Via alla stagione dei ricci in Sardegna, abusivismo nel mirino
di Stefano Ambu
Confermate le regole di tutela introdotte lo scorso anno: raccolta sino ad aprile. Ma una parte dei ristoratori lancia una campagna per il fermo biologico
18 novembre 2018
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CAGLIARI. Buoni sì, ma spinosi. Ogni anno è la stessa storia: non c'è stagione dei ricci che non parta tra problemi e proteste. La novità del 2018 è il webmob (un flash mob sulla rete) per tutelare i ricci e l'ecosistema marino. Ma pochi giorni prima dell'apertura era spuntato fuori un problema di licenze per i pescatori. Tutto risolto, ora. Ma a un certo punto la maxi manifestazione davanti al mare con possibile blocco del porto di Cagliari, capitale sarda del prelibato echinoderma con la polpa rossa insieme ad Alghero, era sembrata inevitabile.
Le regole. Più o meno saranno quelle del 2017. Il prelievo, cominciato nei mari sardi lo scorso 15 novembre, andrà avanti per cinque mesi sino al 15 aprile 2019. La riduzione del pescato, delle giornate e delle ore destinate alla “caccia”, anche in nome della lotta all'abusivismo, era stata già deliberata un anno fa. I 182 pescatori professionisti che operano dalle imbarcazioni potranno prelevare quattro ceste per un totale di 2mila esemplari, mentre il pescato scenderà a due ceste e mille esemplari per chi pesca immergendosi dalla riva. Si potrà pescare dalle 7 alle 13 esclusa la domenica.
Bilanci. Il primo dopo la svolta del 2017 secondo i vertici dell'assessorato regionale dell'agricoltura è positivo. «Riduzione – spiega l'assessore Pierluigi Caria – significa anche valorizzare quello che il mare offre senza pesare sul fatturato degli operatori visto che il mercato, come accaduto lo scorso, si adegua all'offerta. Siamo soddisfatti perché abbiamo ragionato tutti insieme per trovare una soluzione. Cercandone anche altre, dalla collaborazione con le Università per la ricerca sui ricci in laboratorio ai sistemi di ripopolamento». La Regione segue almeno tre strade: ripopolamento della specie, comunicazione sui divieti di prelievo e verifiche per proseguire la lotta contro chi continua a non rispettare le regole. Magari, su quest'ultimo punto, anche in accordo con i prefetti e le forze dell'ordine per mettere in campo interventi specifici.
Ambiente e abusivi. «In realtà – spiega Stefano Melis, presidente dell'Organizzazione produttori ricci, un consorzio che raggruppa l'85 per cento dei pescatori tra Cagliari, Alghero e Oristano – la sofferenza dell'ecosistema è ancora forte. Tutti fanno i saputelli sui ricci, forse per ritagliarsi un istante di notorietà. Ma bisogna dire che tutte le risorse ittiche sono in sofferenza. Solo che nessuno va a fare le campagne sul polpo e sulle triglie. Prendersela con i pescatori di ricci è diventata una moda. Penso che un buon 95 per cento di noi scambierebbe questo lavoro per un altro meno duro». Ma il nemico numero un rimane l'abusivismo: «Sulla polpa di riccio – avverte Mauro Manca, responsabile pesca e acquacoltura di Coldiretti – stiamo arrivando all'80 per cento. Inconcepibile. E allora sono gli stessi professionisti del settore a chiedere più controlli, soprattutto la domenica quando la pesca è chiusa. Questo a vantaggio degli operatori seri che rispettano le regole». Dal mondo dei pescatori arriva anche una proposta. «La lanciamo al Wwf e alle altre associazioni ambientaliste – spiega Melis – noi possiamo anche fermarci due o tre anni e consentire che i ricci ritornino ai numeri di qualche anno fa. Ma, siccome non possiamo stare fermi per tutto questo tempo, chiediamo di essere ingaggiati e, naturalmente stipendiati, per cinque mesi all'anno, per progetti di salvaguardia ambientale».
La campagna. Partita anche quest'anno una nuova campagna social dal titolo #nessunricciosulpiatto contro il prelievo della preziosa risorsa marina. Lo scorso anno alcuni ristoratori avevano deciso di non presentare nei menù i tipici piatti a base di ricci per preservarne lo sviluppo e il ripopolamento. Con tanto di cartello esposto all'ingresso delle attività. Stavolta la novità è vero e proprio webmob (un flashmob sulla rete) avviato dal gruppo Facebook QuiEtica la protesta si fa con post, video, videomessaggi, vignette, foto e storie. Già creati un distintivo e un volantino che potrà essere associato ai post o scaricato per appenderlo nei ristoranti o negozi.
