Quella rosa sul marciapiede una carezza al padre eroe
di Gianni Bazzoni
Un gesto anonimo dopo il massacro di sabato in via Principessa Giovanna
01 marzo 2022
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PORTO TORRES. Una rosa rossa accanto a un lumicino in via Principessa Giovanna, in quell’angolo di marciapiede dove un padre ha perso la vita per difendere la moglie e la figlia che ora lottano disperatamente per la vita in ospedale. Tutti massacrati a colpi di accetta da Fulvio Baule, il muratore 40enne di Ploaghe ora in carcere a Bancali con le accuse di omicidio aggravato e duplice tentato omicidio.
È un segno semplice, un atto di rispetto nei confronti di un poliziotto che non ha mai smesso di esserlo, anche se ormai era in congedo da parecchio. Basilio Saladdino, 75 anni, è morto lì sabato sera all’ora del telegiornale. Lui era in casa, aveva già messo il pigiama e le pantofole, aspettava le ultime notizie sulla guerra che sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo. E Basilio si era sistemato in poltrona. Lui che si interessava sempre di tutto non poteva stare indifferente di fronte a quella esplosione di violenza che aveva condannato senza esitazione nelle discussioni in famiglia e con gli amici. Ma aveva anche un’altra preoccupazione, Basilio. Quella del genero - con il quale i rapporti erano tutt’altro che buoni da mesi - che ancora non si era presentato per riportare a casa i nipotini di un anno, i gemellini figli di Ilaria e di Fulvio Baule. Sabato era una delle giornate in cui il giudice aveva disposto che il padre potesse vederli e tenerli con sé per poi riportarli a Porto Torres. Una decisione stabilita dopo la separazione cominciata mesi fa, segnata da una crisi crescente e ufficializzata negli atti da poco più di una settimana.
Per questo è rimasto attento, uno sguardo alla tv e l’interesse rivolto all’esterno dove Ilaria era scesa per aspettare l’arrivo dell’ex marito con i bambini.
Alle 20,30 la situazione è precipitata, tutto nello spazio di pochi minuti. La lite furibonda di fronte all’ennesima discussione sull’affidamento dei figli (decisa dal giudice e apparentemente accettata anche da Fulvio Baule), sul mancato rispetto degli orari. Su cose vecchie che ormai non avevano più ragione di esistere ma che in determinate relazioni che finiscono assumono proporzioni non più gestibili senza aiuti adeguati.
Dalle parole alle botte. Fulvio Baule ha cominciato a picchiare la ex moglie che ha provato a contenerne la reazione, preoccupata soprattutto per i due bimbi sistemati nel passeggino azzurro. A quel punto la gente si è affacciata alle finestre in via Principessa Giovanna, Basilio Saladdino è saltato dalla poltrona, ha intuito che questa volta la situazione era molto più grave, che non era una banale lite e che bisognava intervenire subito. Non c’era tempo per cambiarsi o per fare altro.
È sceso lungo le scale di corsa, come farebbe un poliziotto di fronte a una emergenza e ha percorso pochi metri. Si è messo tra la figlia e il genero, ha immaginato che potesse finire così, senza ulteriori conseguenze. Due voci, l’ennesimo richiamo, la pretesa di essere lasciati in pace. Nell’interesse di tutti, prima fra tutti quello dei gemellini.
Invece no, Fulvio Baule - secondo i testimoni - ha continuato a colpire anche il suocero. I due sono finiti a terra. Il muratore a quel punto si è rialzato, è corso verso la Punto Bianca che aveva lasciato sul ciglio della strada e ha aperto il cofano del bagagliaio. Ha frugato nella cassetta degli attrezzi e ha impugnato l’accetta.
Il resto è un film dell’orrore. Scene mai viste, neppure da militari che hanno fatto missioni all’estero e in zone di guerra dove accade di tutto. Più colpi alle spalle e alla testa, sangue ovunque. Una esecuzione che si consuma in pochi secondi. Così è morto Basilio Saladdino, da poliziotto, da padre che ha provato con tutte le forze a difendere la moglie Caterina Mancusa e la figlia Ilaria da una furia incontenibile. Un folle completamente fuori controllo.
