La Nuova Sardegna

Vella: Sardegna da riaprire ma regole chiare per i turisti

di Silvia Sanna
Vella: Sardegna da riaprire ma regole chiare per i turisti

Il virologo e componente del Comitato scientifico sposa la linea della Regione «Giusto riavviare alcune attività subito. Da giugno sì al “visto” per chi arriva»

30 aprile 2020
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wSASSARI. Fa una premessa al lungo ragionamento: «La Sardegna deve riaprire altrimenti morirà». E poi: «Il turismo fa parte del dna dell’isola, della sua storia, della sua economia. Per questo bisogna creare le condizioni per favorire la stagione turistica». Stefano Vella, virologo e scienziato, componente del Comitato tecnico scientifico nominato dalla Regione per affrontare l’emergenza Covid-19, sposa la linea di Solinas sulla fase 2 anticipata rispetto a quella prevista dal decreto Conte ma fa una «fondamentale distinzione tra le riaperture interne, nel mese di maggio, e ciò che avverrà dopo, dal 1 giugno in poi con la ripartenza di porti e aeroporti e l’isola che si riapre verso l’esterno. In questa fase l’attenzione dovrà essere massima e i controlli rigorosissimi».

Professor Vella, andiamo con ordine. La Regione vuole anticipare le riaperture e garantire da subito una maggiore libertà di circolazione ai cittadini. Decisione giusta o avventata?

«Giusta e condivisa dal Comitato scientifico di cui faccio parte. È doveroso provare a ripartire perché i contagi sono quasi a zero, la situazione si è stabilizzata anche a Sassari e i sardi si sono comportati benissimo rispettando le nuove regole. Con tutte le precauzioni, a iniziare dall’utilizzo delle mascherine e dal distanziamento, la ripartenza delle attività economiche, soprattutto quelle all’aperto, può solo fare bene all’economia della Sardegna».

Il governo nazionale invece giudica un azzardo le riaperture anticipate, il ministro Boccia l’ha ribadito ai presidenti delle Regioni. Che fare?

«Resistere, opporsi e fare valere nel caso della Sardegna la propria autonomia. È corretto pensare a un calendario di riaperture differenziate sulla base delle diverse situazioni territoriali. Nel caso dell’isola non ho dubbi che una riapertura “interna” funzionerà, a preoccuparmi è quello che potrebbe accadere dopo».

Che cosa la preoccupa?

«I miei timori sono legati alle riaperture verso l’esterno, alla ripartenza degli aeroporti e dei porti e della stagione turistica. Accadrà tra un mese, bisogna prepararsi bene e non lasciare nulla al caso. Questo virus è una bestia, ci mette un soffio a diffondersi».

Come ci si può tutelare?

«Servono controlli sugli arrivi e questo sarà possibile solo se la Sardegna manterrà la richiesta di ingresso e la facoltà di autorizzarlo o meno»

Una specie di visto?

«Si. Tutti i turisti, da qualunque parte d’Italia e del mondo, dovranno presentare la richiesta, indicando la data di arrivo, il luogo di pernottamento e la durata della vacanza. Inoltre dovranno accettare di fare un tampone nei giorni immediatamente precedenti alla partenza e di sottoporsi a un nuovo test all’arrivo».

Dove e come verrebbero fatti i controlli?

«Questo è il punto. La Regione deve dotarsi di piattaforme per eseguire i test nei punti di arrivo e anche di 5 o 6 strutture nelle immediate vicinanze dove fare le analisi. Penso a zone strategiche dal punto di vista del turismo come Olbia, Sassari, Alghero, la costa cagliaritana».

Quindi il turista arriva, fa il test e poi prosegue verso la sua destinazione. E se l’esito delle analisi dovesse essere positivo?

«Lo stesso turista, nel presentare richiesta di ingresso, avrà accettato di essere tracciato nei suoi spostamenti attraverso l’app della Regione. Che, sottolineo, è complementare rispetto all’applicazione nazionale chiamata Immuni. In questo modo il turista positivo al virus sarà immediatamente localizzato e isolato. E potranno essere fatte le verifiche su tutte le persone con cui è entrato in contatto da quando ha messo piede in Sardegna».

Un eventuale turista positivo come sarà isolato?

«In presenza di sintomi e di un quadro clinico preoccupante andrà in una struttura ospedaliera. Se fosse invece positivo ma asintomatico dovrà essere accolto in apposita struttura extraospedaliera individuata nel territorio proprio per non caricare i presìdi sanitari. È fondamentale che il territorio sia capace di dare risposte in tempi rapidi per arginare i focolai che potrebbero presentarsi».

Il calendario corre, la stagione è dietro l’angolo. Si farà in tempo?

«Dobbiamo farcela. È l’unica possibilità perché la Sardegna continui a essere una meta turistica importante come è sempre stata ma anche e per offrire a chi arriva la garanzia di una vacanza in un’isola pulita, Covid free».

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