La Nuova Sardegna

Assalti e blocchi stradali: archiviazione per 20 pastori

Giusy Ferreli
La protesta dei pastori
La protesta dei pastori

La Procura di Lanusei fa cadere le accuse: mancano gli elementi di prova

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LANUSEI. Tra gli oltre 600 pastori indagati dalle Procure di mezza Sardegna per i fatti accaduti nel corso della tumultuosa quanto inefficace rivolta del latte mancano gli ogliastrini. La Procura di Lanusei, che sulla scia delle manifestazioni di piazza diventate quotidiane aveva avviato le indagini, ha deciso di archiviare le accuse a carico di una ventina di allevatori coinvolti nelle inchieste. Per gli uffici giudiziari ogliastrini non ci sarebbero elementi sufficienti a supportare l’impianto accusatorio a carico degli indagati. Le immagini acquisite nel corso delle indagini e le altre verifiche non basterebbero, infatti, ad identificare con certezza gli autori dei blocchi stradali e degli altri reati contestati.

Nel mirino degli investigatori erano finiti quattro episodi distinti. Tutti frutto della stessa tensione che lo scorso inverno investì l’intera isola senza risparmiare il territorio ogliastrino. Allora, tra un’assemblea e l’altra, il movimento, dopo aver chiamato a raccolta centinaia di allevatori e le loro famiglie, si riversò nelle piazze e nelle strade per chiedere (senza ottenerlo) l’aumento del prezzo del latte fermo a poco più di 60 centesimi a litro.

L’episodio più eclatante, quello che portò la Procura ogliastrina ad iscrivere nel registro degli indagati sei allevatori, si verificò nella notte tra l’11 e il 12 febbraio. In quell’occasione una trentina di pastori arrivati ad Arbatax da tutta l’Ogliastra decisero di presidiare il porto dove era attraccato il traghetto della Tirrenia pronto a mollare gli ormeggi per dirigersi a Civitavecchia. Qualcuno poi pensò di mettere di traverso un’auto al cancello d’ingresso per rallentare gli imbarchi. Obiettivo raggiunto, alla presenza di due volanti dei carabinieri, una della polizia e la presenza degli uomini del Circomare di Arbatax, e che ebbe una forte eco mediatica ma anche un pesante risvolto giudiziario.

Per quell’azione dimostrativa, maturata e realizzata nel vivo delle proteste, ai sei pastori venne contestato il reato di blocco stradale, un reato appena reintrodotto dal decreto sicurezza voluto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Le altre inchieste riguardarono fatti avvenuti a cavallo tra febbraio e marzo a Lotzorai, Villagrande Strisaili e Tertenia. Nel primo caso un manipolo di persone a volto coperto fermò un’autocisterna che trasportava latte, negli altri due si trattò di blocchi stradali, rispettivamente lungo la statale 389 e l’Orientale sarda. La decisione della Procura ogliastrina guidata da Biagio Mazzeo è in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nelle altre parti della Sardegna.

A Nuoro, ad esempio, il 7 gennaio si svolgerà un prima udienza tecnica sulla richiesta di proroga di indagini formulata dalla Procura per gli allevatori iscritti nel registro degli indagati in seguito alle proteste avvenute a Lula lo scorso 13 febbraio. Nella provincia sono circa 50 gli indagati suddivisi in diversi procedimenti penali per blocco stradale e partecipazione a manifestazioni non autorizzata mentre nell’isola il numero degli indagati ha raggiunto il numero di 642. Dopo le manifestazioni lungo le strade sarde la magistratura ha ipotizzato che le proteste fossero andate oltre al fatto di versare per terra il latte. Il prezzo del latte non è salito quanto era stato annunciato e sono rimasti le inchieste e gli strascichi giudiziari.

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