Il centrodestra sardo si spacca ma la spunta Paolo Truzzu
Sarà il sindaco di Cagliari il candidato governatore della coalizione. Contrari Lega e Psd’Az, Solinas: «Manca ancora l’ok da Roma»
Cagliari Alla fine di un vertice, durato nove ore, «a larga maggioranza il tavolo della coalizione di centrodestra, civica, autonomista ha individuato nel sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, la proposta di candidatura alla carica di presidente della Regione».
È scritto nelle sette righe del comunicato che ha chiuso l’estenuante ma decisivo summit della coalizione. A favore hanno votato dieci sigle su tredici, con in testa Fdi, contro due: Lega e Psd’Az. Ora sarà il tavolo nazionale a dover prenderne atto: lo farà oggi. «È una formalità necessaria. La decisione non sarà stravolta», ha ribadito Antonella Zedda, coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia.
Anche se forse è ancora troppo presto per scolpire sulla roccia che Christian Solinas è ormai fuori dai giochi senza appello. Perché, poco dopo, è stato lo stesso governatore a dire: «I partiti nazionali dovranno attendere comunque che questa scelta regionale abbia un passaggio romano. Il valore dell’unità della coalizione, dovrà essere costruito e ribadito durante quest’ultima ulteriore tappa politica». Ci sarà lo strappo tra favorevoli e contrari a Truzzu? No, secondo Antonella Zedda, perché «come ha detto la nostra segretaria Giorgia Meloni, l’unità della coalizione è un bene fondamentale».
Il film All’arrivo i delegati del centrodestra sono spavaldi, convinti di chiuderla poco dopo, proclamando vincitori e vinti. Non sarà così: ci vorranno ore e ore, un’intera serata, per decidere chi sarà il loro prossimo portabandiera. I nomi in campo sono gli stessi da settimane: Christian Solinas, presente, e Paolo Truzzu, invece, in attesa nelle stanze del municipio. A mezzogiorno si aprono le danze, in una sala piccola, buia e addirittura triste. Fuori, invece, luccicano ancora gli addobbi del Grand hotel. Tredici sigle al tavolo: alcune storiche, altre comparse all’improvviso. Da una parte si schierano Fdi, Forza Italia, Riformatori, Udc, Sardegna al centro 20.Venti, Alleanza Sardegna-Ups, Idea Sardegna e la Dc di Rotondi. Sono tutti decisi, seppure con modi, frasi e coraggio molto diversi, nel rivendicare la discontinuità, perché «non ci sono più le condizioni per andare avanti con Solinas», ma per questo «non mettiamo a rischio l’unità fra di noi».
Il clima è molto teso. L’aria non è certo buona per il governatore uscente, che all’attacco frontale replica con la solita artiglieria di fiducia, Lega e Psd’Az, più due liste civiche dell’ultim’ora, Sardi al centro e «Solinas presidente», e la Dc di Cuffaro, che poi però dovrà fare marcia indietro dopo la smentita della segreteria nazionale: «Sosteniamo Truzzu». I numeri di una possibile conta sarebbero già otto a quattro, forse cinque, contro Solinas. Il presidente non vuole essere disarcionato e dice: «Più resteremo uniti, più avremo la possibilità di vincere». Il contrattacco di Antonello Peru e Stefano Tunis, Sardegna al centro 20.Venti, è frontale: «L’hai capito che con te non si vince?». Alle 13 e qualcosa Antonella Zedda e Gianni Lampis di Fdi rompono gli indugi: «Come partito leader, rivendichiamo il diritto di indicare Truzzu». I Riformatori, con Michele Cossa e Aldo Salaris, pretendono chiarezza dagli altri partiti nazionali, visto che loro sembrano aver deciso di non sostenere più l’uscente. Con Michele Pais e Michele Ennas, la Lega fa sapere: «Noi siamo per la continuità». Forza Italia, con Ugo Cappellacci, annuncia di aver ricevuto un solo mandato da Roma: «Tenere compatta la coalizione». Il Psd’Az, con Nanni Lancioni, ribadisce l’ordine di scuderia, dunque «squadra vincente non si tocca». Pausa pranzo, tramezzini e prosecco. I volti non sono distesi. Solinas non esce dalla saletta, tutti gli altri sì. «Sarà una giornata molto lunga», è il passaparola al buffet. Il pomeriggio vola via con un altro nulla di fatto. Alleanza Sardegna, dopo aver comunicato di essere uscita dal Grande Centro, si fa avanti con Giovanni Satta e Mimmo Solina: «Dobbiamo prenderci la responsabilità di decidere». Altri aggiungono e poi quasi minacciano: «Scegliamo ora, o ciascuno potrà andare dove e con chi vorrà». I sardisti ad esempio? A deciderlo sarà il Consiglio nazionale, convocato la settimana prossima in via preventiva.
Cala la sera. La confusione è totale Si passa agli incontri bilaterali, trilaterali e multipli. Poi è la volta delle telefonate con Roma: «Dateci una mano, qui siamo impallati». Le segreterie nazionali rispondono: «L’importante è che non ci siano strappi, così pretendono Meloni, Salvini e Tajani». Ma al Grand hotel nessuno fa passi indietro e neanche di lato. Le due fazioni continuano a fronteggiarsi senza tener conto che mancano solo 18 giorni alla scadenza delle liste.
Alle 21.30 il fronte pro Truzzu rilancia: «Contiamoci». Dall’altra parte replicano: «Non provocateci». Riprendono gli incontri, i capannelli si moltiplicano. Nella stanza dello champagne, i capi delegazione, lontano dai peones, cercano la sintesi senza trovarla. Basta, si vota, e a vincere non è Solinas. Poi, nel momento in cui a prendere il sopravvento è un ritornello nazionalpopolare, («Com’è bello far l’amore da Trieste in giù») in onore di una certa Eleonora che compie gli anni, ecco l’esito del vertice: Truzzu è il nuovo candidato presidente del centrodestra, poi quello che accadrà da oggi in poi si vedrà.