La grana licenze. Il “pre-stagione” è stato thrilling. Nei giorni scorsi i pescatori erano sul piede di guerra e minacciavano una manifestazione potenzialmente in grado di fermare le attività del porto di Cagliari in caso di mancato sblocco o rinnovo delle licenze scadute. Le richieste erano state illustrate in un sit in via Pessagno a Cagliari davanti alla sede dell'assessorato all'agricoltura. Il problema è tutto nell'interpretazione di una postilla inserita nei vecchi decreti. Situazione sbloccata con la possibilità di esibire un'autocertificazione per avviare il prelievo di ricci sin dal primo giorno utile. Sarà poi la capitaneria di porto, deputata ai controlli sulle sanzioni, a verificare le attestazioni che sono alla base del rinnovo delle licenze da parte dell'assessorato.
Le regole. Più o meno saranno quelle del 2017. Il prelievo, cominciato nei mari sardi lo scorso 15 novembre, andrà avanti per cinque mesi sino al 15 aprile 2019. La riduzione del pescato, delle giornate e delle ore destinate alla “caccia”, anche in nome della lotta all'abusivismo, era stata già deliberata un anno fa. I 182 pescatori professionisti che operano dalle imbarcazioni potranno prelevare quattro ceste per un totale di 2mila esemplari, mentre il pescato scenderà a due ceste e mille esemplari per chi pesca immergendosi dalla riva. Si potrà pescare dalle 7 alle 13 esclusa la domenica.
Bilanci. Il primo dopo la svolta del 2017 secondo i vertici dell'assessorato regionale dell'agricoltura è positivo. «Riduzione – spiega l'assessore Pierluigi Caria – significa anche valorizzare quello che il mare offre senza pesare sul fatturato degli operatori visto che il mercato, come accaduto lo scorso, si adegua all'offerta. Siamo soddisfatti perché abbiamo ragionato tutti insieme per trovare una soluzione. Cercandone anche altre, dalla collaborazione con le Università per la ricerca sui ricci in laboratorio ai sistemi di ripopolamento». La Regione segue almeno tre strade: ripopolamento della specie, comunicazione sui divieti di prelievo e verifiche per proseguire la lotta contro chi continua a non rispettare le regole. Magari, su quest'ultimo punto, anche in accordo con i prefetti e le forze dell'ordine per mettere in campo interventi specifici.
Ambiente e abusivi. «In realtà – spiega Stefano Melis, presidente dell'Organizzazione produttori ricci, un consorzio che raggruppa l'85 per cento dei pescatori tra Cagliari, Alghero e Oristano – la sofferenza dell'ecosistema è ancora forte. Tutti fanno i saputelli sui ricci, forse per ritagliarsi un istante di notorietà. Ma bisogna dire che tutte le risorse ittiche sono in sofferenza. Solo che nessuno va a fare le campagne sul polpo e sulle triglie. Prendersela con i pescatori di ricci è diventata una moda. Penso che un buon 95 per cento di noi scambierebbe questo lavoro per un altro meno duro». Ma il nemico numero un rimane l'abusivismo: «Sulla polpa di riccio – avverte Mauro Manca, responsabile pesca e acquacoltura di Coldiretti – stiamo arrivando all'80 per cento. Inconcepibile. E allora sono gli stessi professionisti del settore a chiedere più controlli, soprattutto la domenica quando la pesca è chiusa. Questo a vantaggio degli operatori seri che rispettano le regole». Dal mondo dei pescatori arriva anche una proposta. «La lanciamo al Wwf e alle altre associazioni ambientaliste – spiega Melis – noi possiamo anche fermarci due o tre anni e consentire che i ricci ritornino ai numeri di qualche anno fa. Ma, siccome non possiamo stare fermi per tutto questo tempo, chiediamo di essere ingaggiati e, naturalmente stipendiati, per cinque mesi all'anno, per progetti di salvaguardia ambientale».
La campagna. Partita anche quest'anno una nuova campagna social dal titolo #nessunricciosulpiatto contro il prelievo della preziosa risorsa marina. Lo scorso anno alcuni ristoratori avevano deciso di non presentare nei menù i tipici piatti a base di ricci per preservarne lo sviluppo e il ripopolamento. Con tanto di cartello esposto all'ingresso delle attività. Stavolta la novità è vero e proprio webmob (un flashmob sulla rete) avviato dal gruppo Facebook QuiEtica la protesta si fa con post, video, videomessaggi, vignette, foto e storie. Già creati un distintivo e un volantino che potrà essere associato ai post o scaricato per appenderlo nei ristoranti o negozi.
La grana licenze. Il “pre-stagione” è stato thrilling. Nei giorni scorsi i pescatori erano sul piede di guerra e minacciavano una manifestazione potenzialmente in grado di fermare le attività del porto di Cagliari in caso di mancato sblocco o rinnovo delle licenze scadute. Le richieste erano state illustrate in un sit in via Pessagno a Cagliari davanti alla sede dell'assessorato all'agricoltura. Il problema è tutto nell'interpretazione di una postilla inserita nei vecchi decreti. Situazione sbloccata con la possibilità di esibire un'autocertificazione per avviare il prelievo di ricci sin dal primo giorno utile. Sarà poi la capitaneria di porto, deputata ai controlli sulle sanzioni, a verificare le attestazioni che sono alla base del rinnovo delle licenze da parte dell'assessorato.