Covid, si accende lo scontro sulle terapie domiciliari
Salvatore Santoni
Polemica sul protocollo non validato dal ministero e suggerito dall’assessorato
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SASSARI. Da una parte c’è la stragrande maggioranza dei camici bianchi sardi, dall’altra quelli che i protocolli li hanno scritti di loro pugno. Al centro della contesa c’è la discussa terapia domiciliare per i malati di Covid che ora rischia di finire a colpi di querele.
Il caso è nato dopo che l’assessorato regionale alla Sanità ha incautamente inviato il protocollo via mail ai medici di famiglia, che già nei giorni scorsi avevano scritto alla Regione e al commissario dell’Ats chiedendo lumi, dato che l’attivazione è stata annunciata con un messaggio inviato sulle mail aziendali dei loro colleghi.
La polemica. Domenica sera circa 3mila persone hanno partecipato a una conferenza territoriale per le cure domiciliari precoci che si è tenuta a Livorno, in Toscana. Durante l’incontro è emersa la polemica relativa al protocollo della Sardegna, che ha deciso di inviare ai medici di famiglia lo schema terapeutico proposto dal Comitato cura domiciliare Covid-19, presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi. «Abbiamo appreso con stupore – ha detto il presidente – la reazione incomprensibile dei sindacati di medicina generale, in particolare Fimmg, che ha addirittura definito “sedicenti medici” i professionisti che lavorano nel nostro gruppo, così come tutta l’organizzazione, definizione inaccettabile per la quale prenderemo necessariamente provvedimenti, depositando denuncia querela presso la competente Procura della Repubblica». Il presidente del Comitato ha poi aggiunto: «Ci accusano di ogni sorta di malefatte, dall’essere degli stregoni, dei bugiardi e persino una setta, segno di chi non ha argomentazioni di alcun genere, oppure di proporre cure senza fondamento scientifico, ma gli studi ci sono, e non sono pochi, oltre al fatto che quelli italiani sono in via di definizione».
Ordini in campo. A dare manforte ai colleghi di medicina generale è arrivata la netta presa di posizione da parte degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri delle province di Cagliari e Oristano, che si sono mossi dopo aver ricevuto una valanga di segnalazioni, anche da parte dei pediatri di libera scelta. In quelle segnalazioni i medici di famiglia hanno evidenziato i protocolli non solo non corrispondono alle linee guida sulle cure domiciliari pubblicate ad aprile 2021 sulla pagina istituzionale del ministero ma consistono in un verbale anonimo di un incontro in videoconferenza tenutosi in data imprecisata tra il Comitato cura domiciliare Covid-19 e la Regione, e in una relazione contenente indicazioni terapeutiche elaborate dal gruppo privato.
«Sconcertati». I medici non hanno preso molto bene il comportamento della Regione e dell’apparato sanitario regionale. «La non aderenza alle linee guida ministeriali – si legge in una nota congiunta dei due ordini professionali – l’utilizzo off-label di alcuni farmaci, l’inefficacia di altri come la letteratura scientifica sta certificando, nonché il carattere irrituale dell’invio e dei contenuti della comunicazione, salvo poi in seconda battuta specificare che il tutto aveva un carattere divulgativo e di certo non impositivo, hanno creato sconcerto non solo tra i destinatari, ma anche nell’intera comunità medica che gli ordini rappresentano».
«Vaccino unica arma». I due ordini dei medici sardi sono convinti che la la ricetta per evitare situazioni di questo tipo è una sola: parlarne prima. «Sarebbe opportuno – continua il comunicato – che iniziative di questo genere scaturissero da un serio confronto con i medici che, da quando è esplosa la pandemia a tutt’oggi, operano nel territorio e negli ospedali per fornire terapie e cure agli affetti da Covid-19, e con gli ordini sempre disponibili a fornire un fattivo contributo e garanti nei confronti dei cittadini». «Preme ricordare – conclude la nota – che i malati si curano con le terapie riconosciute valide dalla comunità scientifica e che, in questo momento, l’unica arma efficace per prevenire ulteriori contagi è la vaccinazione di massa supportata dalle misure di prevenzione individuale e comportamentali».
