Viaggio nelle carceri della Sardegna: «Qui l’isolamento vale triplo»
Il rapporto dell’osservatorio Antigone, in visita in queste settimane nelle strutture sarde
Olbia Dopo la morte di due detenute nel carcere di Torino, avvenuta nei giorni scorsi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha lanciato una proposta: ospitare detenuti da reati minori in caserme dismesse, per diminuire il sovraffollamento, e potenziare l’organico della polizia penitenziaria. Intervenuto sulla questione, il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, ha portato l’attenzione semmai sul bisogno di «aumentare i rapporti del carcere con l’esterno» e di «una vita più dignitosa aumentando le relazioni affettive per i detenuti».
Osservatorio In quale stato versano le carceri sarde? L’associazione Antigone lo racconta attraverso un resoconto del viaggio che comincia con un passo tratto dalle lettere dal carcere di Antonio Gramsci. Il suggerimento lo dà il paese di Ales, attraversato in direzione di Isili per far visita alla sua colonia penale. Patrizio Gonnella e Susanna Marietti sono presidente e coordinatrice dell’associazione Antigone e da un paio di settimane stanno girando l’isola per valutare le condizioni di detenzione nelle carceri. Antigone lo fa da 25 anni per stilare annualmente un rapporto generale. Ma anche uno specifico dopo ogni sopralluogo, con i parametri oggettivi della struttura e dei detenuti e con le impressioni. Spunti per migliorare la vita dietro le alte mura grigie.
Antigone in Sardegna Il presidente Gonnella fa il punto sugli istituti finora esaminati: le colonie penali di Is Arenas ad Arbus, Isili e Mamone a Onanì, il carcere di alta sicurezza di Nuchis. Note positive: «Su tutte, direi il tasso di sovraffollamento minore rispetto al continente». Si parla di circa 2.000 detenuti per una capienza massima di 2.500 posti letto in tutti i 10 istituti isolani. Nella prima delle tappe sarde sulle pagine del Manifesto (un bel focus su un giornale che però non esce nell’isola in forma cartacea), dopo la visita a Nuchis, il reportage si intitolava: "In Sardegna l’isolamento del detenuto vale triplo". Oltre alla lontananza dalla libertà data dalla condanna si sommano «la lontananza dai centri abitati e dunque dall’opportunità di interagire con la società civile – elenca Patrizio Gonnella – e per i detenuti non sardi, i colloqui in maniera fisica diventano sporadici per ovvi motivi pratici».
Salute mentale Dai rapporti online, i numeri di ore settimanali di psichiatri e psicologi sono pochissime se non zero. «La questione della salute psichica è fondamentale. A fronte di bisogni molto alti, la presenza di psichiatri è davvero bassa. Chi decide? Principalmente le Asl territoriali. Mi auguro la Regione investa – così Gonnella –, se c’è un luogo che ha bisogno di avere un servizio garantito è proprio il carcere. Abbiamo riscontrato casi di disagi e di diagnosi. Se non trattate, sono situazioni che portano anche a conflitti». Si aggiunge la salute fisica: «In un carcere ci è capitata l’assenza del dentista da sette mesi». Provare a immaginare il dolore, in una cella, protratto a lungo e senza possibilità di una visita.
Fanalino di coda Sulla gestione degli istituti detentivi, la Sardegna è, numericamente, ultima in Italia. Ci sono tre direttori per dieci carceri. «Significa che ognuno deve reggerne quantomeno tre. In questo modo è difficile poter gestire in maniera attiva la vita quotidiana di una struttura e dei suoi detenuti. Si è costretti a delegare e si creano vuoti gestionali». Una luce in fondo al tunnel c’è: «A novembre dovrebbero entrare in servizio a livello nazionale 57 nuovi direttori giovani. Si spera che alcuni di questi vengano destinati alla Sardegna».
Turismo sociale Peculiarità quasi tutta sarda è la colonia penale. Ne esistono sul territorio nazionale solo quattro, una è sull’isola di Gorgona, le altre qui: Is Arenas, Mamone e Isili. «Sono un modello che offre opportunità lavorative e sociali». Nell’articolo di qualche giorno fa lui e Susanna Marietti scrivevano: «Le tre colonie sarde che abbiamo visitato nei giorni scorsi meriterebbero di non essere censite solamente da Antigone ma anche da Slow food o dal Gambero rosso. Così come da Lonely planet, trattandosi si posti straordinari dal punto di vista paesaggistico che meriterebbero di divenire percorsi di turismo sociale». Sono modi a parte, sull’esempio di Mamone si parla di veri e propri paesi isolati dalle mura dove vive una piccola società che lavora, impara l’allevamento e l’agricoltura, si autosostiene. Spazi enormi e aperti in cui si è liberi di agire a contatto con gli animali e senza essere «marcati a uomo». Il patto è: «si guadagna libertà di movimento e aria aperta e si perde in termini di relazioni». Mamone dista 45 minuti da Siniscola, lontano da tutto e tutti.
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