La Nuova Sardegna

Il rapporto Bes

Classifica del benessere economico-sociale: la Sardegna resta indietro

di Claudio Zoccheddu
Classifica del benessere economico-sociale: la Sardegna resta indietro

Poche luci e molte ombre, tra le province in coda Oristano e Sud Sardegna

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Sassari Meglio del resto del sud, anche se di un soffio, ma molto peggio rispetto a tutte le altre regioni italiane. L’isola, insomma, conferma il ritardo generale anche nelle stime del “Bes dei territori”, il calcolo del benessere equo e solidale stilato secondo un sistema di 70 indicatori riferiti alle province e alle città metropolitane in base ai dati raccolti dall’Istat. Le province italiane sono state divise in cinque classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medioalta e alta) e, considerando l’ultimo periodo di riferimento dei dati (2020-2022), solo il 15,9 per cento delle misure colloca le province sarde nella parte alta della classifica; il 31,5 per cento le assegna alle classi medio-alta e alta, a fronte di una media delle province del Mezzogiorno che è rispettivamente 11,6 e 26,4 per cento.

Poi, arrivano le note dolenti perché più del 40 per cento degli indicatori colloca le province isolane nelle due classi di benessere relativo più basse. Anche in questo caso, la consolazione arriva dal resto del “pacchetto” delle province del Mezzogiorno, che occupano le retrovie nel 47 per cento degli indicatori.

I riflettori del Bes illuminano i buoni riscontri registrati nell’isola, pochi e concentrati nella Città metropolitana di Cagliari, che conquista le fasce alte e medio-alte in quasi il 38 per cento degli indicatori. Non un risultato eclatante ma sicuramente meglio di quanto registrato nelle altre quattro province, dove solo gli indicatori “Sicurezza” e “Qualità dei servizi” raggiungono la classe “alta” rispettivamente nel 36 e nel 31,4 per cento dei casi. Anche l’indicatore “Politica e istituzioni”, verrebbe da dire quasi a sorpresa, raggiunge la classe medio-alta nella metà dei casi. Segnalati i pochi casi in cui il livello di benessere relativo è “alto” o “medio-alto”, arrivano le note dolenti: le province più svantaggiate della regione sono Oristano e Sud Sardegna, che prendono posto nelle due classi di coda per circa la metà degli indicatori. Al conto c’è da aggiungere una disfatta relativa all’indicatore denominato “ Benessere economico", con il 63,1 per cento delle misure che colloca le province sarde nelle ultime due classi.

Proprio come la quasi totalità delle misure del dominio “Paesaggio e patrimonio culturale” si concentra, nel 93,3 per cento dei casi, nella classe più bassa. Ma la Sardegna, secondo i dati del Bes, è anche una terra in cui gli squilibri territoriali sono tra i più evidenti. I maggiori sono stati rilevati nei profili delle province di Nuoro e Oristano. Quando si parla di “Qualità dei servizi”, “ Istruzione e formazione” e “Sicurezza” buona parte degli indicatori evidenzia ampi divari tra la provincia con i risultati migliori e quella che invece ha fatto peggio. Le distanze si accorciano, fino quasi diventare nulle, nei domini “Benessere economico” e “Politica e istituzioni”. Ampliando l’orizzonte su scala continentale, l’isola accusa pesanti ritardi rispetto alla media europea ma, come capitato nel confronto nazionale, vanta anche qualche posizione discreta.

Ad esempio, la Sardegna si colloca tra le regioni europee con i risultati migliori per quattro dei nove indicatori “Bes” utilizzati nel confronto. Sulla “Speranza di vita alla nascita e Mortalità infantile”, inserite nel dominio “ Salute”, l’isola occupa il 34esimo e il 37esimo posto su 234 regioni mentre sulla “Partecipazione alla formazione continua”, inserita nell’insieme “Istruzione e formazione”, l’isola è 89esima su 233 regioni. Quando invece si parla di “Rifiuti urbani”, inseriti nel dominio “ Ambiente”, la Sardegna risulta al 65esimo posto su 139 regioni, anche se in questo caso il dato è piuttosto vecchio perché relativo al 2019.

I problemi arrivano negli altri indicatori come “ Istruzione e formazione”, “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita”, “ Politica e istituzioni”, “ Innovazione, ricerca e creatività”, dove l'isola si schiaccia sui livelli più bassi registrati nei 27 stati membri dell’Unione europea, certificando di fatto l’iscrizione al club dei 22 territori che Bruxelles, appena lo scorso anno, ha indicato come i meno sviluppati dell’intero continente.

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