SASSARI. Da una parte il Governo, dall’altra la Regione, a rimbalzarsi le colpe dei ritardi nell’erogazione della cassa integrazione. In mezzo, i lavoratori rimasti a casa per le conseguenze economiche del coronavirus, ad aspettare un aiuto che non arriva. Il duello sta lasciando vittime sul campo. Vittime innocenti. E i colpevoli chi sono? La sottosegretaria Todde nelle ultime settimane, anche in un’intervista a La Nuova, ha addossato la responsabilità dei ritardi alla Regione che avrebbe inviato le pratiche in ritardo.
L’assessora Alessandra Zedda dovrebbe rispondere oggi 6 maggio alle accuse, ma chi si occupa del lavoro di istruzione delle pratiche assolve la Regione: «La vera responsabilità di questa situazione è da ricercare nelle procedure per la cassa integrazione a livello nazionale»: chi parla è Marco Fenza, coordinatore regionale della Consulta dei consulenti del lavoro. Secondo Fenza il quadro normativo è troppo complesso per essere in grado di assicurare risposte in tempi rapidi: «Abbiamo quattro o cinque tipi di cassa integrazione, di ammortizzatori sociali».
Una sorta di imbuto nel quale confluiscono gli sforzi di chi in queste settimane a lavorato sodo senza badare a orari e feste. Un imbuto che rallenta tutto. Però resta il nodo di un numero di istanze inferiore a quelle presentate da altre Regioni. «È vero, in Sardegna con la Cassa integrazione in deroga siamo qualche giorno in ritardo - spiega Marco Fenza - ma io credo che sia stato saggio fare un lavoro preliminare che punta sulla telematica. Sono certo che tra una settimana-10 giorni saremo in una situazione di vantaggio rispetto a altre Regioni che ora ci stanno davanti».
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