilità trasformato in una residenza per sceicchi, una struttura autonoma e riservatissima, circondata da un meraviglioso parco naturale a ridosso del celebre resort e dei servizi che il Forte offre ai propri ospiti. Finora la famiglia ha proposto la possibile operazione ai giudici per dare sostanza alla richiesta di concordato: il tribunale fallimentare non ha detto di no, ma si è limitato a chiedere di integrare la proposta specificando meglio i termini finanziari, in altre parole i magistrati vogliono sapere come saranno coperti i debiti. L’ostacolo alla chiusura dell’accordo è riferito al prezzo di vendita della villa: secondo una perizia di parte il valore di mercato si aggirerebbe attorno ai 20 milioni di euro, esiste una controproposta di 18 milioni firmata dai rappresentanti legali del Forte Village. Perché la garanzia venga ritenuta valida i giudici chiedono che la cifra venga indicata secondo il valore di esecuzione, quello che si realizzerebbe in caso di asta giudiziaria e non attraverso una trattativa privata dagli esiti incerti. La differenza è significativa ed è su questo punto che l’esito della richiesta di concordato resta in bilico per quanto sostenuta da risorse economiche reali. Altro punto interrogativo riguarda le procedure esecutive che gravano sulla villa di Santa Margherita: si tratterebbe però - per la difesa dei Ragazzo - di un problema superato.

Le tre società che fanno capo alle case di cura proprietà del gruppo Ragazzo erano state dichiarate fallite dal tribunale di Cagliari nel 2009 ma è stata la Corte di Cassazione a resuscitarle con una sentenza clamorosa che ha smentito le valutazioni dei giudici: il gruppo non doveva fallire, agli atti c’erano garanzie sufficienti per concedere alla famiglia Ragazzo il concordato preventivo. A distanza di quasi dieci anni il pm Giangiacomo Pilia ha dovuto però chiedere nuovamente il fallimento sulla base di un quadro economico profondamente peggiorato a causa dell’inattività delle società. Ma ma se per le altre due - la clinica Lay e la clinica Maria Ausiliatrice - i giudici hanno già emesso la sentenza di fallimento e l’avvocato Pittalis depositerà lunedì prossimo il reclamo, per la Rosa del Marganai esiste uno spiraglio di salvezza. Si tratta della sola società che ha venduto insieme l’immobile di Iglesias e l’accreditamento regionale, realizzando un introito sufficiente a finanziare il concordato. Per le altre i curatori hanno ritenuto di vendere solo gli accreditamenti, lasciando in capo alla famiglia Ragazzo gli edifici. Scelta che si è rivelata disastrosa, con danni economici estesi fino alla situazione attuale, per la quale la difesa dei Ragazzo affila le armi: si parla di un’azione di responsabilità contro giudici e curatori.

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