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Visita allo stabilimento Pinna per scoprire il pecorino romano
THIESI . L'Istituto superiore Itc “G. Musinu” e la Fratelli Pinna Spa sono due delle realtà principe del Mejlogu, hanno entrambe sede a Thiesi e diversi punti di contatto. Eppure, al loro ingresso...
17 dicembre 2018
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THIESI . L'Istituto superiore Itc “G. Musinu” e la Fratelli Pinna Spa sono due delle realtà principe del Mejlogu, hanno entrambe sede a Thiesi e diversi punti di contatto. Eppure, al loro ingresso nella struttura alla periferia del paese, i 25 ragazzi alle due quarte dell'Istituto diretto da Antonio Ruzzu, sono rimasti stupefatti. Il ponte fra scuola e impresa lo stabilisce La Nuova Sardegna grazie ai fortunati sviluppi del progetto “La Nuova@Scuola”, che oltre a portate centinaia di copie del quotidiano sui banchi di circa 60 istituti superiori dell’isola, organizza momenti di apertura e confronto fra mondo dell’istruzione e quello del lavoro. Così, accompagnati dal professor Giommaria Pinna, docente di italiano e storia, e da Luisa Lai, professoressa di economia aziendale, gli studenti sono stati accolti allo stabilimento da Giommaria Pinna, omonimo dell’insegnante e padrone di casa. Brevi cenni di storia, altri dedicati ai prodotti, infine un focus sulle norme di sicurezza. I ragazzi hanno indossato camici e calzari e hanno preso possesso degli spazi con Xavier Soto a far loro da Virgilio. La curiosità è spontanea: quale il rapporto fra capacità occupazionale e automazione? «Apparentemente la meccanizzazione riduce la manodopera, ma è una percezione – dice Pinna –. La meccanizzazione rende l’azienda più competitiva e, quindi, la fa crescere». La linea del romano, a tal proposito, è fresca di innovazione: Xavier spiega tempi e meccanismi delle fasi di lavorazione, mondo che i ragazzi immaginavano per vicinanza e propensione ma che, dal vivo, ha un altro aspetto. Dai formaggi duri a quelli molli per arrivare sino alla ricotta. Più ci si allontana dall’ingresso e più si abbassa la temperatura. Le celle di conservazione suscitano stupore: le grandi forme di Pecorino Romano prodotto a giugno sono quasi pronte alla vendita. Proprio il Romano spopola all’estero e soprattutto negli Usa. A riguardo, uno dei ragazzi chiede se Trump sia un problema: «Al momento direi di no – sorride Pinna -. Parliamo di un piccolo mercato, i formaggi di pecora non sono concorrenziali con i prodotti made in Usa, il dazio è zero». E la Cina? Si domandano gli studenti: «Mercato enorme ma con poca vocazione ai latticini». Fra un assaggio e l'altro i ragazzi confermano l’utilità dell'esperienza. (g.d.)