Scuola, odissea per il concorso dei docenti: «Per la prova orale costretti a varcare il mare»
Meloni (Gilda) denuncia i casi di centinaia di insegnanti precari: «Siamo discriminati: intervenga la Regione. C’è anche chi ha problemi di salute»
Nuoro Quindici anni di supplenze annuali come insegnante di filosofia, altrettanti di impegno e fatica riconosciuti solo in parte, sognando di agguantare prima o poi il tanto sospirato posto fisso, nonostante una malattia come la sclerosi multipla, e poi, quando si intravede la possibilità di un concorso ad hoc per venire finalmente stabilizzati, purtroppo ci si mette di mezzo il mare. E con esso gli annessi costi di viaggio, il pernottamento, il tempo perduto nella trasferta, quello speso per tenere a bada una salute che a volte traballa. C’è anche la vicenda di una docente nuorese, supplente da tre lustri e con una patologia a tratti invalidante, dietro i circa seicento insegnanti precari sardi, aspiranti al posto fisso, che tra maggio e giugno saranno costretti a varcare il Tirreno, per affrontare la fase orale del concorso scuola Pnrr.
La carica degli insegnanti precari del Nuorese – sono più di qualche centinaio – insieme ai colleghi del resto dell’isola per un totale che supera i 600 insegnanti, per sottoporsi alla fase orale del concorso dovranno dirigersi fuori dalla loro regione. Su un totale di 75 discipline per le quali è stato bandito, infatti, ben 50 si svolgeranno nella Penisola. Per il concorso relativo a dieci materie si dovrà andare in Toscana, per sei invece in Campania, idem in Emilia Romagna, o ancora per nove materie in Liguria.
«Ancora una volta si ripete per i docenti precari sardi l’umiliante esperienza di dovere affrontare complicati e costosi viaggi per esercitare il proprio diritto a sostenere un pubblico concorso a cattedra, in molti casi dopo anni di supplenze ed esperienza didattica acquisita sul campo. I docenti sono costretti ad «autentici viaggi della speranza per il concorso scuola Pnrr, le cui prove orali sono in programma tra maggio e giugno – commenta il coordinatore regionale della Gilda, Gianfranco Meloni, che segue la denuncia dei giorni scorsi, e l’interrogazione parlamentare sul tema, presentata dal senatore del Pd, Marco Meloni .
«Le nostre sedi – prosegue – sono tempestate da richieste di aiuto arrabbiate e disperate di decine di colleghi che, oltre a doversi assentare da scuola per i giorni necessari a viaggi complicatissimi, dovranno spesso rinunciare alla prova perché tra la loro volontà e preparazione e l’agognato ruolo “c’è di mezzo il mare”». Il coordinatore regionale della Gilda, ricorda alcuni casi che la dicono lunga sui disagi che devono affrontare i docenti sardi anche in questa occasione.
«Prendiamo ad esempio le discipline musicali – spiega il sindacalista – per cui gli aspiranti docenti di strumento dovranno recarsi in Puglia, Piemonte, Liguria e altre regioni del tutto scollegate con la nostra Isola. I musicisti, inoltre, per effettuare la prova pratica, hanno bisogno di un pianista accompagnatore, che dovrebbero reperire sul posto o portarselo appresso, cosa con tutta evidenza molto complicata e onerosa». E poi, sottolinea il sindacalista, esistono «casi ancora più delicati, poi, sono quelli di docenti con problemi di salute, come quello della docente di filosofia, supplente annuale da 15 anni, per cui, in barba ad ogni tutela legislativa prevista per chi è già di ruolo, questo modello organizzativo mostra il suo volto più cinico».
«A queste complicate odissee concorsuali – aggiunge Gianfranco Meloni – dovranno sottoporsi oltre seicento aspiranti, residenti in Sardegna, dal momento che, su un totale di 75 discipline delle Medie e Superiori per cui è stato bandito il concorso su posti in Sardegna, ben 50 si svolgeranno in altre regioni. Già in occasione di precedenti concorsi ai sardi veniva riservato un trattamento iniquo, ma quantomeno per molti era individuata come destinazione il Lazio, su cui la pur claudicante continuità territoriale offriva una stampella. Stavolta solo 3 materie sono nel Lazio. Confidiamo che il nuovo governo regionale voglia farsi carico di queste emergenze, avviando un dialogo costruttivo con le parti sociali».