La Nuova Sardegna

Elena e Penelope, due donne mitiche diventate simbolo

di Andrea Arru*
Elena e Penelope, due donne mitiche diventate simbolo

Elena e Penelope, due donne, due storie, due femminilità diverse. Benché nate nella Grecia maschilista e patriarcale del V –IV secolo a.C., non hanno vissuto in una condizione di sottomissione all’uom...

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Elena e Penelope, due donne, due storie, due femminilità diverse. Benché nate nella Grecia maschilista e patriarcale del V –IV secolo a.C., non hanno vissuto in una condizione di sottomissione all’uomo. Al contrario, hanno dominato gli uomini, l’una con la bellezza e l’infedeltà coniugale, l’altra con la furbizia e la fedeltà coniugale. Da personaggi dei massimi poemi omerici, specchio di un’età arcaica caratterizzata dalla figura degli eroi, sono diventate, nel mondo contemporaneo, simbolo della donna traditrice e della donna devota.

Nell’Iliade, Elena è la bellissima moglie di Menelao, re di Sparta, rapita da Paride che la conduce a Troia per sposarla, facendo scatenare così la guerra di Troia. Supponiamo che Elena sia stata rapita da Paride con la forza o che, spinta dall’impulso amoroso, si sia innamorata del troiano tanto da fuggire con lui. Nella prima ipotesi, sarebbe stata la sua bellezza incolpevole a dominare e sedurre Paride, tanto da spingerlo ad allontanarla con la violenza dal marito Menelao. Nella seconda ipotesi, l’amore travolgente di Elena nei confronti del troiano lo avrebbe dominato così tanto da fuggire insieme a lei, colpevole di tradire Menelao ma per amore di un altro uomo. Pertanto, Elena appare sempre vincente. Infatti, se fosse stata rapita con la forza, sarebbe una vittima, responsabile solo di essere troppo bella e seducente. Se, invece, si fosse innamorata di Paride, sarebbe una donna che, pur tradendo lo sposo, avrebbe seguito il suo cuore, quindi sarebbe una dominatrice dell’intrigo amoroso. Allora, come nell’ “Encomio di Elena” del filosofo Gorgia, bisogna andare controcorrente e difendere Elena affermando che non ha commesso alcun errore e che deve essere liberata dallo stereotipo di donna infedele e seduttrice. Infatti, o è stata oggetto del desiderio, o è stata comunque fedele al sentimento dell’amore, seppure ricambiato da Paride.

In realtà, in età arcaica come ai nostri giorni, nessun uomo vorrebbe accanto una donna che finge di amarlo, ma che è innamorata di un altro uomo. Meglio perdere un amore se non è sincero.

Nell’Odissea, Penelope, regina di Itaca, è la fedele sposa di Ulisse partito per la guerra di Troia. Per vent’anni ha atteso il ritorno del marito respingendo le domande di matrimonio dei Proci, nobili pretendenti alla sua mano, grazie allo stratagemma della tela. Di giorno tesseva il sudario per Laerte, padre di Ulisse, mentre di notte lo disfaceva, avendo promesso ai proci che avrebbe scelto il futuro marito al termine del lavoro.

Penelope rappresenta la fedeltà al coniuge lontano. Anche Penelope appare vincente e dominatrice. È riuscita ad ingannare i Proci, dominandoli con la sua furbizia. Per anni, fino al ricongiungimento con lo sposo, ha dominato il cuore di Ulisse che, pur tradendola con altre donne, ha sempre aspirato a ritornare in patria da lei. Penelope, quindi, rappresenta l'ideale della donna da amare. È un vero e proprio modello di comportamento femminile a cui ogni uomo aspira. In lei, regina, sono riunite la bellezza, la fedeltà e la furbizia. Penelope ha aspettato l’uomo che amava senza mai dubitare del suo amore. Penelope rappresenta “un porto sicuro” in cui approdare sempre, dopo avere affrontato le tempeste della vita. Anche in epoca attuale Penelope sarebbe la donna ideale da sposare perché trasmette sicurezza al suo uomo, così da rafforzargli tutte le debolezze. Perciò, Penelope non deve essere liberata dallo stereotipo di donna fedele e devota.

*Andrea frequenta il liceo Azuni a Sassari



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