La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Olbia

Nardino “Pinzellu”, mito popolare di feste e olbiesità

Nardino “Pinzellu”, mito popolare di feste e olbiesità

Classe 1923, fu il grande organizzatore del carnevale olbiese e l’inventore del pellegrinaggio a San Paolo di Monti

17 aprile 2024
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Olbia. Baffetti bianchi, aria sorniona, fama da mito popolare. Nardino Degortes, o meglio Pinzellu, nato nel 1923 e scomparso nel 2016, si aggirava per la città circondato dall’aura autentica dell’olbiesità. Nato in via Acquedotto da una famiglia numerosa, a modo suo è stato capace di trasformare e modellare la città, inventando addirittura qualche tradizione. «Da giovane sono partito in guerra e sono stato imbarcato per cinque anni, dietro al mitragliatore di una nave – raccontò alla Nuova undici anni fa –. Dopo la guerra sono emigrato in Australia a fare l’imbianchino. Più avanti sono tornato a Olbia, ma viste le difficoltà sono partito ancora, imbarcandomi su una petroliera». Alla fine, però, zio Pinzellu tornò in città per non lasciarla mai più. Aprì un chiosco in piazza Mercato, quando ancora era frequentata dagli olbiesi: un bar divenuto subito un punto di ritrovo per tantissime persone. Socialista come tutta la sua famiglia, e grande protagonista delle feste di mare come quella di San Giovanni, Pinzellu diede libero sfogo alla sua originale intraprendenza. «Organizzavo le prime feste di carnevale alle quali partecipava tantissima gente – raccontò –. Mi mascheravo puntualmente, per esempio da donna. Poi ho anche costruito il monumento dei caduti di via Redipuglia nel 1984, insieme a mio fratello Fortunato e al marmista Virgilio Derosas. Negli anni Cinquanta ho invece dato vita al pellegrinaggio al santuario di San Paolo di Monti. È un voto degli olbiesi, un tempo i partecipanti superavano i 2mila».

Ma Pinzellu si rimboccava le maniche anche per dare dignità alla croce simbolo del quartiere di Sa Rughe. Si occupava lui stesso di pitturare il muro all’ingresso del rione. Membro anziano della sezione olbiese dell’Associazione dei marinai, abitava in una eccentrica casa di via Redipuglia. «La ricopro spesso con un bandierone tricolore – disse – in occasione del 25 aprile e di altre celebrazioni». Infine l’origine del suo istivinzu, il suo soprannome: Pinzellu, poi ereditato dai figli e anche dai nipoti. In realtà anche lui lo ereditò da qualcun altro, dal fratello Peppino. «Era un bel ragazzo, preciso e impeccabile. La gente quando lo vedeva diceva: “Sembra fatto a pennello”. In sardo pennello si dice “pinzellu”. Ed è così che nacque questo nostro soprannome». (d.b.)

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