Gli indimenticabili: artisti, poeti e cuochi nella Spoon River dell’olbiesità
L’inserto della Nuova Sardegna dedicato ai personaggi dell’Olbia di una volta
Olbia. Tutta carne al fuoco per Edgar Lee Masters. Allo scrittore e poeta americano, autore della celeberrima “Antologia di Spoon River”, sarebbe sicuramente piaciuta questa Olbia nuda e cruda. Questa galleria di personaggi straordinari, protagonisti (molti) e comparse (poche) di una città che ogni giorno corre veloce verso la modernità ma che pure conserva sempre l’anima semplice del paese che nella realtà urbana non esiste più. Sono gli eroi fortunati e orgogliosi che hanno trasformato in gloria eterna la loro arte, come Rita Denza, Mario Cervo, Pino D’Olbia, Salvatore Varrucciu “Varalto”, Nardino Degortes “Pinzellu”, Gustavo Giagnoni. Sono solo alcuni degli indimenticabili di Olbia. L’elenco è lungo e dentro ci sono sindaci e politici, poeti, musicisti, cantanti, imprenditori, medici e avvocati, calciatori, aviatori e marinai, cuochi celebrati e storici cozzari, cavalieri e picari che sembrano usciti da un romanzo di Miguel de Cervantes.
Uno spaccato esatto della società olbiese. Tutti incarnano lo spirito del luogo, il genius loci, e tutti sono legati dallo stesso lievito naturale: l’olbiesità profonda, che non vuol dire che tutti sono “olbiesi purosangue”, questione sempre dibattuta visto che non c’è olbiese più olbiese di chi ha scelto consapevolmente di vivere in questa città invece che nascerci suo malgrado. Del resto, non è per caso che Olbia è conosciuta come la “città dell’accoglienza”. Un paio d’anni di panini a’ polpi e siamo tutti nati all’ombra di Tavolara... Sul Filo della memoria, La Nuova Sardegna ha scelto di approfondire il profilo di sei di questi campioni di olbiesità. In precedenza, la disegnatrice Irene Recino e il giornalista Fabrizio Derosas nel loro magnifico “Epistolario olbiese” ne avevano tratteggiato ben trenta. Non solo, oggi si apprestano a “beatificarne” altri quaranta.
Una miniera d’oro, insomma, a conferma della ricchezza straordinaria di “tipi” presente in città. Un crogiolo di etnie e un campionario di varia umanità che, come accade in melting pot ben più famosi e celebrati, in ogni stagione propone raccolte di personaggi indimenticabili strappati alla Commedia umana. L’Epistolario olbiese offre al lettore il dono della memoria, sorrisi e coccole che nutrono la comunità, la gratificano, la inorgogliscono oltre ogni misura trasformando i ricordi di famiglia o di quartiere in storia della città intera. È la grandezza delle piccole cose, si potrebbe anche dire ricordando la parabola di Olbia, diventata una città moderna senza aver mai perso la sua anima popolare. Davvero non ci sarebbe bisogno di un santo per ricordarlo, ma tra poco più di un mese ricorre San Simplicio che ogni anno, a mesu maju, con la sua solenne immutabilità compie il miracolo: riporta decine di migliaia di olbiesi, anche ricchi e famosi, alle proprie radici. Un po’ come ritornare bambini, almeno per una volta.