La Nuova Sardegna

Nell’estate al covid hotel pochi turisti e tanti sardi

di Claudio Zoccheddu
Nell’estate al covid hotel pochi turisti e tanti sardi

Tra gli ospiti 9 su 10 sono residenti. Vaccini, l’isola raggiunge quota due milioni

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SASSARI. Non tutti gli hotel sono uguali. E in questi sarebbe meglio non finirci. Neanche per sbaglio. Non per il servizio, ottimo secondo la gran parte delle “recensioni” degli ospiti, ma perché il soggiorno non è sinonimo di vacanza quanto piuttosto di degenza. I due covid hotel dell’isola, il Montiruju di Santa Maria Coghinas e il Mistral 1 di Oristano, hanno avuto un momento di difficoltà, quando i contagi nell’isola hanno ricominciato a crescere in maniera esponenziale, al punto che l’Ats ha iniziato a cercare nuove strutture, ma ora sono lontani dall’overbooking che sembrava materializzarsi appena due settimane fa.

Eppure la singolarità della questione è più che altro la provenienza degli ospiti. Con l’isola affollata da turisti, il pensiero comune vorrebbe che i covid hotel, cioè le strutture messe a disposizione dalla Regione a cui non ha la possibilità di trascorrere una serena quarantena in isolamento, fossero zeppi di turisti. E invece, è l’esatto contrario: 9 ospiti su 10 sono sardi. O, meglio, residenti. Il motivo? Il vaccino. La gran parte dei turisti che scorrazzano sull’isola è vaccinata, anche con la seconda dose, e dunque meno esposta al virus. Diverso il discorso per i residenti, nonostante 900mila sardi abbiano ormai completato il percorso vaccinale e l’isola abbia tagliato il traguardo delle due milioni di dosi inoculate.

Covid hotel. Il quadro della situazione lo presenta il commissario di Ares-Ats, Massimo Temussi: «Le strutture stanno funzionando bene e in questi giorni non stati segnalati problemi particolari, anzi – spiega Temussi –. In realtà solo il covid hotel di Oristano, circa due settimane fa, era quasi pieno ma grazie al rapido turn over dei pazienti l’allarme è rientrato. Al momento abbiamo sette stanze libere nel covid hotel di Santa Maria Coghinas e dieci in quello di Oristano. Anche perché capita che tra i ricoverati ci siano persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino e che quindi hanno una degenza meno complicata e spesso molto più rapida». L’ideale, a scanso di equivoci dettati da emergenze improvvise, sarebbe aumentare la disponibilità di posti letto: «In realtà ci abbiamo provato in tutti modi – continua Temussi – ma in un piena estate è davvero complicato trovare un albergo che garantisce una tariffa di 66 euro al giorno, pasti inclusi. Non si trovano posti simili ed in un certo qual senso è anche comprensibile perché il settore turistico ha subito gravi perdite e in numeri di questa stagione possono garantire un’importante mano d’aiuto. Si può dire che le condizioni di mercato non sono favorevoli». A questo punto è una fortuna che le due strutture aperte non abbiano fatto marcia indietro: «Loro erano già esposti ma non posso fare altro che ringraziarli per aver deciso di continuare. E adesso non sarebbe male trovare una struttura disponibile nell’area di Cagliari, cosa che purtroppo manca. Sulla provenienza degli ospiti, Temussi è abbastanza sintetico: «La grande maggioranza sono pazienti residenti in Sardegna: tra gli ospiti dei covid hotel 9 su 10 sono sardi. Più o meno come nei ricoveri ospedalieri, dove il 94 per cento è residente in Sardegna».

Quota due milioni. L’isola ha raggiunto i 2 milioni di dosi di vaccino somministrate: 1.098.000 le prime dosi, mentre 902mila persone hanno completato il ciclo con prima e seconda dose. «Numeri significativi per noi – commenta il governatore Christian Solinas –. Siamo vicini all’obiettivo di somministrare almeno le prime dosi a tutti coloro che vogliono sottoporsi al vaccino e ben presto avremo raggiunto la maggior parte dei cittadini sardi. Considerando che le persone vaccinabili dell'isola sono 1.226.441 e che l'8,26 per cento della popolazione ha meno di 12 anni, l'obiettivo di raggiungere tutti i sardi con una prima dose è ormai molto vicino – assicura il presidente –. Quanto ai ragazzi dai 12-18 anni, Solinas annuncia che sono state “attivate fasce orarie dedicate in tutti gli hub, così da favorire l'accesso e rendere rapido il ritorno alle normali attività”.

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