Traffico di coca e marijuana e false perizie per i detenuti, gli orgolesi a capo di tutto
L’intervento di Cocco a favore di Mercurio: la droga lega i due mondi
Sassari Il 12 luglio del 2020 il medico Tomaso Cocco telefona a Giovanni Mercurio: i due devono vedersi a Nuoro per poi andare insieme, a bordo della stessa auto, a Fonni. Nel luglio dell’anno successivo lo stesso Cocco va tre volte nell’arco di 15 giorni a trovare Giovanni Mercurio nel carcere nuorese di Badu ’e Carros: qui l’ogliastrino è detenuto da gennaio, perché ritenuto il promotore di una associazione per delinquere dedita allo spaccio di droga e al traffico d’armi tra la Sardegna, la Toscana e la Corsica. Ma perché Tomaso Cocco va in carcere da Mercurio? Perché il detenuto è un suo amico e perché glielo ha chiesto la banda, o meglio il capo indiscusso Nicolò Cossu “Cioccolato”. È uno dei favori che si scambiano i componenti di quella che gli inquirenti considerano un’associazione di stampo mafioso. E questo favore – finalizzato a ottenere un’attenuazione della misura cautelare per Mercurio – origina anche l’unico momento in cui nel rapporto tra i due mondi paralleli – colletti bianchi e politica da una parte, professionisti del crimine dall’altra – si inserisce il tema della droga. Perché Mercurio è riconosciuto dalla banda come leader del narcotraffico, con un ruolo di primo piano anche nelle vicende che hanno portato agli arresti dell’operazione Monte Nuovo. Tomaso Cocco, che non è indagato per il traffico di droga, prova ad aiutare un componente del sodalizio. Ma per il resto ne rimane fuori: la parte della droga è gestita totalmente dall’altro “mondo” ed è guidata da due criminali di spessore: Nicolò Cossu e il braccio destro Tonino Crissantu. Orgolesi, amici, inseparabili. Sono loro a guidare le truppe e a raccordare i soldati che si muovono nei diversi territori – Orgosolo, Orotelli, il Goceano, l’Oristanese e Gergei – e a gestire il traffico interno ed esterno, verso il Piemonte e la Lombardia.
Droga a fiumi È una organizzazione strutturata su vari livelli e pensata – scrive il Gip Michele Contini – per durare nel tempo e “compiere una serie indeterminata di delitti della stessa specie, cessione e traffico di droga”, attraverso una netta divisione dei compiti e piena consapevolezza da parte di ciascuno di ciò che fa l’altro. Una organizzazione che punta a crescere nel tempo e che per farlo ha bisogno di due cose: i rifornimenti continui di droga da spacciare e i canali in cui distribuirla. Con differenti modalità: la marijuana – disponibile in quantità enormi in Sardegna – viene esportata nella Penisola, mentre la cocaina, in quantità certamente più ridotte, importata a beneficio del mercato sardo.
Le piantagioni Il primo fornitore della marijana è anche il capo della banda: Nicolò Cossu. “Cioccolato”, chiamato dai sodali anche “Fondente” e “Gianduiotto”, garantisce grandi quantità all’organizzazione. Droga che arrivava da Orgosolo, come si evince da una intercettazione in cui uno dei complici dice “dai paesi dei parenti di Mesina” . Cossu e Tonino Crissantu, nipote dell’ex latitante, fanno in modo che l’organizzazione non rimanga mai a secco. L’altro fornitore è Alessandro Arca, di Bono, che aveva trasformato il suo ovile in agro di Orotelli a deposito di stupefacenti. Qui vengono preparati i pacchi da inviare nel Nord Italia attraverso la collaborazione di Riccardo Mercuriu, spedizioniere di Mamoiada. Terzo fornitore di droga è Alessandro Rocca, di Orotelli, coinvolto anche nelle decisioni sulle spedizioni. Serafino Monni, di Orgosolo, curava invece le consegne dello stupefacente da Cossu-Crissantu al duo Arca-Rocca. Poi ci sono tutti gli altri, che ricevono la droga e la smistano e tengono i rapporti con gli acquirenti.
I provini della droga “È buono di sapore ma non dà in testa” : il “formaggio” – così chiamano la droga – non ha convinto gli acquirenti torinesi. Non tutto almeno, perché la banda aveva inviato un campione di tre tipi, proveniente da Orgosolo e dalle altre zone di raccolta. A non entusiasmare era stata quella fornita da Arca e Rocca “ quella nella busta più piccolina, da freezer”, “quella più economica”, dicono i due in una intercettazione. Il test andato male rischia di mandare a monte un’operazione che vale una montagna di soldi “gli ho sparato 3500 a chilo” e suscita la reazione furente di Nicolò Cossu che immediatamente convoca un summit: “Se non è buona non è buona... cosa gli dai, immondezza, gli dai?” La questione viene risolta con l’invio di solo “formaggio buono” cioè di provenienza orgolese.
Il primo blitz Dall’ovile in agro di Orotelli in uso ad Alessandro Arca i Carabinieri del paese tirano fuori 600 chili di marijuana. È il 16 maggio del 2022. Alla notizia dell’arresto del sodale, Rocca si precipita a bonificare l’auto in una officina a Illorai. Ci sono microspie, come già accaduto più volte a tanti componenti della banda. Ma, nonostante questo, l’attività non si ferma.