Le sue due donne in ospedale in condizioni gravissime: la più grave è Caterina Mancusa, devastanti le lesioni alla testa. Stazionaria, nella gravità, la situazione di Ilaria Saladdino. Davanti a quella rosa e al lumicino, in via Principessa Giovanna la gente passa e si fa il segno della croce. Per Basilio, Caterina e Ilaria: padre, madre e figlia-mamma coraggiosi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
È un segno semplice, un atto di rispetto nei confronti di un poliziotto che non ha mai smesso di esserlo, anche se ormai era in congedo da parecchio. Basilio Saladdino, 75 anni, è morto lì sabato sera all’ora del telegiornale. Lui era in casa, aveva già messo il pigiama e le pantofole, aspettava le ultime notizie sulla guerra che sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo. E Basilio si era sistemato in poltrona. Lui che si interessava sempre di tutto non poteva stare indifferente di fronte a quella esplosione di violenza che aveva condannato senza esitazione nelle discussioni in famiglia e con gli amici. Ma aveva anche un’altra preoccupazione, Basilio. Quella del genero - con il quale i rapporti erano tutt’altro che buoni da mesi - che ancora non si era presentato per riportare a casa i nipotini di un anno, i gemellini figli di Ilaria e di Fulvio Baule. Sabato era una delle giornate in cui il giudice aveva disposto che il padre potesse vederli e tenerli con sé per poi riportarli a Porto Torres. Una decisione stabilita dopo la separazione cominciata mesi fa, segnata da una crisi crescente e ufficializzata negli atti da poco più di una settimana.
Per questo è rimasto attento, uno sguardo alla tv e l’interesse rivolto all’esterno dove Ilaria era scesa per aspettare l’arrivo dell’ex marito con i bambini.
Alle 20,30 la situazione è precipitata, tutto nello spazio di pochi minuti. La lite furibonda di fronte all’ennesima discussione sull’affidamento dei figli (decisa dal giudice e apparentemente accettata anche da Fulvio Baule), sul mancato rispetto degli orari. Su cose vecchie che ormai non avevano più ragione di esistere ma che in determinate relazioni che finiscono assumono proporzioni non più gestibili senza aiuti adeguati.
Dalle parole alle botte. Fulvio Baule ha cominciato a picchiare la ex moglie che ha provato a contenerne la reazione, preoccupata soprattutto per i due bimbi sistemati nel passeggino azzurro. A quel punto la gente si è affacciata alle finestre in via Principessa Giovanna, Basilio Saladdino è saltato dalla poltrona, ha intuito che questa volta la situazione era molto più grave, che non era una banale lite e che bisognava intervenire subito. Non c’era tempo per cambiarsi o per fare altro.
È sceso lungo le scale di corsa, come farebbe un poliziotto di fronte a una emergenza e ha percorso pochi metri. Si è messo tra la figlia e il genero, ha immaginato che potesse finire così, senza ulteriori conseguenze. Due voci, l’ennesimo richiamo, la pretesa di essere lasciati in pace. Nell’interesse di tutti, prima fra tutti quello dei gemellini.
Invece no, Fulvio Baule - secondo i testimoni - ha continuato a colpire anche il suocero. I due sono finiti a terra. Il muratore a quel punto si è rialzato, è corso verso la Punto Bianca che aveva lasciato sul ciglio della strada e ha aperto il cofano del bagagliaio. Ha frugato nella cassetta degli attrezzi e ha impugnato l’accetta.
Il resto è un film dell’orrore. Scene mai viste, neppure da militari che hanno fatto missioni all’estero e in zone di guerra dove accade di tutto. Più colpi alle spalle e alla testa, sangue ovunque. Una esecuzione che si consuma in pochi secondi. Così è morto Basilio Saladdino, da poliziotto, da padre che ha provato con tutte le forze a difendere la moglie Caterina Mancusa e la figlia Ilaria da una furia incontenibile. Un folle completamente fuori controllo.
Le sue due donne in ospedale in condizioni gravissime: la più grave è Caterina Mancusa, devastanti le lesioni alla testa. Stazionaria, nella gravità, la situazione di Ilaria Saladdino. Davanti a quella rosa e al lumicino, in via Principessa Giovanna la gente passa e si fa il segno della croce. Per Basilio, Caterina e Ilaria: padre, madre e figlia-mamma coraggiosi.
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