La Nuova Sardegna

La storia

La maestra Marisa Francescangeli: «Umiliata per due preghiere, qualcuno dovrà chiedere scusa»

di Silvia Sanna
La maestra Marisa Francescangeli: «Umiliata per due preghiere, qualcuno dovrà chiedere scusa»

Era stata sospesa dopo le proteste dei genitori: «Sono di nuovo con i miei alunni nella mia scuola. Ma l’Ave Maria non la recito più»

20 novembre 2023
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Sassari Potrebbe pregare insieme agli alunni di quinta, come faceva l’anno scorso con l’autorizzazione dei genitori: «Ogni giorno un’Ave Maria, un Padre Nostro e un Gloria, se per caso mi dimenticavo erano i bambini a ricordarmelo, ci tenevano tanto anche perché quasi tutti in primavera avrebbero fatto la Prima Comunione». Ma quest’anno meglio di no, maestra Marisa ha scelto di tenere un profilo basso: «Non prego più con loro, perché quello che è successo alcuni mesi fa è stato mortificante, sono stata attaccata e condannata senza avere la possibilità di difendermi».

Marisa Francescangeli, 59 anni, insegnante alla scuola primaria di San Vero Milis, a settembre ha ripreso servizio nella stessa scuola da cui era stata sospesa la primavera scorsa: «Venti giorni a casa. Senza stipendio e senza vedere i miei alunni. Un accanimento incredibile. Una mazzata. Mi sono risollevata, vado avanti. La fede mi ha aiutato. Sono molto cattolica e praticante, ma non bigotta. Ora vorrei che chi ha sbagliato mi chiedesse scusa per il danno che ho subìto».

Le accuse Ad accusarla erano state alcune mamme «due, forse tre» degli alunni della terza elementare in cui maestra Marisa insegnava storia, geografia e musica: avevano detto che aveva costretto i loro figli a fare un rosario con le perline e a recitare le preghiere durante la lezione. Non solo: la maestra avrebbe terrorizzato gli alunni sulle conseguenze del fumo, al punto che un bambino a casa aveva detto alla mamma “devi smettere di fumare, altrimenti la maestra ha detto che morirai”. «Tutto falso – la replica – solo un enorme malinteso. E pensare che avevo anche chiesto scusa, nonostante non fossi tenuta a farlo». Lo aveva fatto pubblicamente in una riunione convocata dal dirigente con tutti i genitori: «Avevo spiegato come erano andate le cose, che non c’era stata alcuna forzatura e che mai e poi mai mi sarei permessa di dire certe cose ai bambini. Mi ero umiliata, ma era stato inutile».

In quell’incontro la maestra aveva ricordato come era nata la polemica sul fumo, attecchita su un fatto accaduto l’anno precedente, quando i bambini erano in seconda: «Uno di loro stava arrotolando un pezzo di carta per fare una specie di sigaretta e faceva finta di fumare. Gli ho detto quello che tutti sanno, cioé che il fumo fa male e provoca il cancro. Ho fatto vedere alla classe le immagini riportate sui pacchetti di sigarette, li ho invitati a non iniziare mai a fumare e a pensare alla propria salute. Come quasi sempre accade, i bambini hanno riferito a casa ma alcune mamme hanno travisato. La rappresentante di classe mi ha chiesto spiegazioni e io ho assicurato di non avere fatto terrorismo ma di avere detto loro la verità. Una maestra è una educatrice, ha il dovere di rapportarsi con i bambini in un certo modo. Pensavo fosse finita lì, invece questa storia l’hanno tirata fuori un anno dopo».

Le preghiere Il caso era scoppiato il giorno prima delle vacanze di Natale, perché la maestra era stata chiamata a sostituire un collega nella terza. «Avevo già assegnato i compiti, ho pensato di tenerli impegnati con un lavoro manuale. Con i bambini di quarta, con qui abitualmente recitavo le preghiere, avevamo realizzato i braccialetti del rosario con le perline . Ho proposto anche a loro di farlo ed erano entusiasti. Ho spiegato che nel rosario ci sono 10 Ave Maria e un Padre Nostro, poi abbiamo inserito in tutti una medaglietta benedetta. Nella borsa avevo una boccetta di olio di Nardo portato da Medjugorje, profumatissimo: una bambina mi ha chiesto se lo poteva annusare e lo ha passato agli altri. Mi hanno accusata di averli bagnati in fronte con quell’olio, ma quando mai... Vero è invece che ci siamo salutati con un Padre Nostro e un’Ave Maria, ma sono stati i bambini a chiedermi di pregare insieme. E io poi ho detto: «Che Dio vi benedica». Ho sbagliato? Non credo proprio. Altrimenti perché alla fine di quei 20 giorni da incubo i bambini mi avrebbero abbracciato, perché mi avrebbero detto che gli ero mancata tanto? Questo dovrebbe chiederselo chi ha attaccato la mia professionalità».

Dal giudice La vicenda della maestra Francescangeli è approdata dal giudice del tribunale del Lavoro di Oristano. «A metà giugno sono stata sentita, finalmente ho potuto parlare, dire la verità. Nella prossima udienza fissata per il 29 maggio sarà la volta di alcuni testimoni. Sono fiduciosa – dice Marisa –. Le mamme? Non le ho più incrociate, ma le guarderei a testa alta».

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