Il caso è nato dopo che l’assessorato regionale alla Sanità ha incautamente inviato il protocollo via mail ai medici di famiglia, che già nei giorni scorsi avevano scritto alla Regione e al commissario dell’Ats chiedendo lumi, dato che l’attivazione è stata annunciata con un messaggio inviato sulle mail aziendali dei loro colleghi.
La polemica. Domenica sera circa 3mila persone hanno partecipato a una conferenza territoriale per le cure domiciliari precoci che si è tenuta a Livorno, in Toscana. Durante l’incontro è emersa la polemica relativa al protocollo della Sardegna, che ha deciso di inviare ai medici di famiglia lo schema terapeutico proposto dal Comitato cura domiciliare Covid-19, presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi. «Abbiamo appreso con stupore – ha detto il presidente – la reazione incomprensibile dei sindacati di medicina generale, in particolare Fimmg, che ha addirittura definito “sedicenti medici” i professionisti che lavorano nel nostro gruppo, così come tutta l’organizzazione, definizione inaccettabile per la quale prenderemo necessariamente provvedimenti, depositando denuncia querela presso la competente Procura della Repubblica». Il presidente del Comitato ha poi aggiunto: «Ci accusano di ogni sorta di malefatte, dall’essere degli stregoni, dei bugiardi e persino una setta, segno di chi non ha argomentazioni di alcun genere, oppure di proporre cure senza fondamento scientifico, ma gli studi ci sono, e non sono pochi, oltre al fatto che quelli italiani sono in via di definizione».
Ordini in campo. A dare manforte ai colleghi di medicina generale è arrivata la netta presa di posizione da parte degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri delle province di Cagliari e Oristano, che si sono mossi dopo aver ricevuto una valanga di segnalazioni, anche da parte dei pediatri di libera scelta. In quelle segnalazioni i medici di famiglia hanno evidenziato i protocolli non solo non corrispondono alle linee guida sulle cure domiciliari pubblicate ad aprile 2021 sulla pagina istituzionale del ministero ma consistono in un verbale anonimo di un incontro in videoconferenza tenutosi in data imprecisata tra il Comitato cura domiciliare Covid-19 e la Regione, e in una relazione contenente indicazioni terapeutiche elaborate dal gruppo privato.
«Sconcertati». I medici non hanno preso molto bene il comportamento della Regione e dell’apparato sanitario regionale. «La non aderenza alle linee guida ministeriali – si legge in una nota congiunta dei due ordini professionali – l’utilizzo off-label di alcuni farmaci, l’inefficacia di altri come la letteratura scientifica sta certificando, nonché il carattere irrituale dell’invio e dei contenuti della comunicazione, salvo poi in seconda battuta specificare che il tutto aveva un carattere divulgativo e di certo non impositivo, hanno creato sconcerto non solo tra i destinatari, ma anche nell’intera comunità medica che gli ordini rappresentano».
«Vaccino unica arma». I due ordini dei medici sardi sono convinti che la la ricetta per evitare situazioni di questo tipo è una sola: parlarne prima. «Sarebbe opportuno – continua il comunicato – che iniziative di questo genere scaturissero da un serio confronto con i medici che, da quando è esplosa la pandemia a tutt’oggi, operano nel territorio e negli ospedali per fornire terapie e cure agli affetti da Covid-19, e con gli ordini sempre disponibili a fornire un fattivo contributo e garanti nei confronti dei cittadini». «Preme ricordare – conclude la nota – che i malati si curano con le terapie riconosciute valide dalla comunità scientifica e che, in questo momento, l’unica arma efficace per prevenire ulteriori contagi è la vaccinazione di massa supportata dalle misure di prevenzione individuale e comportamentali».