La Nuova Sardegna

Il retroscena

Gesam, nell’incendio è andato in fumo anche un affare da 11 milioni

Nadia Cossu
Gesam, nell’incendio è andato in fumo anche un affare da 11 milioni

La società di Truncu Reale era in vendita: firmato il preliminare e versato un acconto. Uno degli acquirenti sarebbe Federico Soro imprenditore nel campo delle rinnovabili 

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Sassari Nel terribile incendio che lo scorso 6 agosto ha colpito la “Gesam” non è stata distrutta soltanto una solida azienda che operava nel settore del riciclo di plastica, carta, vetro e alluminio. Ad andare in fumo è stato anche un affare da oltre undici milioni di euro.

La società del presidente Antonello Cesaraccio era infatti in vendita, con una trattativa già in fase avanzata considerato che due soci avevano firmato il preliminare di vendita ed era stato anche versato un corposo acconto. Ora ciò che resta di quell’accordo è un cumulo di macerie e un potenziale business che non ha fatto in tempo a germogliare. Uno dei soci che erano interessati all’acquisto sarebbe Federico Soro, un grosso e serio imprenditore nel campo delle energie rinnovabili, dell’industria farmaceutica e anche del settore rifiuti.

Una realtà, la Gesam, fondata nel 1998. Presidente Cesaraccio, amministratore delegato Romolo Tilocca, socio di minoranza e direttore tecnico Innocenzo Giannasi, più altri soci minori. Nel 2014 si era conclusa in corte d’appello (con la prescrizione) una tormentata vicenda giudiziaria che aveva coinvolto alcuni dirigenti della società nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Sassari per truffa aggravata ai danni dello Stato. Le contestazioni risalivano al 2002 quando erano stati erogati due milioni di euro di finanziamenti pubblici che per l’accusa erano stati ottenuti col raggiro. Il “caso Gesam” ebbe inizio nel 2004 con l’attività della polizia tributaria che eseguì una serie di controlli a campione sulle pratiche dei finanziamenti per il primo contratto d’area del triangolo Sassari, Alghero e Porto Torres. Il 18 dicembre del 2010, al termine di un lungo processo, il giudice monocratico aveva condannato gli imputati accogliendo la tesi del procuratore Gianni Caria su presunte incongruenze (sovrafatturazioni) tra le richieste di finanziamento presentate nel 2002 e le spese effettivamente sostenute dai soci.

Nel 2014 i giudici d’appello dichiararono prescritti i reati per tutti gli imputati. Ma in una fase precedente – ossia dopo il loro rinvio a giudizio – il Ministero aveva chiesto la restituzione del famoso finanziamento. La Gesam ricorse al Tar e vinse. Il provvedimento non fu impugnato dal Ministero. Dopo la sentenza di condanna in primo grado, però, lo stesso Ministero aveva richiesto indietro i due milioni di euro (diventati nel frattempo cinque) e il tribunale amministrativo gli aveva dato ragione. A quel punto la Gesam aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato che un anno dopo, a marzo del 2015, lo aveva respinto condannando la società a restituire i soldi.

Ora l’incendio – doloso – ha distrutto tutto: capannoni, macchinari e anche numerose famiglie... Perché certamente il dramma più grande è quello di chi ha perso un marito, un padre, un fratello. Poi ci sono gli operai dell’azienda che non hanno più un lavoro né, di conseguenza, mezzi di sostentamento per sè e per i propri familiari. Esattamente un mese fa Sassari e alcuni comuni vicini piombavano nell’incubo inquinamento. Plastica e altri rifiuti, tonnellate di combustibile inesauribile erano finiti nel rogo che aveva sprigionato una nube nera visibile a chilometri di distanza. Le operazioni di spegnimento erano durate tutta la notte e per giorni erano andate avanti le operazioni di bonifica nel tentativo di porre rimedio a quel terribile sfregio all’ambiente e alla salute delle persone.

Ieri mattina, intanto, i carabinieri del Noe hanno acquisito sia il contratto preliminare di vendita che la polizza assicurativa. Documentazione che verrà analizzata nelle prossime ore per valutare la sussistenza di eventuali margini di risarcimento.


 

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