La Nuova Sardegna

Turismo

«Allungare la stagione»: nel Piano strategico le richieste degli operatori

di Roberto Petretto
«Allungare la stagione»: nel Piano strategico le richieste degli operatori

Lo studio della Regione elaborato dopo 14 tavoli tematici

04 marzo 2024
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Sassari Anche in questa campagna elettorale è stato uno dei temi più utilizzati dai candidati e ha avuto persino il potere di mettere tutti d’accordo: destra e sinistra, centro e estremi. Chi può dirsi in disaccordo con l’obiettivo di «allungare la stagione turistica». Quando però si devono trovare i sistemi per passare dall’enunciazione all’azione, ecco che i risultati stentano ad arrivare. Occhi puntati sulla Regione: l’assessore Chessa lascia al suo successore un “Piano strategico” pesnato sino al 2025 che è frutto di una serie di consultazioni durate mesi, che è stato approvato a dicemre e poi inviato alla commissione competente per il parere. La commissione non si è mai espressa e così la Giunta, in una delle due famose sedute caratterizzate da una superproduzione di provvedimenti ha deliberato l’approvazione definitiva.

Il prolungamento della stagione appare spesso, sia nelle aspirazioni degli operatori del settore. All’elaborazione del Piano strategico si è arrivati dopo le riunioni di 14 tavoli tematici a cui hanno partecipato «più di 150 interlocutori chiave, tra operatori economici e culturali, enti pubblici e organizzazioni di categoria». Ci sono problemi diversi tra il turismo costiero e quello dei cammini religiosi, ma spesso ci sono aspetti che si intrecciano. Il turismo stagionale è un’altra faccia della destagionalizzazione: da un lato c’è «un eccessivo affollamento durante i mesi estivi, soprattutto in determinate località rinomate» e connessi «problemi di accessibilità causati da congestione, traffico e mancanza di parcheggi soprattutto in alta stagione», dall’altra gli altri “turismo”, come quello archeologico e culturale che chiedono « una maggiore promozione» con «eventi e iniziative ad hoc».

«Appare di primaria importanza - queste le conclusioni del Piano - rapportarsi con i principali tour operator che si occupano di turismo culturale, collaborando con loro per la creazione di un prodotto turistico» che sia adatto «ai diversi target di turisti italiani e stranieri e che possa dare input per la valorizzazione delle risorse, suggerimenti per la soluzione di problematiche e portare a risultati migliori in termini di promozione e di captazione di flussi turistici».

Si suggerisce di «creare dei tavoli di lavoro a cui partecipino oltre a tour operator, le principali compagnie aeree che inseriscono la Sardegna tra le loro destinazioni, i rappresentanti delle imprese impegnate nell’ambito del turismo archeologico e quelli del settore ricettivo, in modo da studiare modelli e soluzioni su misura e con approccio place-based».

Dagli operatori del turismo dei borghi arriva la richiesta di una «pianificazione e organizzazione di eventi culturali, musicali, festival, mostre e spettacoli durante tutto l'anno, insieme a pacchetti turistici personalizzati per i differenti periodi». Nulla di rivoluzionario, solo una base di buon senso.
 

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